Agota Kristof è senza dubbio conosciuta dal grande pubblico per il fantastico e cupo romanzo Trilogia della città di K.
Ma la Kristof in questo piccolo libretto pieno di racconti molti brevi, dalle due alle quattro pagine in tutto, si rivela essere ancora più cupa.
La quarta di copertina, seppur esplicativa, non rende pienamente l’idea del clima che si respira leggendo le storie raccontate nel libro:
“Solitudini, alienazioni, fratture, perdite: venticinque brevissimi e fulminanti racconti in cui Agota Kristof esprime il disagio più profondo con i toni del grottesco e del surreale con la sua consueta capacità di arrivare all’anima delle cose.“
Beh mi viene da dire che di grottesco, forse primo racconto a parte, c’è ben poco.
Il resto risulta cupo, ma estremamente chiaro nella peggiore delle ipotesi possibili.
Il consiglio è quello di leggere con attenzione e non in maniera distratta; solo in questo modo si riuscirà ad entrare nel clima delle situazioni e a cogliere la pesantezza delle cose.
Il mio preferito è senza dubbio alcuno il secondo racconto “Il treno per il Nord”
La prima cosa che ho fatto dopo aver terminato il libro è stata procurarmi in biblioteca una copia di Ieri in maniera da non abbandonare del tutto la brava scrittrice di origine ungherese,
Tempo di lettura: 1h 13m