Non sono abbastanza giovane ed abbastanza americana per avere avuto, nell’infanzia, una Barbie.
A dire la verità ho sempre avuto pure poche bambole (una per l’esattezza) che era tutta l’opposto della filiforme, modaiola e plastificata bambola/donna.
Quando sono diventata mamma qualche Barbie in casa ha transitato (poca roba, che pure mia figlia non ha ha mai avuto gran feeling con le bambole), devo però ammettere che mi hanno sempre un po’ inquietato ed infastidito.
A parte la filosofia e la sociologia epresse attraverso queste bambole (essere perfette, in pratica) mi sono sempre chiesta che razza di vita sentimentale e sessuale potesse avere una tipa del genere che sta con un fidanzato come Ken.
Diciamoci la verità, tutte, ma proprio tutte, abbiamo sempre pensato che Ken fosse omosessuale, quanto meno latente, e che avesse molti, molti problemi a relazionarsi con Barbie, che si capisce pure, in questa ottica, perchè si dedichi 18 ore al giorno allo shopping ed al pettegolezzo (anche se io suggerirei a tutte le Barbie consigli più drastici e divertenti).
Quando mi sono imbattuta nelle immagini della fotografa canadese Dina Goldstein, nel progetto “In the doll house” ho trovato perfettamente riprodotta l’immagine che ci siamo fatte, in tutti questi anni, della vita privata di Barbie e Ken.
Pure con la fine di Barbie, quella che avremmo voluto facesse e quella che nella realtà delle stanzette infantili hanno fatto tutte le Barbie. (
Qui le altre foto della mostra:
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