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La velocità di un sito: alcuni strumenti

Creato il 08 gennaio 2012 da Links234 @cityoff

Un sito web lento è una dannazione. Per gli utenti, per le aziende (proprietarie del sito), per i SEO e i web designer. Alcuni suggerimenti pratici per affrontare la questione.

Tempi biblici per aprire una pagina web hanno una sola conseguenza: tante seccature per tutti. E non c’è bisogno di scomodare statistiche o fini riflessioni psicologiche: è una esperienza comune.

Riassunto minimal. Pagina lenta: l’utente scappa, l’imprenditore non guadagna.

Un sito web progettato male può essere infatti molto lento. Se a questo ci aggiungete che una buona parte degli italiani non hanno una connessione eccezionale, il quadro è completo.

Ecco perchè l’argomento Velocità del caricamento del sito è diventato all’ordine del giorno per chiunque si occupi di web marketing, web design e SEO Un sito bellissimo che non si apre mai non piace a nessuno (se non a chi lo fa, ma serve a poco). Senza considerare che anche google guarda molto a questo aspetto:

Effetti collaterali della velocità di un sito sugli ecommerce.

Effetti collaterali della velocità di un sito sugli ecommerce. Foto credits: www.smartinsights.com

Monitora le prestazioni del tuo sito e ottimizza i tempi di caricamento.

L’obiettivo di Google è offrire agli utenti i risultati più pertinenti e un’eccellente esperienza.

I siti veloci aumentano la soddisfazione degli utenti e migliorano la qualità generale del Web (in particolare per gli utenti con connessioni Internet lente) e ci auguriamo che, grazie al miglioramento dei siti da parte dei relativi webmaster, la velocità generale del Web migliori.”
[Fonte: Google]

Sa di minaccia velata del tipo: è pericoloso sporgersi. Non dice cosa succede ai siti lenti, ma lo lascia intuire.

A confermare tutto questo questo c’è anche un recente articolo di Urs Hölzle (la cui opinione è ovviamente autorevole, essendo parte del team di google) su Thinkwithgoogle.com intitolato “The Google Gospel of Speed” dove si dice esplicitamente che:

Speed isn’t just a feature, it’s the feature.

Più chiaro di così. Da un po’ di tempo, inoltre, su google analytics e in parte su google web master tools, è possibile monitorare la prestazioni.

Quindi: se interessa a Google, interessa anche ai SEO. E di conseguenza alle aziende che fanno posizionamento nei motori di ricerca.

(A dire il vero ci interessava anche prima, visto che il fine ultimo del posizionamento e del web marketing è l’esperienza dell’utente quando naviga sul nostro sito. Ma da quando i motori di ricerca lanciano segnali abbastanza schietti su questo argomento l’affare è diventato tosto).

Gli effetti collaterali di una pagina lenta

Alcuni esempi?

  • L’utente avrà una brutta esperienza del vostro sito. Forse non attenderà nemmeno che la pagina si carichi: cercherà altro. Addio cliente…!
  • Le aziende perdono quindi molte occasioni: i soldi investiti in campagne di web marketing non avranno i risultati sperati.
  • Il posizionamento potrebbe risentirne. E’ un’opinione ampiamente condivisa dalla comunità SEO: gli spider potrebbero avere un tempo ridotto da dedicare ad ogni sito. E un sito lento, quindi, potrebbe non essere spiderizzato adeguatamente.
Magari oggi il vostro sito è veloce. Ma cosa accadrebbe se il numero di visite aumentasse molto?Se avete un sito strutturato male, di fronte ad una massa inusitata di visite, può accadere solo una cosa: il sito collassa. Diventa sempre più lento, alla fine irraggiungibile. E con lui vanno a male anche i vostri affari. Quindi vale la pena fare dei controlli fin da subito, prima che si verifichi la catastrofe.

Come controllare la velocità di un sito?

A parte l’esperienza diretta- che comunque non è del tutto oggettiva e difficilmente monitorabile- esistono diversi strumenti on line, e tutti gratuiti. Nessun feticismo: non sono particolarmente affezionato a questi strumenti, quindi prendete questo elenco come puramente provvisorio. In ogni caso: usare questi sistemi è molto importante per avere dati abbastanza precisi su cui lavorare.

Google web Master Tools.

il dato che mi interessa di più è Time spent downloading a page (in milliseconds), perchè mi serve per capire quanta fatica fa Google a scaricare in media le varie risorse. Un dato alto in questo senso non è un bel segnale, al di là di ciò che dicono gli altri strumenti. Nel corso della analisi, infatti, ho notato che non sempre c’è corrispondenza tra gli altri tool e questo dato. Quindi, da buon SEO, quello che dice web master tool mi interessa particolarmente.

Google Analytics

Con la nuova versione del contatore è possibile controllare la velocità di caricamento della varie pagine. E’ uno strumento da tener d’occhio- anche se siti con poco traffico non forniscono dati interessanti. Offre una media della velocità di caricamento delle varie pagine. Talvolta potreste avere valori molto alti, dovuti ai picchi di traffico che ne alterano la media, ma è comunque importante per valutare se ci sono pagine con criticità maggiori di altre.

Gtmetrix

Gtmetrix. Uno dei miei preferiti. Non solo riporta i dati circa i tempi di caricamento (da Dallas, Londra, Mumbai, Vancouver e Sydney) con le specifiche dei vari elementi (utile per individuare quale elemento rallenta la pagina),  ma anche i suggerimenti molto puntuali su cosa migliorare a livello di server e di grafica.

Iscrivendosi, gratuitamente, il sistema analizza il sito periodicamente, riportando tutto in grafici molto interessanti.

Il che, va da sè, è importante per chi sta facendo dei test e vuole vederne lo sviluppo. Lo uso molto. Unico difetto: per il monitoraggio periodico automatico la chiamata viene da Vancouver il che significa, per un sito ospitato su un server italiano, che i tempi di caricamento risultano più alti rispetto ad una chiamata continentale.

Pingdom tools

Pingdom Tools. Simile a gtmetrix, salvo qualche piccola differenza. Interessante la schermata che riporta anche i dati circa i server response code. Controllo anche lui, per incrociare i dati con quelli di gtmetrix.

Cosa fare? Alcune norme base.

I motivi per cui un sito è lento potrebbero essere molti. Un codice decisamente sporco o trascurato, elementi grafici troppo pesanti, un server scarso: la casistica potrebbe essere infinita. Per questo ho indicato alcuni  strumenti che aiutano molto per capire dove intervenire. Tuttavia ci sono alcune norme base da seguire:

  • Usare un codice pulito, con css fatti come si deve, e creare pagine solo con il codice necessario.
  • Ridurre le chiamate ad oggetti su server esterni di cui non avete il controllo o che rallentano il caricamento della pagina (plugin sociali si facebook, ad esempio) e utilizzare solo quelli necessari. Fare molto con poco è in genere una buona strategia: riducete l’uso di widget, e valorizzate bene quelli davvero necessari.
  • Immagini ottimizzate: usate smushit. Alleggerisce molto le immagini senza che perdano di qualità. Immagini troppo pesanti sono una vera dannazione.
  • Stare molto attenti ad offrire la cache del sito, sia agli utenti che ai motori di ricerca. Per questo è molto importante usare un server apache/linux che supporti l’uso del file .htaccess (e non entro nel dettaglio, perchè ogni hosting offre dei permessi e altri no, quindi diventerebbe complicato fare una caso generico)
  • Non fare economia sul server. E’ vero che l’hosting si può sempre cambiare, ma pensarci per tempo è comunque una cosa utile. Hosting low cost possono avere prestazioni anche molto scarse.
E la lista potrebbe continuare- e molto. A seconda dei vari casi la soluzione potrebbe essere anche molto più sofisticata.  Tuttavia, queste poche norme, da sole, potrebbero già dare ottimi risultati.

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