Sono convocati da ieri al centro del Mediterraneo 63 delegazioni, 22 Paesi Ue, 23 Paesi africani e in più diversi delegati di Unione africana e Nazioni Unite.
Il fenomeno migratorio va affrontato da una collettività di Paesi – questo è stato l’auspicio del padrone di casa Joseph Muscat, premier maltese, in apertura dell'incontro – ma le frontiere esterne ha ribadito che devono essere protette.
Dopo l’inaugurazione del Summit e la prima tavola rotonda, oggi si tireranno le conclusioni.
Anche se appare chiara la difficoltà di trovare un accordo che possa soddisfare entrambe le parti, ovvero i Paesi al di qua e al di là del Mediterraneo.
Segnale chiaro delle tensioni in atto ad esempio, è l’assenza del re del Marocco Mohamed VI e del presidente egiziano al- Sisi (che sono rispettivamente alla guida dei processi di Rabat e Karthoum).
Il nodo della questione per la presidente dell'Unione Africana (UA) è che la creazione di campi di accoglienza( esternalizzazione dei confini dell'Europa) per chi fugge, in Africa, da dittature e/o guerre,sia pure realizzati con fondi dell'Unione Europea (UE), peggiorerebbe ulteriormente le cose.
Questi luoghi diventerebbero nient'altro che ricchi serbatoi di reclutamento di manodopera per il terrorismo internazionale.
E il suo pensiero non è poi tanto lontano dal vero. Basti pensare a quello che sono stati in un passato recente e sono ancora oggi i campi profughi palestinesi. E non solo i palestinesi.
Nelle lamentele delle associazioni umanitarie e delle Ong (organizzazioni non governative), quelle presenti a La Valletta, è espresso inoltre e, senza mezzi termini, il disappunto per la cifra di circa due miliardi in aiuti che l'Unione Europea intenderebbe dare ai Paesi africani, inclusi quelli a guida dittatoriale come l'Eritrea e il Sudan.
Senza dire che siedono al tavolo del meeting maltese persino i leader di Eritrea, Sudan, Etiopia e Somalia.
Tutti scontenti o poco contenti, insomma.
A conclusione dei lavori ,che è poche ore : un impegno finanziario “insufficiente per tutta l’Africa”, adottato per altro “mettendo troppa enfasi sui rimpatri, forse a causa dell'opinione pubblica”- è quanto ha dichiarato, senza troppi peli sulla lingua, ai giornalisti Macky Sall.
Macky Sall, che è il capo di Stato del Senegal ,nonché presidente di turno della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), ha preso le distanze così dal “fondo di emergenza” creato dalla Commissione europea con l’obiettivo dichiarato di “sostenere la stabilità e contribuire a una gestione migliore del fenomeno migratorio”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)