Per capire cosa sia la attuale legge elettorale – Porcellum – e la nuova legge che vorrebbero il Pdl ed i cattolici liberali e la legge che sogna e vuole il Pd bisogna ricordare cosa fosse la famigerata legge truffa che così fu chiamata dal Pci, ossia dal partito da cui discende il Pd. La legge che fu voluta da Alcide De Gasperi nel 1953 era una modifica in senso maggioritario della legge proporzionale del 1946: era composta da un unico articolo che introduceva il premio di maggioranza riconoscendo il 65 per cento dei seggi alla Camera a quella lista o a quel gruppo di liste collegate che avessero raggiunto – tenetevi forte – il 50 per cento più uno dei voti validi. Dunque, il premio di maggioranza veniva riconosciuto alla stessa maggioranza per consentirle di governare con maggior sicurezza e stabilità. Questa cosa fu definita dai comunisti “legge truffa”.
Se la confrontiamo con il Porcellum ci rendiamo conto che, seguendo lo stesso ragionamento dei comunisti e il loro concetto di truffa, il sistema attuale è più vicino a un colpo di stato che a una legge elettorale: infatti, il Porcellum non solo nomina gli eletti ma attribuisce con il premio di maggioranza un minimo di 340 deputati alla Camera alla lista o al gruppo di liste che semplicemente prende più voti. Insomma, con l’abolizione della soglia di sbarramento, la maggioranza assoluta è attribuita alla maggioranza relativa. Ora, è probabile che il Pd voglia tenere il punto, ma la logica politica e l’interesse del Paese vorrebbero che in Aula si dicutesse avendo questo punto fermo. D’altro canto, sia la Corte costituzionale sia il preidente Napolitano hanno insistito molto proprio su questo: una coalzione al 35% – poniamo – non può avere il 55% dei seggi. Ormai è solo su questo, sulla reintroduzione della soglia di sbarramento, i partiti sono divisi. Pdl e Udc vogliono un premio di maggioranza pari e non oltre al 12,5 per cento dei seggi solo a patto che il partito o l’alleanza vincente arrivi al 42,5% dei voti. Il Pd ha due opzioni: o nessuna soglia, dunque tutto come prima cioè adesso, oppure un premio di maggioranza del 15 per cento. L’Aula ci dirà quale sarà la soluzione reale a questa contrapposizione.
È vero che l’attuale legge-porcata porta il nome del leghista Calderoli e dunque non è nata per opera delle nuvole o per la malignità di Gargamella (che, in verità, un po’ somiglia a Bersani, ma è solo un caso). Ed è vero che al Pdl non sta più bene oggi ciò che stava bene ieri. Ma è altrettanto vero che il Pd non vuole modificare la legge rendendola non civile ma almeno un po’ più decente per il medesimo motivo: perché la convenienza di oggi del Pd è questa. La posizione politica del Pd oggi è in pratica inesistente come lo era quella del Pdl e della Lega quando approvarono il Porcellum.
La politica è ridotta a mero calcolo: vinco, ergo mi va bene; perdo, ergo non mi va bene. Tutto elementare, crudo, istintuale. Quello che chissà perché si chiama “interesse nazionale” o “interesse generale” è inesistente: conta solo e soltanto il primato del partito. A questo punto, però, il Pd deve pur fare un po’ i conti con la sua storia. Per quanto Veltroni e D’Alema, che discendevano direttamente dai lombi del Pci, siano stati rottamati, Pier Luigi Bersani viene pur sempre da quella famiglia e lo ha voluto ricordare direttamente lui iniziando la campagna elettorale per le primarie dalla paterna pompa di benzina del suo paese natale Bettola. Nella storia delle lotte politiche del comunismo italiano c’è anche – come ricordato – la netta e furibonda opposizione a De Gasperi e al suo premio che riconosceva la maggioranza dei seggi proprio alla forza politica che la maggioranza avesse già conquistato sul campo, cioè nelle urne. Utilizzando gli stessi criteri di cui i comunisti si avvalsero per dare del truffatore a De Gasperi come bisognerebbe oggi definire Bersani e il Pd che calcolano di poter avere la maggioranza assoluta dei seggi con una piccola maggioranza relativa o maggioranza di minoranza? Tra la posizione del 1953 e quella attuale c’è una differenza come tra il giorno e la notte: nel 1953 una legge democratica fu definita “legge truffa” e oggi una legge truffa la si vuole far passare per legge democratica. L’unica cosa in comune che hanno il Pci del secolo scorso e il Pd del XXI secolo è il calcolo partitico. Salvo che il calcolo di Bersani non tiene conto del fattore-Grillo: il Pd è certo di vincere le elezioni, mentre più vanno avanti le cose in questo modo nella politica italiana e più alta diventa la probabilità che le elezioni le vincano i Grillini!
Gli anni che abbiamo a venire avranno bisogno di ben altre cure e medicinali. Non basta avere una maggioranza numerica e parlamentare per affrontare il presente e creare il futuro. Ci vuole una maggioranza che sia effettivamente tale, cioè politica, nel Paese: ci vuole un governo che sappia d’avere il sostegno della nazione. È fin troppo facile dire che oggi i partiti, purtroppo, non hanno questo sostegno. Il governo Monti non sarà il più bello e bravo del mondo, ma in un anno e poco più di lavoro ha fatto tante cose che i partiti non sono stati in grado di fare in venti anni. Durante il mandato di Mario Monti i partiti avrebbero dovuto fare in Parlamento la riforma della legge elettorale. Invece, si è al punto che il presidente Napolitano molto probabilmente dovrà inviare un messaggio alle Camere per, ancora una volta, spronarli mettendo loro davanti la faccia della realtà. Se la nuova legge elettorale non verrà fuori dai partiti ma dal governo allora non ci sarà più per nessuno alcun calcolo che tenga e sarà il diluvio.
tratto da Liberalquotidiano.it del 7 novembre 2012