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La vera storia di quel coatto di Dracula

Creato il 10 marzo 2015 da Thefreak @TheFreak_ITA

È il 1459 e Papa Pio II è preoccupato: gli Ottomani dilagano nei Balcani e minacciano di diffondere il kebab in tutta Europa. Pio II detesta tutto ciò che non sia carbonara o amatriciana e ha emesso una bolla papale per esonerare le osterie di Trastevere dall’emissione di scontrini, usanza che nel 2015 si è estesa a tutta la capitale. Fatto sta che Pio II non vuole kebab né a Roma, né a Vienna, né altrove. Il suo sogno è un’Europa unita nel segno del cacio e pepe: da Dublino a Lione, da Stoccolma a Barcellona, solo pecorino, bucatini e romanella.

Così il Papa convoca cardinali, vescovi e altri pastori d’anime che tutto fanno tranne che il proprio mestiere e ordina:

“Signori siamo sotto Pasqua, cancellate tutti i versi del Vangelo dove si dice che l’amore di Dio è gratuito e non bisogna fare niente per ottenerlo e andate nelle chiese a vendere amor di Dio a suon di moneta e sensi di colpa. Quando avrete raccolto abbastanza denari, mandate tutto ai principi cristiani dei Balcani affinché possano pagare nuovi eserciti da scagliare contro i Turchi.”

“Santità ma che famo n’altra crociata?”

“Eh, si, n’altra crociata,”

“Li mortacci Santità, una volta ce mandavamo imperatori sassoni, cavalleria francese e mercenari svizzeri… E oggi che ce mannamo? Gli zingari?!”

“Gli altri non ce vonno più annà, se so resi conto che ‘sta storia delle crociate è ‘na fregnaccia, dobbiamo trovà un altro gruppo di cojoni da mannà al macello, allora ce mannamo gli zingari”

“Vabbè Santità ma tra quei principi ce stanno certi coatti… Il peggio di tutti è ‘n certo Vlad Tepes III”

“Ammazza che nome tamarro!”

“Ha capito Santità?! E sa che vvordì Tepes?! Vordì l’impalatore!”

“In che senso?”

“Ner senso che quando pija qualcuno che je vò male, lo prende e lo mette su un palo”

 “E vabbè, pure noi appendiamo i ladroni sui lampioni della Nomentana”

“No Santità, questo nun li lega ai pali, questo li pija e li mette proprio sopra ai pali, cioè tipo spiedini daa Sora Lella… Tipo gli arrosticini de pecora…”

“Ahii”

“Capito? Annamo Santità, non potemo dà i nostri vessilli e il nostro brand a uno der genere… Stiamo a cadè in basso…”

“Abbiamo fatto santo Bernardo de Chiaravalle che incitava le persone ad uccidere i maomettani… Più in basso di così… E poi nun me rompete li cojoni, io i Turchi per l’Europa nun ce li vojo! Annate a pijà i sordi dai poveri cristi e mannateli a ‘sto coatto e ai suoi compari. Se mi volete sto nella Jacuzzi a legge il Vangelo… O er Coriere de lo Sporte… Se beccamo!”

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Così Vlad Tepes riceve quarantamila monete d’oro dal Papa, neanche avesse vinto un quiz della Rai, assolda tra le sue fila la schiuma della terra dei Carpazi e mette in moto una guerra con gli Ottomani che assume le sembianze di un frullato di carne.

Dopo aver innaffiato di sangue tutta l’erba dei Balcani, ottiene il soprannome di Dracùl, parola tardo latina che tradotta letteralmente significa “rotto in culo”.

Alla fine lo accoppano in battaglia e lo buttano nell’organico per non sporcare.

Dopo alcuni secoli Bram Stocker, irlandese ubriacone con un problema di incubi dovuti all’eccessivo consumo d’oppio, ne prenderà spunto per farne un romanzo gotico di cui forse parleremo prossimamente.

Nel frattempo San Bernardo è ancora santo.

di Marco Improta All rights reserved


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