Giuseppe Maniaci, detto Pino, nasce a Partinico, in Sicilia, il 25 Marzo 1953.
Imprenditore edile, Maniaci rileva nel 1999 la nota emittente televisiva Telejato, fondata dieci anni prima da Alberto Lo Iacono e fino ad allora legata a Rifondazione Comunista.
Insieme alla famiglia, e in particolare alla figlia Letizia, Maniaci porta avanti nel tempo, instancabile, il meticoloso e insolito lavoro di questa radio assolutamente fuori dal coro.
Spettatore e vittima della (anti) storica presenza mafiosa, fortemente radicata nel comune di Partinico e nel territorio circostante, Pino decide di dire basta. Decide di portare avanti un’opera di informazione scrupolosa e senza risparmi di alcun tipo: a gran voce, e apparentemente senza timore, come un supereroe dei fumetti dotato di scettro e mantello, Maniaci denuncia nomi e cognomi, ogni torbido atto della criminalità organizzata e si fa portavoce di tutte le questioni legate al degrado politico, sociale o ambientale.
Coraggioso e ormai leggendario punto di riferimento per i cittadini di Partinico e non solo, Pino è davvero un eroe dei nostri giorni. Peraltro completamente atipico.
Eppure, ammetto non senza rossore, la voce rauca e incessante di questo paladino del Bene non aveva raggiunto le mie orecchie.
Caterina Monzani e Sergio vega Borrego, autori del documentario La Valle dello Jato, selezionato tra i dieci nazionali in concorso al Rome Indipendent Film Festival (Riff), sono stati in questo senso per me innanzitutto fonte di notizie, curiosità, coscienza storica e quantomai attuale.
Partendo da un’idea della Monzani, i due decidono di incamminarsi alla volta della Sicilia, di incontrare e convincere Pino ad abbracciare un ulteriore ambizioso progetto: quello di arrivare sul grande schermo e penetrare negli occhi e nella coscienza di molti altri.
Da questo, nasce La Valle dello Jato: il ritratto fedele della missione impossibile di un uomo e della sua famiglia che, innamorati della propria terra, lottano per affrancarla dal cancro della Mafia. Soli. Contro tutti, contro i potenti.
Vittime di molteplici minacce e diversi attentati mafiosi, Pino e famiglia continuano tuttora la loro battaglia contro il crimine organizzato.
Cittadini, organizzazioni laiche e non e associazioni di ogni tipo si sono unite negli anni alla lotta di Telejato. E ora, il singolo-stridulo-implacabile grido di Pino è espressione di innumerevoli voci, crocevia e serbatoio della speranza e del desiderio di libertà del popolo siciliano.
Dalila Lensi