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Qui nel frattempo c’è spazio solo per “La vergine di cera” e, anche se il titolo non è attraente come quelli più noti delle grandi produzioni hollywoodiane, spero davvero che vi fermiate qualche minuto ad ascoltare quello che ho da raccontarvi in proposito. Tra l’altro la mia è stata tutt’altro che una scelta di ripiego (anche se ammetto che recensire uno “Shining” non sarebbe stato affatto male). Chi mi segue da tempo sa bene che da queste parti hanno sempre trovato ampio spazio recensioni di questo tipo. Basti pensare a “Danza Macabra” di Margheriti e alla “Maschera del Demonio” di Bava, giusto per citare i primi due esempi che mi vengono in mente. Il film di oggi ha molto in comune con i succitati capolavori: l’ambientazione gotica, il castello, il fantasma o presunto tale e, naturalmente, la nebbia di sottofondo a celare i dettagli. Su Roger Corman si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia: regista, attore, produttore e chi più ne ha più ne metta. A lui si devono centinaia di capolavori venuti alla luce nella seconda metà del secolo scorso, equamente suddivisi tra il genere horror e la fantascienza. Geniale è forse l’aggettivo che più gli si adatta, visto che con pochi (se non nulli) mezzi a disposizione è sempre riuscito a ricavare qualcosa da proporre al suo pubblico.
La genesi de “La vergine di cera” è forse l’esempio perfetto di come, in quegli, anni la parola d’ordine fosse arrangiarsi: nel 1963 il regista di Detroit stava girando "I maghi del terrore" (The Raven), un film ispirato, come era consuetudine in quegli anni, al genio di Edgar Allan Poe. Protagonisti della pellicola erano tre mostri sacri del genere: Vincent Price, Peter Lorre e Boris Karloff. Ebbene, le previsioni delle riprese per "I maghi del terrore" erano di 19 giorni; Corman lo terminò invece in 16 e allora che fare, dato che alla scadenza del contratto di Karloff mancavano ancora 3 giorni? Semplice, girare un altro film nei 3 giorni rimanenti! Eh già, a quei tempi anche i mostri sacri lavoravano a cottimo, non come adesso dove, se una faccia è anche solo un attimino nota, è necessario pagare fior di milioni una singola posa. A supporto di Boris Karloff venne affidata la parte di co-protagonista ad un giovane e sconosciuto Jack Nicholson, che fino a quel momento aveva a curriculum, grazie allo stesso Corman, solo un paio di parti secondarie, nel già citato "I maghi del terrore" e in quell’indimenticabile capolavoro passato alla storia con il titolo de "La piccola bottega degli orrori”. Assieme a Jack Nicholson fu scritturata anche la di lui moglie, Sandra Knight.
Il tempo era tiranno e non c’era modo di mettersi a scrivere una sceneggiatura degna di questo nome, né di pensare troppo ai particolari. Furono buttate giù due paginette al volo e si cominciò subito a girare, al fine di poter sfruttare quanto più possibile il volto di Karloff. Anche le scenografie furono riciclate dai precedenti "La città dei mostri" e - appunto - "I maghi del terrore".
Dopo tre giorni, come da accordi, Boris Karloff fece le valigie e salutò tutti, ma quanto era stato realizzato era già abbastanza. Il film fu poi completato con relativa calma e montato, non senza difficoltà, nei tre mesi successivi. Come spesso accadeva all’epoca, per tappare i buchi di narrazione si fece ampio ricorso a scene riciclate da film precedenti (espediente che, raccontato oggi, fa rabbrividire). Roger Corman, preso da nuovi progetti, abbandonò però ben presto la direzione del film, affidando la macchina la presa allo stesso Jack Nicholson e ad un giovane apprendista appena uscito dall’università: il suo nome era Francis Ford Coppola (non accreditato).
La cosa incredibile è che "La vergine di cera", nonostante sia stato in gran parte improvvisato, nonostante i tempi di realizzazione ridotti al minimo e i bassi costi di produzione, si rivelerà alla fine un film davvero affascinante, che vale senz’altro la pena recuperare.
E mentre state cercando disperatamente i links per scaricarvelo aggratis, io passo oltre e vi ricordo che oggi è il Jack Nicholson Day per cui, se non avete di meglio da fare, vi invito ad andare a visitare i blog dei colleghi che oggi hanno voluto contribuire a questo piccolo progettino. L'elenco dei partecipanti e i links dei film da loro recensiti lo trovate naturalmente qui di seguito...
Batman (Tim Burton, 1989) su Combinazione casuale
Chinatown (Roman Polanski, 1974) su Il cinema spiccio
Cinque pezzi facili (Bob Rafelson, 1970) su In Central Perk
Conoscenza carnale (Mike Nichols, 1971) su Director's Cult
Easy Rider (Dennis Hopper, 1969) su Il Bollalmanacco di cinema
Heartburn - Affari di cuore (Mike Nichols, 1986) su La fabbrica dei sogni
Il grande inganno (Jack Nicholson, 1990) su Montecristo
Il postino suona sempre due volte (Bob Rafelson, 1981) su Cooking Movies
La promessa (Sean Penn, 2001) su 50/50 Thriller
La vergine di cera (Roger Corman, 1963) su The Obsidian Mirror
Le streghe di Eastwick (George Miller, 1987) su Pensieri Cannibali
L'onore dei Prizzi (John Huston, 1985) su Scrivenny
L'ultima corvè (Hal Ashby, 1974) su Viaggiando (meno)
Mars attacks! (Tim Burton, 1996) su Direzione errata
Missouri (Arthur Penn, 1976) su Aloha Los Pescadores
Non è mai troppo tardi (Rob Reiner, 2007) su Triccotraccofobia
Professione: Reporter (Michelangelo Antonioni, 1975) su Le maratone di un Bradipo Cinefilo
Qualcosa è cambiato (James Brooks, 1997) su Life Functions Terminated
Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975) su White Russian
Shining (Stanley Kubrick, 1980) su Movies Maniac
The Departed (Martin Scorsese, 2006) su Ho voglia di cinema
Voglia di tenerezza (James Brooks, 1983) su Cinquecento Film Insieme
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