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La tv in pentola: storia dei cooking show

Creato il 19 dicembre 2014 da Lellinnac

 LE FASI DELLA CUCINA NELLA TELEVISIONE ITALIANA E AMERICANA:

Nella seconda metà dell’Ottocento la cultura entra a far parte del mondo industriale, i libri vengono venduti in larga scala, insieme ai giornali, nasce la fotografia, radio e televisione fanno il loro esordio.

Avviene un’industrializzazione della cultura, diventando il nuovo campo in cui investire, in una parola, commerciale. Di conseguenza aumenta il grado di alfabetizzazione della popolazione, i medium divengono agenzie di socializzazione, una fonte di realtà e uno strumento di relazione volto a creare un immaginario collettivo. In Italia, il servizio televisivo regolare ha inaugurato ufficialmente il 3 gennaio 1954, dopo quasi dieci anni di sperimentazione. La copertura del territorio, le ore di trasmissione e la diffusione degli apparecchi sono rimasti però piuttosto limitati fino alla fine degli anni Cinquanta, periodo in cui in America e in altre parti del mondo la televisione aveva già assunto il ruolo principale nelle vite dei cittadini.

È in quegli anni che tubo catodico diventa protagonista nei bar, nelle piazze e nei luoghi di aggregazione. La visione era collettiva, l‘apparecchio diffondeva immagini in bianco e nero da un unico canale e le trasmissioni erano senza flusso, cioè non continuative durante il giorno con pause di non programmazione. La televisione era un’istituzione autorevole capace di dare una definizione netta dei generi, il tono era pedagogico e influenzava l’offerta. C’era una professionalità asettica, si escludevano i temi riguardanti sesso, violenza e malvagità, inoltre la programmazione aveva il compito di educare il pubblico, facendo assumere al medium una funzione pedagogica. I programmi a sfondo culinario nascono in contemporanea alla televisione, ma inizialmente assomigliano più a un tappabuco o a spazi per gli inserzionisti. Cucinare non era una priorità dal momento che la maggior parte degli ingredienti erano cibi in scatola o semilavorati.

Nel decennio ’60-’70 la tv diventa commerciale, è il media per tutti i pubblici e diviene l’apparecchio che troneggia al centro della vita familiare. L’Italia comincia a riprendersi economicamente solo quando la ricostruzione postbellica da il via a quello stato di benessere diffuso ai vari strati sociali, che culminerà appunto negli anni ’60. L’alimentazione continua ad essere il tratto distintivo dell’appartenenza o meno alle classi più abbienti, ma l’aumento dei salari fa si che intere fasce di lavoratori diventino più agiate aprendo anche a loro al possibilità di una dieta variata. È in questi anni che fanno capolino i primi programmi propriamente a sfondo gastronomico, sono show in cui vengono effettuate dimostrazioni di ricette semplici ed economiche, volte al risparmio di tempo e denaro. I consigli partivano dai dettagli più semplici, come aprire una scatoletta, alla scelta degli strumenti da utilizzare. Quando si capì che tali programmi potevano essere dei veri e proprio show si iniziò a sostituire l’istruzione con l’intrattenimento, aumentano i contenuti dedicati alla cucina e all’economia domestica.

La televisione diventa dunque il medium di massa, aprendosi la strada per divenire un punto di riferimento, determinando i comportamenti, il senso comune e le opinioni, trasformando i telespettatori in consumatori.
È in tale momento che Julia Child appare sulla “National Educational Television” per presentare il suo libro di cucina, con cui ottenne un grande successo. Ben presto iniziò a condurre il celebre The French Chef”, un programma che introdusse enogastronomia francese negli Stati Uniti d’America. Oggi viene riconosciuta come la madre della cucina made in Usa, la donna che insegnò all’America a cucinare, la prima a introdurre e a presentare un programma culinario nella televisione statunitense.

Durante gli anni 80 finisce il monopolio Rai e si sviluppa una concorrenza delle reti commerciali, che spinge l’emittente italiana a rinnovare le caratteristiche comunicative, i contenuti e il linguaggio dei suoi programmi. Il palinsesto si allarga e colonizza tutte le ore della giornata, con programmi studiati per fasce orarie e per i pubblici corrispondenti7.

Negli anni 90 approda la televisione tematica, in particolare con canali a tema culinario. Ci si avvicina alla telecucina perché ci si rispecchia in molte trasmissioni, l’interesse comune collima con quelli mostrati nello show. Sono gli anni della reality tv volta a catturare un senso di realtà nei contenuti televisivi.

Oggi invece la televisione è spettacolo. È nata la lifestyle television, in cui fioriscono programmi che celebrano la vita domestica e l’organizzazione della quotidianità, vengono strutturati con il preciso intento di informare, orientare i gusti e i comportamenti di consumo. La peculiarità consiste nell’attingere al genere cinematografico, spettacolarizzando alcuni aspetti. Nell’ambito gastronomico vengono dispensati consigli e indicazioni che ammiccano alle nuove tendenze culinarie, la maggior parte delle ricette sono allineate ai piatti che si trovano sul menù di ristoranti o legati ai suggerimenti tratti dal sito dei foodblogger più seguiti e aggiornati. L’esempio di programma più in voga è I menù di Benedetta, condotto da Benedetta Parodi. Il quale è seguito da un pubblico poco esperto, ma appassionato alla gastronomia con la voglia di cimentarsi in preparazioni più o meno semplici e veloci.

Oggi in televisione abbondano i discorsi sul cibo, su come cucinarlo, servirlo, sceglierlo. Fioriscono programma di ogni tipologia, la maggior parte caratterizzate dal fatto di essere condotte da figure femminili poco esperte e poco autorevoli in cucina. La gastronomia diventa la protagonista, è l’arte di preparare i cibi e renderli piacevoli al gusto, governa la vita e ogni strato sociale. Considera il gusto nei piaceri e nei dolori, considera l’azione degli alimenti sul morale dell’uomo, sulla sua immaginazione, spirito, giudizio e percezioni. Studia le tradizioni e le cose da portare da un paese all’altro e tutto ciò che merita di essere conosciuto, fa si che ogni banchetto sia un piccolo mondo in cui parte di esso appare per mezzo dei suoi piatti.

È dunque nel nuovo millennio che si ampliano gli spazi dedicati alla lifestyle television, un genere già presente fin dalle origini del mezzo televisivo, in cui abbondano informazioni volte a orientare i comportamenti e i gusti dei consumatori, dando consigli sulla vita quotidiana, fornendo allo spettatore suggerimenti utili e facilmente applicabili, educando all’acquisto e all’uso di specifici prodotti, in forma dinamica e divertente, caratterizzata dalla dimensione ludica e del gioco.

La televisione permette la diffusione delle conoscenze gastronomiche, che sono necessarie a tutti per aumentare la qualità di un piatto. Si tratta di costruire una narrazione in cui si mescola il divertimento alla sperimentazione, attraverso la manipolazione degli ingredienti per attirare ogni tipologia di target.
Le regole dell’alimentazione rese televisive ci permettono di comprendere come il fare culinario presupponga un’abilità e una tecnica ricca di implicazioni artistiche ed estetiche.

I primi cooking show infine nascono con l’obiettivo di insegnare agli spettatori a compiere operazioni alimentari. Oggi invece è presente una professionalizzazione della vita quotidiana nell’ambito del consumo sofisticato. È infine da ricercare una componente educativa, insegnare ai telespettatori come precedere nella preparazione di un ricetta e la componente interattiva, tali show possono essere seguiti anche da un pubblico disinteressato alla preparazione delle ricette, alla ricerca di un passatempo piacevole e frivolo.

La mia analisi dunque si concentra sulla produzione televisiva e sul suo rapporto con i programmi di cucina, tratteggiandone l’evoluzione dall’inizio delle trasmissioni ad oggi, dai primi esperimenti che raccontavano l’Italia post-bellica ai programmi della televisione commerciale, dal tentativo di far emergere le origini culinarie alla volontà di insegnare ricette facili e veloci. Dalla riscoperta dei sapori locali all’esplorazione della tradizione, il cibo televisivo cambia con l’arrivo dei canali tematici, per arrivare alla sua contemporanea
spettacolarizzazione, in cui assistiamo ad una pervasività in una cornice di puro intrattenimento, declinato in diversi format: tutorial, reality, talent, factual, lifestyle e makeover. Un’analisi che ripercorre la storia della televisione italiana, senza però trascurare i cooking show statunitensi e l’affermarsi dei celebrity chef.

 

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