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La valenza politica del risultato referendario

Creato il 13 giugno 2011 da Laperonza
La valenza politica del risultato referendario 

L'ho sostenuto durante la campagna referendaria, l'ho ripetuto anche venerdì sera in piazza durante la manifestazione di chiusura e lo sostengo tutt'ora: non dovevamo andare a votare contro Berlusconi ma a favore di noi stessi. I quattro quesiti dei referendum erano di tale importanza che dar loro un eccessivo peso politico sarebbe stato riduttivo e avvilente. Ora però che il voto è passato e che i risultati (e che risultati) sono acquisiti, dobbiamo evidenziare come gli Italiani abbiamo esercitato il loro potere decisionale, quel potere che solo la democrazia può dare al popolo, in modo da indirizzare il proprio futuro anche in maniera contraria a quanto avessero deciso i governanti dal popolo stesso eletti.

Infatti il punto è proprio questo: il nostro governo ha ripetutamente sostenuto che la sovranità popolare sia imprescindibile e superiore a qualsiasi altra forma di potere. Lo ha sostenuto a suffragio di tesi quantomeno discutibili, soprattutto quando si è trattato di difendere il premier di fronte alle accuse della magistratura e sottrarlo con queste argomentazioni al giusto giudizio al quale ogni cittadino è sottoposto.

Ora che la sovranità popolare è stata esercitata in modo così chiaro e limpido in maniera contraria alla volontà stessa del Governo dovremmo almeno chiederci quanto lo stesso Governo sia ancora rappresentativo del popolo. L'analisi dei flussi elettorali, ancora in atto, già ha fornito un dato interessante: circa il 40% degli elettori dell'attuale maggioranza di governo ha votato ed ha votato sì anche sul legittimo impedimento. Il che significa che poco meno della metà dell'elettorato dell'attuale maggioranza ha votato contro le istruzioni della stessa, siano esse state di andare al mare o di astenersi o di votare no.

Potremmo quindi affermare che la maggioranza non è più maggioranza. Questo lascerà sicuramente immutato il quadro politico fatti salvi i mal di pancia già scatenati dalla sconfitta alle amministrative e che, con questa ulteriore batosta, non potranno che acuirsi ulteriormente. E' quindi il momento di forzare affinchè vi sia un cambio di rotta nel governo del paese che non sia necessariamente dettato dalle dimissioni dello stesso in direzione di immediate nuove elezioni ma che vadano verso una maggiore sensibilità verso i reali problemi del Paese. Votare oggi con questo sistema elettorale sarebbe dannosissimo.

E' fondamentale riformare il sistema e andare a nuove elezioni solo con la certezza di avere una legge elettorale degna di tale definizione. Quindi ci vuole sangue freddo: il momento è delicatissimo e va gestito bene, soprattutto dall'opposizione. E' giusto "pretendere la testa" del Presidente del Consiglio ma prepariamo anche il terreno per un governo futuro che sia stabile e capace di governare e risolvere le questioni fondamentali. Se questo implica una fase di transizione dedicata alle riforme necessarie teniamoci disponibili ad ingollare qualche rospo per non doverne più inghiottire in futuro.

 

Luca Craia


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