di Cristiano Abbadessa
Da oltre due anni (settembre 2011) la nostra redazione dei Servizi Editoriali fornisce, fra gli altri, il servizio di valutazione di proposta editoriale (VPE): sulla base di una sinossi ampia, di un profilo biografico, di una breve presentazione via mail, dell’incipit e di un brano a scelta inviati dall’autore, la redazione elabora una scheda VPE in cui riassume le caratteristiche essenziali dell’opera, fornisce una prima valutazione su struttura e stile, suggerisce le tipologie di editori potenzialmente interessati, evidenzia eventuali problemi o limiti cui l’autore è opportuno ponga rimedio prima di indirizzarsi a un editore.Si tratta di un servizio innovativo, che pochissimi tra agenzie e consulenti forniscono in questi termini, e che ha uno scopo preciso. Nella nostra breve storia, peraltro, il servizio VPE è stato spesso frainteso; specie nel periodo in cui Autodafé ha sospeso l’esame di proposte per la pubblicazione e la lettura di manoscritti, scegliendo di effettuare lo scouting attraverso altri metodi. Sono stati relativamente pochi, quindi, coloro che hanno richiesto il servizio VPE con la consapevolezza di quello che avrebbero ottenuto e di come lo avrebbero utilizzato. Molti hanno invece interpretato questo servizio come l’unica porta di accesso all’editore, inviando i loro materiali con la sola speranza di risultare interessanti per Autodafé e di poter giungere all’agognata pubblicazione dell’opera. Ma più curioso, e istruttivo, è sottolineare come alcuni autori, pur avendo contatti diretti con la nostra casa editrice e avendo la possibilità di sottoporci una proposta editoriale partendo (come si può fare oggi attraverso l’Agora) dalla sinossi e dalla presentazione motivata, abbiano preferito passare attraverso il servizio VPE (a pagamento) per poter vedere subito preso in considerazione, almeno in parte, anche il testo. Proprio questi casi limite, in cui il servizio VPE è stato utilizzato in modo non formalmente scorretto ma certo improprio, se letti in controluce spiegano il motivo per cui tutti (o quasi tutti) gli autori avrebbero invece la necessità di passare, prima di proporsi a un editore, attraverso la probante verifica di una VPE terza.
Lo scopo del servizio VPE è infatti aiutare l’autore a trovare il modo corretto efficace per presentare la propria opera a un editore potenzialmente adatto, suscitandone il legittimo interesse. Sottolineo legittimo, perché non si tratta di fornire all’autore consigli utili per trasformarsi in piazzista molesto, bensì di aiutarlo a trovare e valorizzare quegli elementi che nell’opera sono presenti e che davvero dovrebbero suscitare l’interesse di una determinata tipologia di editori.
La scheda VPE non è una scheda di lettura, da spendere come allegato quando si invia la propria opera. Essa ha invece per destinatario l’autore, perché, oltre a fornirgli elementi di valutazione e utili consigli di indirizzo, gli restituisce, come in uno specchio, l’immagine dell’opera così come lui stesso ha saputo sintetizzarla nella sinossi e nella motivazione. Se, nella sintesi restituita dalla VPE, l’autore non ritrova quelli che riteneva essere i punti di forza della propria creazione, è perché non li ha saputi rendere: e su questo deve lavorare prima di indirizzarsi a un editore cui sottoporre l’opera per la pubblicazione.
L’esperienza maturata in questi anni ci porta a dire che, purtroppo, la stragrande maggioranza degli aspiranti autori (anche di quelli ottimi) difetta proprio nella capacità di rappresentazione sintetica dell’opera. I più seri e accorti riescono magari a svolgere bene quel fondamentale lavoro di selezione tra la gran massa degli editori, scegliendo in modo acuto e opportuno quelli che potrebbero essere adatti per genere letterario, collocazione geografica, punti di forza e debolezza nel modus operandi e nella presenza sul mercato (non voglio qui soffermarmi oltre su questa prima necessaria selezione che l’autore deve compiere: chi spedisce a vanvera i propri scritti è destinato a un inevitabile e meritatissimo cestino, anche se ha delle qualità); però, questi stessi autori seri e accorti, molto spesso, palesano grandi difficoltà nel rendere in breve il senso di quanto hanno scritto, nel delineare le scelte strutturali, nel riassumere i contenuti, nell’offrire all’editore un reale motivo di interesse in rapporto alla filosofia editoriale. E non sono mancati i casi, proprio nell’esperienza diretta, in cui solo per i capelli e per azzardata intuizione abbiamo riacciuffato e pubblicato (con soddisfazione) eccellenti autori che, pur avendo presentato ottime opere in piena sintonia con la nostra linea editoriale, le avevano tanto malamente presentate da essersi in partenza incanalati verso una quasi certa bocciatura, perché poco o nulla, in sinossi e presentazione, riusciva a rendere l’effettivo valore del romanzo e delle sue tematiche.
Sarebbe quindi dimostrazione d’intelligenza e di prudente realismo, non voglio dire di umiltà, se ogni autore, prima di proporre un’opera a un editore pertinente, si abituasse a servirsi dello strumento della VPE, o di qualcosa di molto simile. E, per solo apparente paradosso, sottolineo che tale valutazione è tanto più utile quando richiesta a un editore, a un service o a un’agenzia che non saranno poi interpellati per la pubblicazione del libro; perché il giudizio sull’opera è più completo e più libero quando non è, neppure inconsiamente, offuscato da considerazioni relative alla compatibilità con la propria casa editrice di riferimento.
Lo scopo del servizio VPE è infatti aiutare l’autore a trovare il modo corretto efficace per presentare la propria opera a un editore potenzialmente adatto, suscitandone il legittimo interesse. Sottolineo legittimo, perché non si tratta di fornire all’autore consigli utili per trasformarsi in piazzista molesto, bensì di aiutarlo a trovare e valorizzare quegli elementi che nell’opera sono presenti e che davvero dovrebbero suscitare l’interesse di una determinata tipologia di editori.
La scheda VPE non è una scheda di lettura, da spendere come allegato quando si invia la propria opera. Essa ha invece per destinatario l’autore, perché, oltre a fornirgli elementi di valutazione e utili consigli di indirizzo, gli restituisce, come in uno specchio, l’immagine dell’opera così come lui stesso ha saputo sintetizzarla nella sinossi e nella motivazione. Se, nella sintesi restituita dalla VPE, l’autore non ritrova quelli che riteneva essere i punti di forza della propria creazione, è perché non li ha saputi rendere: e su questo deve lavorare prima di indirizzarsi a un editore cui sottoporre l’opera per la pubblicazione.
L’esperienza maturata in questi anni ci porta a dire che, purtroppo, la stragrande maggioranza degli aspiranti autori (anche di quelli ottimi) difetta proprio nella capacità di rappresentazione sintetica dell’opera. I più seri e accorti riescono magari a svolgere bene quel fondamentale lavoro di selezione tra la gran massa degli editori, scegliendo in modo acuto e opportuno quelli che potrebbero essere adatti per genere letterario, collocazione geografica, punti di forza e debolezza nel modus operandi e nella presenza sul mercato (non voglio qui soffermarmi oltre su questa prima necessaria selezione che l’autore deve compiere: chi spedisce a vanvera i propri scritti è destinato a un inevitabile e meritatissimo cestino, anche se ha delle qualità); però, questi stessi autori seri e accorti, molto spesso, palesano grandi difficoltà nel rendere in breve il senso di quanto hanno scritto, nel delineare le scelte strutturali, nel riassumere i contenuti, nell’offrire all’editore un reale motivo di interesse in rapporto alla filosofia editoriale. E non sono mancati i casi, proprio nell’esperienza diretta, in cui solo per i capelli e per azzardata intuizione abbiamo riacciuffato e pubblicato (con soddisfazione) eccellenti autori che, pur avendo presentato ottime opere in piena sintonia con la nostra linea editoriale, le avevano tanto malamente presentate da essersi in partenza incanalati verso una quasi certa bocciatura, perché poco o nulla, in sinossi e presentazione, riusciva a rendere l’effettivo valore del romanzo e delle sue tematiche.
Sarebbe quindi dimostrazione d’intelligenza e di prudente realismo, non voglio dire di umiltà, se ogni autore, prima di proporre un’opera a un editore pertinente, si abituasse a servirsi dello strumento della VPE, o di qualcosa di molto simile. E, per solo apparente paradosso, sottolineo che tale valutazione è tanto più utile quando richiesta a un editore, a un service o a un’agenzia che non saranno poi interpellati per la pubblicazione del libro; perché il giudizio sull’opera è più completo e più libero quando non è, neppure inconsiamente, offuscato da considerazioni relative alla compatibilità con la propria casa editrice di riferimento.
Noi, nell’Agora, offriamo questo servizio. Un piccolo investimento, da parte dell’autore, per farsi aiutare a trovare l’editore giusto.