La storia di oggi non narra di scoperte o di misteri. È diversa, singolare nella sua drammaticità. Parla di un uomo che, a causa di una rara malattia, si trasforma lentamente in un albero. Il protagonista è Dede Koswara, un indonesiano non ancora quarantenne da tutti denominato tristemente, semplicisticamente “uomo albero”.
In passato mi era capitato di imbattermi nella spaventosa storia di Koswara e puntualmente, devo confessare, ero stata costretta a distogliere lo sguardo, poiché le immagini risultavano troppo dolorose da sopportare. Mai prima d’ora mi ero soffermata ad analizzare le cause che si nascondono dietro alla tragedia.
La malattia che ha portato un uomo a trasformarsi in quello che, a prima vista, può sembrare il tronco di un albero, nodoso e ricco di escrescenze.
Forse sarà retorica, ma viene spontaneo chiedersi il perché certe persone debbano sopportare prove così pesanti nella vita, che nemmeno la più perversa delle menti riuscirebbe a sognare.
Dede Koswara soffre di una rara malattia cutanea ereditaria che nessuna medicina può curare. Si tratta della displasia di Lewandowsky-Lutz che gli ha provocato una crescita abnorme ed incontrollata di verruche squamose e nodose su tutto il corpo, in particolare sulle mani e sui piedi. Tale displasia, nota come Epidermodisplasia verruciforme, è una malattia ereditaria legata ad un alto rischio di carcinoma della pelle.
Di norma le condizioni si manifestano quando il malato è tra 12 mesi e 20 anni, ma può anche apparire nella mezza età, come nel caso di Dede. A causa della malattia invalidante, Dede ha dovuto lasciare il suo lavoro di muratore e pescatore. La moglie, dopo 10 anni, lo ha abbandonato perché l’uomo non era più in grado di mantenere lei e i loro due figli. Tutto è cominciato quando Koswara era ancora bambino. Era allegro, socievole e molto curioso.
Amava esplorare la giungla insieme agli amici. A dieci anni fece una brutta caduta nel bosco e si graffiò seriamente un ginocchio. Non diede troppa importanza alla cosa: a chi non è capitato di cadere da bambino? Ma le ferite non si cicatrizzavano e, quando iniziarono a farlo, si formarono dei nei che aumentavano sempre di più fino a coprire l’intero corpo. Koswara proveniva da una famiglia povera, ed i genitori non avevano soldi per pagare le cure mediche. Naturalmente i santoni locali non erano in grado di guarire la strana malattia. In breve tempo Dede rimase solo: gli amici gli voltarono le spalle, come spesso accade in presenza della sofferenza, e iniziarono a deriderlo. Ogni anno la sua condizione peggiorava.
Le escrescenze, simili a legno, avevano coperto completamente il suo corpo e avevano reso le sue braccia simili a rami. Sul volto era comparsa una specie di “corteccia”. Muoversi era diventato molto doloroso. Quando nel suo villaggio arrivò un circo itinerante, a Dede rimanevano due scelte: restare a morire di fame oppure aggregarsi come “fenomeno da baraccone”. Decise di partire col circo, per diventare fonte di guadagno.
Tutto quello che doveva fare era reggere il cartello “uomo-albero” e accattivarsi il pubblico. Fino a quando egli attirò l’attenzione di una troupe televisiva che fece su di lui un reportage. Tutto il mondo seppe così la sua triste storia. Il presidente dell’Indonesia Susilo Bambang Yudhoyono vide il servizio e ordinò di curare Dede. Accorsero i migliori dottori del paese che, con l’aiuto del laser, eseguirono meticolose e pericolose operazioni per rimuovere dal corpo dell’uomo tutte le escrescenze. Eliminarono in totale circa 8 kg di escrescenze simili a legno.
Ma la malattia non diede tregua. Risultò che Dede era anche affetto da tubercolosi, e poco dopo il suo corpo ricominciò a trasformarsi in “albero”.
Il dermatologo che lo aveva in cura, Nina Tyurina ha dichiarato: “Penso che nel caso di Dede Koswara la malattia sia stata molto progressiva per via delle basse difese immunitarie. Purtroppo al momento attuale, la displasia Lewandowsky-Lutz è considerata incurabile”. A Dede non rimane così che eliminare ogni anno le nuove escrescenze.
Ovviamente è difficile dichiarare che questa sia vita, ma egli non si arrende e crede che prima o poi qualcuno scoprirà una cura alla sua malattia. A scuola ci insegnano molti miti classici nei quali uomini e donne, per volere degli dei, si trasformano in piante. Una delle storie più famose, celebrate anche dalla grandiosa opera del Bernini, è il mito di Apollo e Dafne nel quale la donna chiede al padre Peneo, dio dei fauni, di trasformarla in un albero di lauro, al fine di evitare l’irrefrenabile amore di Apollo.
Qui siamo di fronte ad una sorta di mito al contrario. Il protagonista non è una donna, bensì un uomo e la trasformazione non avviene per volere degli dei, ma a causa di una crudele malattia. Quest’uomo non vuole fuggire l’amore, anzi, il suo desiderio più grande è assumere nuovamente le sembianze umane per poter ritrovare una donna che lo ami.
Written by Cristina Biolcati