Magazine Cultura
Non mi sono mai considerato un animale da piazza, uno di quelli che trovano slogan, li scrivono su striscioni raffazzonati e li urlano ai 4 venti, semplicemente non è il mio modo. Anche alle superiori, non ho mai partecipato a manifestazioni studentesche, mai una, lo giuro. Anzi, una volta ho scritto una lettera alla questura e al ministero perché mi fu impedito da professori e bidelli di scrivere il mio nome sul registro dei presenti in aula il giorno in cui tutta la scuola andò a cazzeggiare in piazza (all’epoca ero maggiorenne, quindi era mio pieno diritto, diritto che mi è stato tolto da quelli “per la libertà”). Lo so, sono un tipo strano, mi davano del fascista e me ne sono sempre fregato, i fascisti mi davano del comunista e idem con patate, ritenendo la mia persona troppo intelligente per appartenere alla categoria NO-GLOBAL schiavi ideologici e troppo illuminato per appartenere alla categoria delle teste di cazzo. Non è arroganza, è così e basta. L’arroganza e l’ignoranza è quella dei professori che in classe dicono agli studenti chi essere e cosa pensare, che fanno politica anche di sinistra, che perpetuano i propri stereotipi. Si, il succo del discorso è che non ho mai creduto che queste proteste avessero un che di spontaneo, gratuito o civile. Ma si sa, questa nazione è così, “italiani grande cuore” certo, ma solo quando il nemico entra nel nostro ridottissimo raggio visivo, quando la merda è alla gola e ci toccano i nostri interessi privati, schiavi di una cecità intellettuale imbarazzante. Non siamo una nazione, questo è un termine improprio per noi, prima di avere il desiderio di “costruire una nazione” dovremmo guadagnarci il diritto di chiamarci uomini, e non ce l’abbiamo. Noi italiani non siamo uomini, siamo meno che uomini, perché non è da uomini tacere quando le categorie meno forti protestano per i loro diritti e poi bloccare attività commerciali, ospedali e vie di comunicazione facendo pagare al proprio vicino la protesta nata soltato quando, alla fine, sono venuti anche da te a reclamare ciò che ti sei sudato. Non è da uomini, è da cretini, cosi come fu da cretini barbari e animali Piazzale Loreto, quando il duce parlava c'erano migliaia di persone in piazza ad acclamare e non mi prendete per il culo signori, non avevano tutti un fucile puntato alla schiena, anche se nel luglio del '43 improvvisamente erano tutti partigiani, ed è ora di cominciare a dirle queste cose e non fare dei nostri difetti un tabù. E' ora di guardarci in faccia ed ammettere che l'ossatura previdenziale italiana è stata messa in piedi in quei vent'anni, che si sono fatte grandi e utili opere pubbliche, che è stato probabilmente l'ultimo governo italiano ad investire sui giovani, se pur in modo discutibile. Non è apologia di fascismo la mia, è una critica feroce all'Italia di oggi che dopo la seconda guerra mondiale non è stata capace, non siamo stati capaci, di applicare una che fosse una politica di sviluppo decente. Perchè se da un lato è vero ed inaccettabile la privazione delle basilari libertà, dall'altro è indubbiamente vero che il fascismo si è instaurato con il tacito consenso non solo del Re, ma soprattutto del popolo, il popolo italiano bello contento del ritrovato spirito cameratistico e del pane che arrivava attraverso la spesa pubblica per le opere di stato, questo popolo che non vede l'ora d'essere alleggerito della responsabilità che la libertà impone. Si, lo abbiamo fatto, abbiamo barattato la nostra libertà per la sicurezza, e lo hanno fatto i nostri nonni, le nostre nonne e forse per quelli più vecchi di voi i vostri genitori. E queste persone non se ne sono mai prese la responsabilità salvo in pochi casi, ma questi pochi casi erano antifascisti anche quando le cose sembravano andare meglio, non dopo, non quando la frittata era fatta e solo per proprio tornaconto e solo perchè lo faceva la piazza in un moto violento e l'occupazione nazista era sotto casa. E' ora di sviluppare la consapevolezza che i problemi di una nazione non nascono dal suo complesso, ma da dentro ogni singolo cittadino, che non si può cambiare il mondo se le persone che lo abitano fanno sempre li stessi errori e cadono sempre vittima delle stesse debolezze. Quello che stiamo vivendo non è colpa dei vari Monti, dei vari Berlusconi, o Andreotti, o Craxi o chi cazzo vi pare a voi, ma è colpa nostra e nostra soltato. Perchè sappiamo fare solo quello che abbiamo fatto ormai 70anni fa, prima tacere e poi indignarci comportandoci peggio dei nostri stessi aguzzini, dimostrando di non essere in nulla migliori di loro, dimostrando di non aver sviluppato alcuna sensibilità nei confronti dei nostri vicni di di casa, dei nostri concittadini e dei nostri connazionali. E' ora di capire che non è con il crocefisso o la falce e il martello che si cambia il mondo, nemmeno facendo una scelta alimentare che riteniamo eticamente irrinunciabile, ma è con una personale presa di coscienza di cosa sia un contratto sociale e del perchè, come diceva il buon Gesù Cristo (perdonate l'apparente contraddizione), è essenziale imparare ad amare e rispettare il nostro nemico e del perchè questo concetto non è oppio per i popoli ma frutto del mostruoso coraggio del più grande rivoluzionario della razza umana e questo senza nemmeno scomodare la teologia o la sua presunta natura divina.
Altrimenti saremo sempre ciechi, e nella terra dei ciechi basta un uomo con un occhio solo per fotterci tutti.