Purtroppo si continua a parlare di nucleare a sproposito. L’ultima occasione è stata la protesta che Greenpeace ha organizzato davanti la sede di Confindustria a Roma, in occasione del “Supply Chain Maeeting” di mercoledì 15 dicembre, organizzato dalla principale associazione degli industriali e da Enel.
Gli attivisti di Greenpeace hanno distribuito ai passanti confezioni di mozzarella di bufala, polemizzando contro le “bufale nucleari” di Enel. Ho avuto il “piacere” di guardare un video su Youtube e di ascoltare le parole di Domenico Belli, responsabile campagna clima ed energia. L’esponente della nota associazione ambientalista parla di “6 miliardi di euro” per realizzare le centrali, contro i 4 annunciati da Enel, e dei ritardi nella costruzione degli Epr a Flamanville e Olkiluoto (ormai un leit motiv della propaganda antinuclearista), concludendo che “Enel racconta che questi impianti sono sicurissimi, ma noi sappiamo che sono cose non vere”.
Mi chiedo: in base a quale calcolo si è arrivati a 6 miliardi di euro? E soprattutto come si fa a stabilire che le informazioni di Enel sono false? Spesso ho l’impressione che Greenpeace parli molto per slogan, sparando a caso cifre e informazioni e tralasciando i veri contenuti della questione. Vorrei, poi, evitare di parlare per l’ennesima volta dei casi francese e finlandese:se ne è scritto più volte e, sinceramente, credo che il problema non sussista. È stato detto e ridetto che si tratta di prototipi, per cui sono ammissibili dei ritardi.
Non sarebbe il caso di finirla con queste polemiche inutili e iniziare un confronto costruttivo sulla base di notizie fondate?