La Vendita Degli Sguardi in Ospedale

Creato il 13 febbraio 2012 da Lucavannetiello

Quando mia sorella ha partorito per la terza volta, nella culletta dove c’era mia nipote c’era anche l’omaggio di una multinazionale del pannolino e delle cremine per le irritazioni da pannolino. Ho cercato senza successo di suggerire a mia sorella l’uso di pannolini lavabili per il mio desiderio di vedere invertire la tendenza nella produzione infinita di rifiuti che l’inceneritore di Acerra risputa nell’aria.

Ma la presenza di quell’omaggio mi è sembrato scorretto, non giusto, e non considero non giusto che un ospedale convenzionato con soldi pubblici si apra alla pubblicità.

Presi carta e penna e scrissi il mio disappunto e la mia disapprovazione con educazione e un po’ di ironia e la lasciai nella buca delle comunicazioni degli utenti.

Poi leggo che in 5 anni, c’è stato il 50% di aumento delle vendite di spazi pubblicitari negli ospedali. Le ASL lo fanno per racimolare qualche soldo. Oltre che scorretto (a mio avviso) offrire lo sguardo di chi frequenta l’ospedale ad inserzionisti, è inutile per le casse dell’ASL.

Perché poi invece di vendere gli spazi l’ASL e/o la Regione non usano quegli spazi per promuovere attività di cambiamento dello stile di vita che porti i pazienti e gli aspiranti tali ad ammalarsi di meno in autonomia così da diminuire le uscite. Invece di cercare di racimolare qualcosa per aumentare le entrate.

La pubblicità ossessiva è solo un messaggio in più da ignorare.

La sanità che segue questo modello, fa la nostalgica di un modello che si è sgretolato. Potrebbe cominciare a costruire un modello nel quale potrebbe fare la differenza in termini di assistenza.

Se vi trovate il vostro sguardo venduto ad un inserzionista in ospedale e potete scrivete la vostra disapprovazione.


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