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La variabile umana

Creato il 22 settembre 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

1377510661variabileumanaStereotipi sociali e profilo medio-basso per l’esordio (nella finzione) di Oliviero

Oliviero esordisce nel cinema di finzione senza convincere. La variabile umana (2013) è un film senza spina dorsale, che sfiora le atmosfere noir in una Milano immorale.

L’imprenditore Ulrich viene trovato morto nella sua casa e il caso viene affidato all’ispettore Monaco, costretto a tornare all’azione dopo anni di reclusione volontaria causati dalla morte della moglie.

Si è addirittura sussurrato il pericoloso termine “neorealismo” per descrivere il prodotto diretto da Oliviero. Tuttavia non basta contrappuntare la pellicola con qualche doloroso primo piano, mentre in secondo piano tutto si fa più sfocato e torbido. E nemmeno una regia interessata a indagare le pieghe di un volto (quello di Orlando, sofferente, ma non convincente) e quelle di una società amorale e intrisa di corruzione. Difatti il regista, viaggiando su due binari differenti (che in chiusura di pellicola tendono a congiungersi inverosimilmente), paga il mancato sviluppo della vicenda principale (l’indagine), concentrandosi su un rapporto padre-figlia spigoloso e doloroso. Questa è l’impressione che lascia La variabile umana, un film nel quale accade poco e nulla e che viene sotterrato dalle interpretazioni non all’altezza dei due protagonisti e da una messinscena, che ostenta lunghissimi “silenzi assordanti” e una notevole mancanza di ritmo. Difatti si riconosce da una parte un insolito Silvio Orlando (poco espressivo e incapace di rendersi empatico), mentre dall’altra (per la prima volta sullo schermo) Alice Raffaelli, la figlia adolescente e sofferente (una figura stereotipata malamente impersonata).

Oliviero rende la sua denuncia sterile, frutto di una sceneggiatura che sta a guardare gli eventi senza proporsi attivamente e di una costruzione filmica poco solida. E mentre l’incipit narrativo (l’assassinio dell’imprenditore Ulrich) si perde per strada, tra qualche forzata confessione e indagini raffazzonate, padre e figlia urlano e piangono di dolore, cercando entrambi di uscire da un’impasse esistenziale, che li ha chiusi dentro loro stessi. E mentre fuori si consumano le amorali “scappatelle” sociali, in sottofondo risuonano le note di Michael Stevens (compositore jazz amico di un certo Eastwood), ma non basta.

Uscita al cinema: 29 agosto 2013

Voto: **


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