L'arte, dice Pablo Picasso, ma noi estendiamo alla finzione tutta, "non è la verità ma una bugia che ci fa realizzare la verità" o, almeno, una tra le tante verità possibili. Fingere, nel gioco del'amore, significa giocare a plasmare quel noi che ci ha unito, costruendo insieme un mondo, il nostro mondo, a nostra immagine e somiglianza.
L'amore è, infatti e anzitutto, il luogo della finzione e del tradimento per eccellenza, poiché lì, più che altrove, riponiamo tutte le nostre più intime e immaginifiche, inconsce, aspettative -spesso a dispetto di qualsiasi concretezza reale- che l'Altro sia davvero come noi lo vediamo/desideriamo..
In amore siamo costantemente traditi, perché l'Altro che vorremmo non esiste… mai! L'Altro che vorremmo è sempre e solo una nostra proiezione, una nostra creazione con cui siamo chiamati, giorno dopo giorno (guarda un po'), a mediare. L'amore è, cioè, il luogo in cui, almeno per un certo periodo e fino a numerose prove contrarie, siamo disposti a credere profondamente nell'Altro e ad arrabattarci con lui per concretare la profezia del "vissero felici e contenti" e, per questo, è (dovrebbe essere) luogo carico di simboli, di rappresentazioni, di creazioni, di magiche e bellissime illusioni, in una parola di cultura, di finzione. Se così non fosse, se dovessimo estrarre quella cosa che chiamiamo amore dalla sua intima essenza culturale, pregna di simboli dalle ridondanze polisemiche, probabilmente quella cosa che chiamiamo amore non esisterebbe, poiché la sua natura si manifesta proprio nella simulazione: della poesia, dell'arte, della letteratura, nella finzione dell'immaginario che è propria dell'umano (anche quando non sa di esercitarla), mentre fuori da queste metafisiche mura non lascia che la sua bruta riproduttività meccanicistica. L'amore, insomma, esiste anzitutto nell'artificio, pratica e concetto ben lontani da qualsivoglia insegnamento ci sia stato, in merito, impartito. All'artificio, quindi, dobbiamo tornare, quando le forze biochimiche che regolano ogni incipit d'amore vengono meno e la crisi inizia a bussare alla nostra porta.