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La vendicativa

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La vendicativa

Un modello femminile che vedrete raramente (o forse mai) in italia è quello della donna vendicativa. Una donna che si vendica in modo ironico dal marito un pò guardone. Una bella differenza rispetto agli spot stranieri che circolano in italia, importati solo se le donne recitano la parte delle bambole indulgenti tutta gnocca.

La vendicativa

Negli spot americani la pubblicità comunica a volte un modello femminile molto differente da quello nostrano che ci relega sempre ad oggetti sessuali per pubblicizzare ogni cosa e pare sia l’unico modello ammesso dal mondo della comunicazione.

Però non è detto che l’opinione publica stia al passo con i mezzi di comunicazione. Infatti lo spot ha scandalizzato i consumatori.

La vendicativa

Galeotto fu questo spot. Un agiovane donna vede passare un bel ragazzo e inizia a fissarlo. il marito, che fa altrettanto con le belle fanciulle non tollera questo e decide di fagli uno scherzetto. Lei non ci casca.

In italia, ricordiamolo, sarebbe impensabile solamente realizzare uno spot di birre che abbia un interlocutore di sesso femminile, figuriamoci se la donna ha fantasie sessuali e di vendetta.

I consumatori americani però sono uguali ai pubblicitari italiani: hanno accusato la protagonista dello spot, con termini da censura, gridando al male-bashing.

A quelli italiani (ancor meno abituati) basta molto meno per gridare al Male-bashing. Basta vedere qualche spot della Lactacyd con un claim che invita al rispetto per ogni donna (tra l’altro  non ha nemmeno nulla a che fare con il femminismo anzi!). Perchè si sa che in italia si preferisce vederci appese e marchiate assieme ai prosciutti.

Non ci vedo nulla di male se un maschio si sente svilito. Vi capiamo perfettamente visto che ci accade ogni giorno. Ma moderate i termini, perchè non siete legittimati ad offendere le donne dando della puttana a tutte.

Piuttosto bisognerebbe riflettere e comprendere cosa proviamo noi donne ogni giorno vilipese senza che nessuno ci consente almeno uno spot che ci rappresenta vittoriose o di denunciare quelli che ledono la nostra dignità.

Inoltre, la Corona ha anche realizzato alcune campagne che ledono la dignità delle donne. Ricordo che in italia (ovvio!) dietro la pagina di un quotidiano c’era una ragazza prosperosa in bikini con una bottiglia  in mano (la pubblicità era simile a quella che ho messo nella foto in alto) che male c’è se poi ogni tanto la stessa ditta ci ritrae come vincenti?

Siccome bisogna vedere tutto il contesto prendiamo questa pubblicità per quello che è: sana ironia. Gridare allo scandalo per uno spot ironico è come invocare la ditta di continuare ad usare le donne come oggetti sessuali. Per una sola volta un brand famoso perchè stereotipa la donna ha solo cambiato modello femminile, senza svilire proprio nessuno: ha soltanto voluto optare per un altro genere di modello femminile e proprio per questo non ci vedo nulla di sessista negli spot segnalati.



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COMMENTI (3)

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 17:04
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Io mi rifiuto di nascondere la verità per compiacere la vostra ipocrisia. Poteri e ricchezze o, se, vogliamo, le doti che in una data società permettono ad un uomo di divenire potente e ricco, conferiscono al loro possessore un grado di desiderabilità oggettiva e immediata paragonabile a quello dato alle donne dalla bellezza. Poi magari non si piacerà a tutte (nemmeno le belle donne piacciono a tutti), ma almeno vi è una base di partenza per avere forza contrattuale e libertà di scelta in quanto più rilevante innanzi alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale. E questo nasce da quanto studiabile con l'etologia. Nell'amore sessuale gli individui sono mossi non dal libero arbitrio, ma dal genio della specie. L'uomo, conformemente alla necessità di propagazione della vita, desidera, con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono, la bellezza non appena questa si fa sensibile alla vista e la segue nella vastità multiforme delle creature femminine (potrebbe avere in un anno anche cento figli come il re priamo, se avesse a disposizione altrettante donne). La donna, conformemente alla simmetrica necessità di selezione della vita, possiede l'istinto ad apparire in ogni dove bella e disiabile per attirare quanti più maschi possibile, ma non per giacere con cento di essi, bensì per selezionare fra tutti colui che eccelle nelle doti qualificanti la specie (da trasmettere alla discendenza). Le società potranno variare i concetti di bellezza ed eccellenza, ma non il fatto che, a prescindere da cultura, gusti, sentimenti e opinioni individuali, gli uomini non possano non sentirsi attratti dalla belle forme femminee (sia pure secondo il modello di bellezza costruito nell'immaginario collettivo di una data società) e le donne affascinate da chi eccelle nelle doti conferenti primato o prestigio sociali. Se nel mondo eroico e guerriero vi era la virtùù cavalleresca, se nel mondo spirituale e stilnovista vi era il cor gentil, nel mondo mercantile di oggi vi è il denaro a stabilire chi debba primeggiare. Così è anche se non vi pare: non è la mente, ma l'istinto a deciderlo. La mente dovrebbe pensare a come organizzare la società in modo che il primato non sia stabilito dal denaro, bensì nuovamente dalla virtù. E' una scorciatoia troppo comoda dare delle puttane alle donne o dei maiali agli uomini.

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 16:52
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Sorvoliamo pure sui giudizi di valore costantemente ripetuti dalla cultura ufficiale, per la quale (si parli di biologica o di letteratura, di cinema o di gusti personali) tutto quanto è più o meno fondatamente ritenuto maschile viene presentato come brutto, cattivo, sporco, primitivo, bruto, violento, semplicistico, mentre tutto quanto è più o meno sensatamente visto come femminile è fatto passare per bello, buono, puro, evoluto, raffinato, pacifico, complesso, anche quando diverse evidenze storiche e quotidiane (dall'evoluzione tecnologica, capace di portare l'umanità dalla tanto decantata preistoria "matriarcale" alla tanto vituperata "storia", in cui ancora viviamo con tutti gli agi connessi, e nella quale gli uomini non sono stati e non sono certo marginali, ai versi dei poeti capaci di mettere in rima ogni policromia di sentimento ed ogni sfumatura dell'animo, senza dimenticare i giovani maschi ancor oggi tanto sentimentali da uccidersi per il sesso opposto molto più spesso di quanto non avvenga il contrario) potrebbero ragionevolmente far dubitare.

Sorvoliamo pure sul fatto che se una pubblicità mostra la donna come bella, apprezzata e desiderabile, ma in modo giudicato "irrispettoso" dal femminismo mainstream, viene bollata come sessista e censurata, mentre se in maniera spesso anche più esplicita, riduce l'uomo nemmeno a oggetto (in quello sarebbe ancora considerabile, bello, utile e da apprezzare) a freddo specchio su cui testare l'avvenenza, a giullare del cui disio irridere, a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione emotiva, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi inflizione di senso di nullità, dolore al corpo e alla psiche, inappagamento fisico e mentale potenzialmente degenerante in ossessione, disagio da sessuale ad esistenziale), a stupido o violento da sbeffeggiare o punire, a pupazzo da sollevare nell'illusione per poi gettarlo nell'abisso della delusione, o addirittura a "peso inutile" da gettare via (come nello spot della brail) viene considerata "fashion" ed imitata dagli atteggiamenti delle giovin ragazze.

Sorvoliamo pure sulla constatazione che se un uomo, innanzi alle grazie pubblicamente esposte (per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica, tutto nascosto dietro il diritto a "vestirci come ci pare", come se in un mondo libero ogni comportamento responsabile non dovesse avere come limite quanto ferisce o comprime l'altro) da una collega, esprime il disio suscitato (contro la sua stessa volontà) con un complimento, uno sguardo o un invito a posteriori non gradito può ricevere una denunzia per molestia sessuale, mentre se è la collega (bella o brutta, intelligente o stupida che sia) si permette (senza pensare che certe frasi rivolte a chi magari, nonostante le proprie qualità ed il proprio studio, non ha, forse anche per la gerontocrazia italiana, ancora avuto tempo e modo di maturare una posizione nella società come nel sesso, di poter possedere e mostrare un certo valore e certe qualità, di sentirsi utile e apprezzato nel lavoro e nell'amore, possono avere a lungo termine l'effetto di una violenza psicosessuale) di dire "siete tutti dei maiali" o "vi potete anche spezzare la schiena tanto non servite più a nulla, forse neanche per il sesso" riceva risolini di apprezzamento dalle altre e silenzi di rispetto dagli altri (anzichè quello che riceverebbe un uomo se dicesse "le donne sono tutte puttane" o "servono solo per stare in cucina").

Restiamo pure al tema in oggetto.

Ed io continuo a dire: se ti indigna un corpo nudo ma comunque apprezzato e visto come fonte di desiderio, attrazione (e quindi anche potere, se non altro "contrattuale", e non parlo solo di un eventuale "scambio di favori", bensì della più generale "economia sentimentale" le cui "monete" sono l'autistima, il sentirsi apprezzati, il ricevere interesse ecc.) e comunque "valore" socialmente (non solo sessualmente) riconosciuto (e la bellezza lo è, con o senza Berlusconi: altrimenti non dovrebbero essere le belle donne a certificare il l'appeal commerciale di un prodotto), cosa dovrebbe provare chi vedesse il proprio corpo (più o meno nudo) mostrato quale "inutile fardello" da gettare dall'auto? Se è spiacevole sentirsi considerati strumentali, insoppotabile è venire visti come strumenti inutili e dannosi. Se è poco dignitoso essere trattati da oggetti (pur avendo in ciò sincero apprezzamento e reale potere), è umanamente inaccettabile essere mostrati come oggetti da disprezzare, privi di qualunque possibilità di ricevere accettazione sociale e desiderabilità amorosa dal sesso opposto. Se è monocorde essere visti solo come oggetti di disio, è psicologicamente distruttivo sentirsi disprezzato proprio da chi si disia e proprio perchè si disia.

Poichè a me piace corroborare con esempi quanto affermo,ecco a tutti e tutte cosa intendo per il "guardare la pagliuzza nell'occhio" nelle pubblicità raffiguranti donne e trascurare la "trave" (per non dire di peggio) che colpisce l'occhio di chi si trova a guardare le pubblicità raffiguranti uomini.

Ci si è lamentati per questa: http://www.cooletto.com/suit-supply-pubblicita-sesso/ ma non per questa: http://www.cooletto.com/terry-richardso ... o-oggetto/

E in aggiunta si dice: "con quest'ultima si sono pareggiati i conti" mettendo "l'uomo nelle stesse condizioni, fisiche e psicologiche, in cui abbiamo ritrovato le donne dei manifesti Suit Supply".

Per me è invece stata pronunciata solo l'ennesima solenne menzogna e affermata l'ennesima inaccettabile disparità sprezzante antimaschile.

Non vi è alcuna corrispondenza, né fisica, né psicologica, fra gli “oggetti” delle due pubblicità. Fisicamente, nella prima, la donna riceve gli approcci di un amoroso rapporto secondo natura (che peraltro nulla fa sembrare forzato), mentre nella seconda l'uomo, tutt'altro che amato e apprezzato per la sua “bellezza”, viene imprigionato, torturato e sottoposto a quei trattamenti umilianti e minacciosi riservati a chi è “nemico” (ovvero oggetto d'odio e di disprezzo). Psicologicamente, nella prima proprio nell'essere oggetto di disio, quella che voi chiamate “donna oggetto” (in realtà soggetto avente dalla natura desiderabilità e potere), vede volti verso di sé da parte maschile (nella profonda verità della natura e degli istinti, a prescindere da quanto pensano e da quanto vorrebbero l'autocoscienza e la cultura del singolo maschio) un ingenuo trasporto e un apprezzamento sincero (e quindi, fuori dalla scena, di essere all'istante universalmente mirata, amorosamente disiata, socialmente accettata, in sé e per sé, proprio per la bellezza), mentre nella seconda, dall'essere umiliato, irriso e reso “impotente” proprio in quanto uomo (nella sua fisicità di maschio tramite la cui messa in ridicolo si vuole annichilire l'intero genere maschile), l'uomo subisce la castrazione psicologica del sentirsi privo (o privato) davanti alle donne di qualsiasi eventuale dote (soggettiva, di sentimento o intelletto, annullata dall'esser visto come “animale” e oggettiva, di posizione sociale o di fisicità, annullata dall'esser presentato come sottomesso e prigioniero) con cui bilanciare la bellezza e di qualsiasi possibilità quiindi di non essere negletto (o addirittura disprezzato, tiranneggiato, fatto oggetto di sofferenza fisica e mentale) da queste e trasparente per la società.

Da Flavio Zabini
Inviato il 26 maggio a 16:52
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Io non ti vieto di guardare gli uomini. Siete voi che non siete attratte dalla bellezza maschile con la stessa immediatezza e la stessa forza con cui noi lo siamo verso quella femminile. Pretendete altre doti! Per questo guardate meno (purtroppo). Non è colpa nostra!

Le tue verità sono basate su una menzogna (o su una ignoranza della natura). Che il petto abbia la stessa valenza erotica nell'uomo e nella donna è biologicamente falso (le ghiandole che producono latte devono per natura attrarre l'uomo perchè da esse si deduce un abbondante nutrimento per il neonato). Che gli uomini abbiano bisogni naturali più forti e immediati nella sfera sessuale è pure biologicamente dimostrabile (se così non fosse nessun maschio iniziarebbe le fatiche e i rischi del corteggiamento). Che questo giustifichi violenze o molestie è semplicemente falso (nessun uomo sano lo sostiene). E' la definizione di violenza/molestia che contesto, anzi la disparità nel considerare penalmente rilevante o socialmente inaccettabile quanto ferisce in maniera minima o presunta la soggettiva sensibilità femminile e considerare al contempo irrilevante, inesistente, socialmente accettabile, o addirittura "bello dell'essere donna" quanto in maniera pari o maggiore ferisce la diversa ma non già inesistente sensibilità maschile. Io sostengo solo che se una donna può sentirsi molestata ad essere guardata con disio io ho altrettanto diritto a sentirmi molestato mentre mi vengono mostrate forme che consciamente o meno suscitano il mio disio.

Caro il mio difensore di donne, non è ammissibile (per la stessa ragione prima ancora che per l'istinto) che al loro diritto a suscitare disio corrisponda il nostro dovere a reprimerlo, che al loro mostrarsi debba corrispondere il nostro non guardare (troppo), che al loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate debba corrispondere il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l'azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, che al loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell'illudere e persino nell'irridere, nell'umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche debba corrispondere il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal loro solo capriccio, che quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità sia punito da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche sia considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!

Non c'entra il medioevo (delle cui presunte “oppressioni” vi lamentante femministicamente ma dei cui reali privilegi cavallereschi pretendente il mantenimento), stronza! C'entrano le corrispondenze logiche, cretina! Mi rifiuto di continuare a discutere con chi disconosce la verita’ evidente e naturale che PRIMA esiste il farsi disiare e guardare della donna POI il disio e lo sguardo dell’uomo, e MAI (il che sarebbe illogico) VICEVERSA (prima vi e' chi si fa seguire, poi chi segue, prima vi è quanto attrae l'attenzione e poi chi segue con lo sguardo, prima vi è la fonte di desiderio, poi chi desidera, così come prima vi è un campo gravitazionale e solo dopo l'attrazione di un grave). E cio’ non e’ “colpa” ne’ degli uomini ne’ delle donne, ma della natura. Guardate I corteggiamenti degli animali! Gli impulsi maschili e femminili sono complementari ed è menzognero dire che i nostri (disiare e seguire) sono "immorali e violenti" e i vostri "esser disiate e farsi seguire" sono puri e pacifici. E non mi venire a dire che solo con questo “giustifico lo stupro” (se parlerò io dopo di stupro non è per “animalità” nostra, o perchè come pensano gli stolti il mirare e disiare la bellezza conduca allo stupro, bensì per stronzaggine vostra, nel comportamento prima che nel vestimento, per giusta e razionale vendetta verso le stronze mentitrici e perfide come te, negatrici di ogni natura e di ogni ragione e perciò meritevoli di vera violenza quando chiamano con quel nome qualcosa di naturale e di pacifico come uno sguardo o una carezza! Quindi non c'entra con quanto stiamo dicendo). Non mi venire a parlare di stupri in questo caso. Si parlava di qualcosa di naturale come guardare quanto per istinto attira l'attenzione. Lo stupro invece non e’ natura! Nessun animale stupra. E’ una deviazione del desiderio naturale. Non nasce affatto dallo sguardo, nasce da deformazioni mentali indotte dalla societa’ o dal perverso sviluppo della psiche individuale (magari da eccessiva repressione da un lato o eccessiva malvagita’ intenzionale dall’altro), non certo dal disio naturale in se’ (solo una femminista antimaschile puo’ sostenere cio’).

Medievale è il discorso che impone agli uomini l'obbligo di trattenersi mentre dà alla donna la libertà di "esprimere se stessa", che crea con ciò disparità, privilegi, e quindi ingiustizie, arbitrii, frustrazioni e corvèe amorose (di cui il corteggiamento è l'espressione classica e le leggi sulla cosiddetta molestia quella moderna), che concede alla donna di potersi permettere letteralmente di tutto senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni (poichè protetta dal vittimismo femminista), senza dover temere le reazioni (poichè protetto dallo status di dama intangibile), senza dover pensare a quanto (in questo caso in termini di inganno, irrisione, ferimento e disagio da sessuale ad esistenziale) il suo agire "libero" provoca sulle emotività altre da sè. Il mio è un discorso fondato sulla natura, sulla ragione e sulle logiche corrispondenze. Che poi gli istinti, la razionalità e le implicazioni logice, morali e naturali siano "maschiliste" quando le donne vogliono affermare la propria prepotenza sessuale al di là di ogni etica, di ogni ragione e di ogni logica è un altro discorso.

Ma che cavolo di discorso è? Tu puoi mostrare e io non guardare? Tu puoi sfoggiare liberamente (per vanità, capriccio, moda, autostima, accrescimento di valore economico-sentimentale, o gratuito sfoggio di preminenza erotica) le tue grazie, nel modo che vuoi e per il tempo che vuoi ed io non posso altrettanto liberamente guardare quanto (da te) mostrato (secondo natura)? Tu puoi "tenere le cosce di fuori" passando sulla pubblica via ed io non posso, nel medesimo luogo, rivolgere ad esse lo sguardo e il disio (da te per prima oggettivamente suscitato con il fatto stesso di mostrare pubblicamente quelle fattezze che, in conseguenza non della mia volontà, ma delle disparità di desideri volute dalla natura, hanno valenza sessuale)? E perchè il tuo mostrare è raffinato e il mio guardare porco? Sono entrambi desideri di natura! E' solo ipocrisia il fatto che tu presenti il "mostrare le belle gambe depilate" non come istinto (qual è) ma come "cultura" ( mentre al contrario chiami "fare il porco" il guardare secondo natura le stesse forme da te mostrate). Come si fa a negare che nel diritto a “vestirsi come ci pare” si nasconda il legittimo e naturalissimo disio femminile (magari inconscio) di farsi guardare (anche quando la mente cosciente non ha intenzione di incontrare o conoscere uomo alcuno, perchè l'istinto non può saperlo)? Mi considerate stupido? Sappiate che odio la vostra ipocrisia! Vestitevi e agite come vi pare! Posso accettare cio’, ed evitare il burqua e l’altre cose e restrizioni talebane, se ovviamente si riconsoce il corrispondente diritto a guardare cio’ che la donna per sua decisione autonoma ha deciso di mostrare. Altrimenti si tratta di uno squilibrio inaccettabile. Se io devo “trattenermi” dal guardare (e non si capisce perche’) la donna si deve “trattenere” dal mostrarsi (secondo me non e’ giusto neanche questo in un mondo non talebano, ma segue coerentemente dal primo divieto), come avviene presso gli Arabi. Io speravo in un occidente emancipato in cui le donne potessero farsi guardare senza essere violentate e gli uomini guardare senza essere accusati. Non ho motivo per ritenere che essere oggetto di disio sessuale sia piu’ offensive per una donna di quanto non lo sia per un uomo essere considerato un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza (e questo sta dietro la pretesa di vestirsi e svestirsi o addirittura provocare come vogliono), o, peggio, un pezzo di legno davanti a cui permettersi letteralmente di tutto sapendo che non puo’ e non deve reagire (come invece magari farebbe nelle corrispondenti situazioni con un altro uomo). Perche’ questo attualmente succede in occidente! Questo e’ quanto succede per le strade, nelle discoteche e persino a volte nei luoghi di lavoro! E diro’ di piu’: mentre il comportamento dell’uomo e’ spesso soltanto naturale, quello della donna ha in piu’ la stronzaggine premeditata.

Riserva quell'insulto per qualcuno d'altro. Con me le tue menzogne non funzionano. A parte il fatto che il maiale (Orazio docet "Epicuri de grege porcus") è un animale infinitamente più simpatico e creativo delle velenose vipere quali voi siete, e che è assurdo definire "maiale" chi brama appagare di quando in quando il naturale bisogno di godere della bellezza non appena questa si fa sensibile ai sensi nelle grazie femminee, mentre non viene definito ghiro chi mostra il bisogno di dormire tutte le notti o cinghiale chi esprime il desiderio di mangiare tre volte al giorno, la tua affermazione (come quella di tutte le donne quando mescolano biologia e filosofia morale) è priva di senso, in quanto il bisogno d'ebbrezza e piacere dei sensi è proprio a tutti gli esseri viventi maschili e non ai soli suini. Tornando agli umani (e alle merde umane quale te), vai a fare la morale da un'altra parte. Qui non è logicamente, eticamente e naturalmente ammissibile che il mondo femminile presenti sotto le spoglie di "bontà" e "purezza" il proprio comportamento naturale (e quindi di origine chiaramente animale come quello dell'uomo) consistente nel mostrarsi in ogni modo tempo e luogo belle a disiabile (inconsciamente, per attirare più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, consciamente per pura vanità, supina accettazione di mode e costumi, patologico bisogno d'autostima o gratuito sfoggio di preminenza erotica) e pretenda al contempo di far apparire "più animale" o comunque "impuro" e "malvagio" e addirittura "vergognoso e colpevole" il corrispondente comportamento naturale maschile consistente nel mirare, disiare (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e cercare di ottenere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine, poichè entrambi le tendenze (tanto il suscitare disio, il rifuggire e il negarsi per attirare tutti e selezionare solo chi mostra eccellenza nelle doti qualificanti la specie, quanto l'esprimere subitaneo disio e voler godere della bellezza di tutte) concorrono al fine naturale di propagazione e selezione della vita, entrambi, in quanto natura, sono di là dal bene e dal male (almeno fino a che la cattiva coscienza di chi agisce per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sadismo non introduca un'intenzionale perfidia e un scientifico inganno) e nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro. E cercare di dipingere come pure e giutso il proprio comportamento naturale (in questo caso monogamo, non concedersi facilmente, apparire belle e disiabili per attrarre quanti più contendenti e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, rimanendovi poi fedele) bollando al contempo come impuro e malvagio il suo opposto complementare (in questo caso poligamo, mirare, disiare e seguire con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine la bellezza e cercare di ottenerla nella varietà delle forme viventi), che non solo parimenti è naturale (e quindi di là dal bene e dal male), ma che è anche assolutamente necessario, perchè senza di esso lo stesso comportamento decantato come buono non potrebbe essere agito, è la forma più grave di immoralità.

Le tue allusioni su nostre presunte "malattie psicologiche" (o trasformazioni in animali), sono quindi parimenti prive di fondamento (morale e razionale). Essere (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) mossi da disio per la bellezza non appena questa si mostra ai sensi è del tutto naturale (e a volte persino poietico) e non ha nulla "da curare con lo psicologo" (il che significherebbe solo "de-naturarsi"). E' l'essere sottoposti allo sfoggio sfacciato e insistente delle grazie corporali (attraverso vestimenti e svestimenti) e alla costante, volontaria o involontaria, esplicita o implicita, provocazione di disio in modi e tempi ben superiori alle intensità e alle frequenze naturali a provocare potenzialmente qualcosa di patologico. E' il dover continuamente trattenere, nascondere, frustrare (e addirittura, secondo quanto vorresti tu, condannare moralmente come "violenza") tale disio suscitato a generare sofferenze nel corpo e nella psiche. Il tuo dire: "non è colpa mia/non mi interessa che la tua natura sia repressa/sofferente e il tuo corpo e la tua psiche si sentano feriti e alla lunga danneggiati, perchè io mi vesto, mi muovo e mi comporto con gli altri come mi pare" è simmetrico nella sua prepotenza individualistica e sessista ad un discorso maschile del genere: "non è colpa nostra se vi dà fastidio quando vi tocchiamo o se state male quando siete costrette ad un rapporto non voluto!". Se la libertà delle proprie azioni ha un limite in quanto esse generano nel corpo e nella psiche del prossimo, ciò deve valere anche per il vostro "vestirvi come vi pare" (e non solo per il nostro "non toccare"). Non è accettabile che la donna possa passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio ed io non possa altretanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente. Quanto non accetto è che quando si parla di comportamenti in un modo o l'altro legati alla sessualità alla sua illimicata licenza nell'esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) debba corrispondere il mio obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la mia natura corrispondente. Perchè poi deve valere solo la sensibilità della donna? Anche per la mia corrispondente e non già inesistente sensibilità maschile potrebbero risultare molesti certi atteggiamenti definiti "diritto della donna" o "bel gioco dell'essere donna" da demagogia femminista e stupidità cavalleresca. Si sente offesa nella dignità di donna ad essere vista come oggetto di disio (il che è natura)? E allora io perchè non dovrei sentirmi ancora più offeso nella mia dignità di uomo ad essere trattato come un freddo specchio innanzi a cui le donne testano la loro avvenenza, come un pezzo di legno innanzi a cui si possono permettere di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi derisione al più profondo disio) o addirittura un pupazzo da attirare e respingere, da sollevare solo per farlo poi cadere con il massimo del dolore e del disprezzo? Certi comportamenti suscitano disagio? Quanto suscita disagio è soggettivo. Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione. E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione). E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale.

Se voi non ci guardate il petto allo stesso modo non è perchè abbiate verso di noi un maggiore rispetto (il chiamare "porco" chi soltanto si abbandona con lo sguardo e il pensiero all'ingenuo trasporto per la bellezza da te pubblicamente mostrata seguendo il desiderio da te oggettivamente suscitato dimostra anzi un assoluto disprezzo per il maschio in quanto tale) una maggiore delicatezza (anzi, il mostrare con orgoglio quelle grazie che non si ha intenzione di concedere dimostra almeno in parte la vostra volontà di ingannare, irridere e umiliare nel profondo o comunque di ferire emotivamente, frustrare sessualmente e far sentire vittima della propria onnipotenza sessuale l'astante di turno, tradisce la vostra tendenza a trattare l'uomo come uno specchio su cui testare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso, il vostro costume di attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale, e fa pensare a voi non certo come creature intelligenti e sensibili, ma come prepotenti vanagloriose pronte a diffondere disio agli astanti e attrarre a sè, o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio, sconosciuti che non siete interessae a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, come stronze che si dilettano a suscitare disio ad arte solo per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa possibile per il corpo e la psiche dei malcapitati da una pianificata e raffinata perfidia, possa provocare le pene dell'inferno della negazione dopo le implicite promesse del paradiso della concessione, o comunque come stronzette vanitose che trattano con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, e mostrano pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi vogliono far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo), o una maggire capacità o volontà di trattenervi (questo stesso forum dimostra come pretendiate di poter, consciamente o meno, mostrare le grazie e suscitare disio senza limiti, remore nè regole e come del vostro istinto, addirittura chiamato "diritto" a sfoggiare le vostre fattezze passando per via non abbiate intenzione di trattenere un solo palpito), ma è in primis perchè noi le scopriamo solo quando non ne possiamo fare a meno (quando è eccessivamente caldo, e mai per vanità), e in secundis perchè il vostro istinto naturale non è, come il nostro, mirare, disiare e seguire la bellezza appena si fa sensibile alla vista nelle lunghe chiome, nel claro viso, nell'alta figura statuaria, nelle membra scolpite, nella pelle liscia ed abbronzata, nelle forme rotonde dei seni, nella piattezza del ventre, nelle lunghe gambe modellate, e nell'altre grazie ch'è bello tacere, bensì mostrare le proprie grazie e apparire in ogni modo, tempo e luogo belle e disiabili (a prescindere dal fatto di volere coscientemente attirare e conoscere uomini). Tu lo ammetti esplicitamente con la frase "dopo tutta la fatica che ho fatto voglio mostrare le gambe (altrimenti che le ho depilate a fare, sottointeso, se non per mostrarle pubblicamente)”. Solo la tua menzogna e la tua perfidia ti impediscono di rilevare una contraddizione nel chiamare questo mostrarsi "cultura" e il nostro corrispondente guardare "animalità". Dare a noi dei “porci” perchè secondo natura guardiamo con desiderio le belle forme da te mostrate equivale a chiamare voi “troie” perchè altrettanto naturalmente coltivate nel segreto delle vostre camere e sfoggiate poi per via quelle stesse fattezze corporali.

P.S. Per me questo non è male-bashing, perchè qui il corpo maschile è apprezzato al pari di quello femminile.