Testo e foto: Mauro Villone – Foto: Lapponia
La vita umana dura mediamente (nel mondo occidentale) un’ottantina d’anni. Un lasso di tempo ridicolo. Reso ancor più patetico dall’affannarsi di centinaia di milioni, miliardi di persone che, viste dall’alto, molto lontano, sembrano un formicaio senza obbiettivi precisi. Ma andiamo per ordine.In questo lasso di tempo siamo bombardati da una mole gigantesca di informazioni che ci invitano a fare di tutto. Informazioni fisiologiche, sociali, psichiche, di mercato e via dicendo. Nel mondo occidentale e nordico occorre fare in fretta a diventare qualcuno. In quello sud orientale occorre fare in fretta per avere più probabilità di sopravvivenza. Comunque bisogna sbrigarsi. Solo alcuni si rendono conto di essere come ingranaggi di un meccanismo e che l’unica maniera per venirne fuori è lo sviluppo della coscienza. Il che non preclude affatto la necessità o il piacere di realizzare delle cose, anzi. Dà però in più la possibilità di avere una visione più profonda soprattutto sul significato di tutto ciò. Di tali individui ce ne sono ovunque. Sono filosofi naturali e possono essere operai, autisti, fattorini come fancazzisti, ladri, dirigenti o imprenditori, scrittori ed editori, assassini e vittime, nani e soubrette. Sì, la coscienza è trasversale e non garantisce qualità di vita automaticamente. Ne crea solo i naturali presupposti. Sviluppandosi la coscienza si gode di più la vita e piano piano comincia a sembrare assurdo che non se la godano anche tutti gli altri. Quelli appunto affannati a sostenere il formicaio senza senso. Una stragrande maggioranza di questi, per lo più meno affannata, deve inventarsi come sopravvivere tutti i giorni, sempre che non si sbatta anche per vedersi riconoscere diritti elementari. Un’altra parte si affanna molto di più e, pur avendo tutto, passa la vita ad accumulare beni e sostanze che poi passerà a un altro. E tutto quello che potrà comprarsi con quelle sostanze se lo godrà solo fino a un certo punto, preoccupato com’è di mantenere in moto la giostra. Ma non basta. A un certo punto, sempre che sia fortunato e che la scintilla della coscienza lo degni di un colpetto di luce, si accorgerà che tutto quello che aveva desiderato e magari ottenuto serviva solo molto relativamente a una vera e piena felicità profonda.
Perché che piaccia o meno, atei, intellettuali, zarri, musicisti e puttane, baciapile, uomini di forte fede, indù, buddisti e comunisti, senza una comprensione profonda del senso della nostra vita non andiamo da nessuna parte.
E ora amici, prima di proseguire in questo discorso, buttiamoci giù a una velocità inenarrabile verso il basso per andare a toccare massicciamente con i piedi per terra e vediamo la situazione italiana.
La notizia è che siamo nei pasticci più seriamente di quanto si creda. Lo sappiamo, ma facciamo un ripasso della situa a volo d’uccello. Il governo è instabile e chi dovrebbe governare è molto impegnato in beghe interne e gare di potere. Senza contare lo spreco di risorse finanziarie per mantenere un carrozzone che fa acqua da tutte le parti. A questo si aggiunge la corruzione che è infiltrata, in un modo o nell’altro, quasi ovunque. Ovvero non si parla solo di tangenti, ma di tutto quel sistema che permette di arrivare in posizioni chiave o comunque a un lavoro o un obbiettivo solo se ha le relazioni giuste, per nascita o per serpeggiamento. In Italia inoltre abbiamo il fiore all’occhiello della criminalità organizzata. Mafia, ‘ndrangheta, Sacra Corona sono un cancro cronico al quale siamo ormai abituati a conviverci e che devasta territorio, persone, istituzioni e tutto lo stesso tessuto sociale, anche quello che potrebbe essere sano.
Nel frattempo la natura e il territorio non fanno sconti a nessuno. E mentre si spendono miliardi per una TAV in Val di Susa, dal progetto discutibile e dalle necessità incerte, da altre parti, oltre ai morti, si trovano migliaia di persone senza casa per alluvioni, terremoti, frane.Ma fosse tutto qui forse Ercole, Maciste, Mandrake e Renzi insieme potrebbero anche fare qualcosa. Ma non è tutto qui. La disoccupazione giovanile sembra superare il 40%, ma non credo che questo dato tenga conto della sottoccupazione e della cattiva occupazione di cui sono e siamo testimoni diretto, poiché possiamo vedere quale sia la situazione dei ragazzi in questo momento. Tra questi c’è chi, con la testa imbottita di fuffa pubblicitaria e svuotata di qualsiasi altro contenuto, arriva a prostituirsi a 16 anni per avere cose costose, ma di nessun valore per il senso della loro vera e preziosa Vita.
Mi dispiace, ma non c’è politico, non c’è governo che possa affrontare una simile emergenza globale. Lo dobbiamo fare noi. Molti parlano di rivoluzione e non so cosa immaginino. Forse quanto è avvenuto nei mesi passati in Brasile, con le bandiere, le maschere, i fumogeni e tutto il resto. Una grande rivolta, ma senza dubbio ancora non una rivoluzione. In ogni caso, anche se così fosse, qualsiasi rivoluzione, ce lo insegna la storia, porterebbe poi all’instaurarsi di un regime totalitario o a una restaurazione, magari camuffata sotto diverse spoglie. Ovvero non se ne esce. Anche l’eventuale crescita di cui parlano i miopi o comunque quelli che non sanno affatto che pesci pigliare e che vedono solo in una crescita di produzione e vendita la “ripresa” di una situazione accettabile, è impossibile da gestire. Perché? Perché si tratterebbe di riempire ulteriormente di cemento, di rifiuti da smaltire, di gas e liquidi inquinanti. Senza contare i problemi enormi di approvvigionamento di energia, oltretutto in territori ormai in gran parte esausti. Già molti anni fa un industriale e studioso di rilievo come Aurelio Peccei sottolineava quelli che lui chiamava “i limiti dello sviluppo”, ovvero come l’umanità non possa continuare a predare, crescere, produrre rifiuti senza che l’intero sistema collassi. Questo vale per tutta l’umanità e per ogni singolo paese.
Quello che io credo è che le possibilità di vivere in futuro in una situazione soddisfacente sia sul piano materiale che su quelli emotivo, culturale e spirituale, sia solo un salto nello sviluppo della coscienza e nelle relazioni interpersonali. Credo che siamo arrivati a un punto nel quale siamo obbligati a rivedere i nostri parametri sul piano del rapporto con noi stessi, con la terra, con l’universo e con gli altri. Ma ognuno deve iniziare a farlo per se stesso sennò siamo di nuovo daccapo, cercando qualcuno a cui addossare colpe e responsabilità, qualcuno che doveva “cominciare lui per primo”. Io la penso diversamente e sono convinto che col tempo sarà sempre più evidente che non ci sono altre vie d’uscita per l’impasse nel quale ci troviamo sia a livello locale che globale. La vera rivoluzione può essere solo umana, giocata sul piano dell’approfondimento spirituale e delle relazioni umane.
Gli strumenti ci sono: si chiamano fermarsi un attimo, meditare, amare, approfondire, aprire, respirare, ricordare, ringraziare, condividere, emozionarsi, provare compassione, lasciar andare. Se qualcuno ha in mente altre soluzioni me lo dica, mi interessa.