La verità su Boston: La “connection cecena”, al-Qaida e l’attentato alla maratona di Boston

Creato il 23 aprile 2013 da Informazionescorretta

Nota del redattore di Global Research
Global Research pubblicherà una serie di articoli e relazioni, al fine di promuovere la “Verità su Boston”. L’obiettivo è affrontare e sfidare la versione ufficiale degli eventi riguardanti gli attentati di Boston, nonché le interpretazioni contorte dei media mainstream. Invitiamo i nostri lettori a sottoscrivere la “Verità su Boston” e a diffonderla sui social media, i media indipendenti e i blog.

Novemila poliziotti armati, tra cui squadre SWAT, sono stati impiegati in una caccia all’uomo per catturare un studente di 19 anni dell’Università del Massaschussettes, dopo che suo fratello Tamerlan Tsarnaev, il presunto ideatore della strage della maratona di Boston, è stato ucciso dalla polizia, presumibilmente dopo un inseguimento in auto e una sparatoria con la polizia. Ancora prima delle indagini della polizia, lo studente 19enne è già stato giudicato “colpevole”. Il principio giuridico fondamentale dell’”innocenza fino a prova contraria” è stato smantellato. Secondo il presidente Obama (un laureato alla Harvard Law School), lo studente di Boston è “colpevole” di crimini efferati (senza prove e prima di essere accusato da un tribunale): “Qualunque agenda odiosa abbia spinto questi uomini [sospetti] a tali atti efferati, non potranno prevalere. Qualunque cosa pensavano di poter raggiungere, hanno già fallito… Perché dei giovani che sono cresciuti e hanno studiato qui, nella nostra comunità e con la nostra ospitalità, sono così violenti?
Assieme alle presunte lettere con antrace e ricina, a Washington DC, misteriosamente emerse sulla scia immediata della tragedia di Boston, Washington e i media hanno sottolineato i tenui legami dei fratelli Tsarnaev con l’insurrezione jihadista in Cecenia. Secondo il Wall Street Journal, citando l’opinione di esperti: “…lo sfondo della [famiglia] cecena è forse in parte ciò che ha spinto [i due sospetti] a fare quello che hanno fatto“, ha detto Lorenzo Vidino, esperto di militanti ceceni presso il Centro per gli studi sulla sicurezza di Zurigo… Un profilo sul social network russo Vkontakte, che sembra appartenere a Dzhokhar Tsarnaev, include una clip della propaganda jihadista che invita a recarsi in Siria per combattere a fianco dei ribelli, citando le parole del profeta Maometto.” [E' ampiamente documentato, si da il caso, che i combattenti stranieri jihadisti in Siria siano reclutati dagli Stati Uniti e dai loro alleati]. (Wall Street Journal, op cit.)
Ciò che è implicito è che, anche se i sospetti non sono legati ad una rete estremista musulmana, il loro patrimonio culturale personale e lo “sfondo” musulmano li inciterebbe, naturalmente, a commettere atti di violenza. In che modo questo concetto, che abitualmente associa i musulmani al terrorismo, ripetuto ad nauseam dai notiziari occidentali, influenza la mentalità umana? Mentre l’identità e le motivazioni dei sospetti sono all’esame degli investigatori della polizia, i fratelli Tsarnaev sono già stati classificati, senza prove a sostegno, “musulmani radicali”. In tutto il Paese i musulmani vengono demonizzati e insultati. Una nuova ondata di islamofobia si è avviata.

La creazione di una nuova leggenda: “la connection cecena”
Una nuova leggenda si disvela: “La connection cecena” che minaccia gli USA. L’islamismo creatosi nella Federazione Russa viene ora “esportato in America”. Propagato dai tabloid in tutti gli Stati Uniti, l’attentato della maratona di Boston del 15 aprile, il Giorno dei Patrioti, viene inesorabilmente comparato all’11 settembre 2001. Secondo il Council of Foreign Relations: “Le forze dell’ordine, a tutti i livelli, hanno fatto progressi nella sorveglianza e nel controllo dagli attentati dell’11 settembre 2001, ma persistono rischi per la sicurezza. Molti esperti dell’antiterrorismo sollecitano una nuova attenzione sulla capacità degli Stati Uniti di resistere e riprendersi da tali incidenti…
La tragedia di Boston viene utilizzata da Washington per inaugurare una nuova ondata di provvedimenti da Stato di polizia nei confronti di diverse categorie di “terroristi interni”? Questo evento catastrofico viene strumentalizzato per favorire la reazione del pubblico contro i musulmani? Viene utilizzato per ricostruire l’accettazione della santa crociata americana avviata durante l’amministrazione Bush, diretta contro un certo numero di Paesi musulmani, i quali avrebbero “dato rifugio a terroristi islamici“?
Secondo il potente Council of Foreign Relations (che esercita un’influenza pervasiva sia alla Casa Bianca che al dipartimento di Stato), gli attentati di Boston, ancora una volta, “sollevano lo spettro del terrorismo sul suolo statunitense, mettendo in evidenza le vulnerabilità di una società libera e aperta“. (Ibid) Contro il terrorismo, la legge marziale, che implica la sospensione delle libertà civili piuttosto che l’applicazione della legge civile, viene proposta quale soluzione. Secondo il segretario di Stato John Kerry, “penso che sia giusto dire che questa intera settimana abbiamo, piuttosto, affrontato direttamente il male”.
Si dispiega massiccio il consenso dei media (tra cui Hollywood) secondo cui gli USA sono ancora una volta sotto attacco. Questa volta, però, i presunti colpevoli sono “terroristi musulmani” non dell’Afghanistan o dell’Arabia Saudita, ma della Federazione Russa: “Se è stata stabilita una connessione tra i sospettati dell’attentato alla maratona e i separatisti ceceni, ciò indicherebbe per la prima volta che i militanti della ex-repubblica sovietica hanno lanciato un attacco mortale al di fuori della Russia. I ribelli ceceni negano qualsiasi legame con gli attentati alla maratona”. (US News)
“La connessione cecena” è ormai parte integrante del nuovo consenso mediatico. La patria americana viene potenzialmente minacciata da terroristi musulmani provenienti dalla Federazione russa, che hanno legami con al-Qaida. C’è anche un programma di politica estera dietro gli attentati. La Casa Bianca ha lasciato intendere che se i “fratelli ceceni” hanno collegamenti con l’Islam radicale, l’amministrazione “potrebbe ampliare gli sforzi dell’intelligence all’estero, nonché ampliare le misure di sorveglianza e di screening negli Stati Uniti.” Inoltre, la nuova narrazione terroristica coinvolge i jihadisti provenienti dalla Federazione russa, piuttosto che dal Medio Oriente. Vi sono implicazioni geopolitiche. Il collegamento ceceno sarà utilizzato dall’amministrazione come un rinnovato pretesto per fare pressioni su Mosca? Che tipo di propaganda mediatica rischia di emergere?

Al-Qaida e la CIA
Il pubblico statunitense viene ingannato. I media occultano attentamente le origini storiche del movimento jihadista in Cecenia e i suoi legami pervasivi con l’intelligence statunitense. Il nocciolo della questione è che il movimento jihadista è una creazione dell’intelligence degli Stati Uniti, che ha anche portato allo sviluppo dell’”Islam politico”. Mentre il ruolo della CIA a sostegno della jihad islamica (tra cui la maggior parte delle organizzazioni affiliate ad al-Qaida), è ampiamente documentato, vi è anche la prova che l’FBI ha segretamente equipaggiato e incitato i terroristi negli Stati Uniti. (Cfr. James Corbett, The Boston Bombings in Context: How the FBI Fosters, Funds and Equips American Terrorists, Global Research, 17 aprile 2013.)
L’agenda della CIA, a partire dalla fine degli anni ’70, era reclutare e addestrare “combattenti per la libertà” (mujahidin) jihadisti per condurre “una guerra di liberazione” contro il governo laico filo-sovietico dell’Afghanistan. La “Jihad islamica” (o guerra santa contro i sovietici), divenne parte integrante delle manovra d’intelligence della CIA. Ciò fu sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, con un ruolo significativo del finanziamento generato dal narcotraffico della Mezzaluna dorata: “Nel marzo 1985, il presidente Reagan firmava la National Security Decision Directive 166… [che] autorizzava l’intensificazione degli aiuti militari segreti ai mujahidin, e chiariva che la guerra segreta afghana aveva un nuovo obiettivo: sconfiggere le truppe sovietiche in Afghanistan attraverso le azioni segrete e incoraggiare il ritiro sovietico. La nuova assistenza segreta degli USA ebbe inizio con un drammatico aumento delle forniture di armi, un aumento continuo da 65.000 tonnellate all’anno fino al 1987… così come un “incessante flusso” di specialisti della CIA e del Pentagono che si recavano nella sede dei servizi segreti dell’ISI pakistana, sulla strada principale per Rawalpindi, in Pakistan. Lì, gli specialisti della CIA incontravano gli ufficiali dei servizi segreti pakistani per pianificare le operazioni dei ribelli afghani.” (Steve Coll, The Washington Post, 19 luglio 1992.) Mujahidin di numerosi paesi musulmani furono reclutati dalla CIA. Jihadisti provenienti dalle repubbliche musulmane (e dalle regioni autonome) dell’Unione Sovietica furono reclutati. (Per un’analisi più approfondita vedasi Michel Chossudovsky, Al-Qaida e la “guerra al terrorismo”, Global Research, 20 gennaio 2008)

Al-Qaida e la Jihad in Cecenia
La Cecenia è una regione autonoma della Federazione Russa. Tra le reclute per l’addestramento specializzato nei primi anni ’90, vi era il capo della ribellione cecena Shamil Basaev che immediatamente dopo la guerra fredda, guidò la prima guerra secessionista della Cecenia contro la Russia. “Nel corso del suo addestramento in Afghanistan, Shamil Basaev si collegò con il veterano comandante dei mujahidin, il saudita “al-Qattab”, che aveva combattuto come volontario in Afghanistan. Appena pochi mesi dopo il ritorno di Basaev a Groznij, al-Qattab fu invitato (all’inizio del 1995) ad istituire una base militare in Cecenia per l’addestramento dei mujahidin. Secondo la BBC, l’invio di al-Qattab in Cecenia era stato “organizzato attraverso l’Organizzazione [Internazionale] saudita Islamic Relief, un’organizzazione religiosa militante finanziata da moschee e ricchi individui che inviano fondi in Cecenia”. (BBC, 29 settembre 1999). L’evidenza suggerisce che Shamil Basaev avesse legami con l’intelligence USA a partire dalla fine degli anni ’80. Fu coinvolto nel colpo di Stato del 1991 che portò alla disgregazione dell’Unione Sovietica. Successivamente fu coinvolto nella dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Cecenia dalla Federazione Russa, nel novembre 1991. Nel 1992 ha guidato una rivolta contro i combattenti armeni nell’enclave del Nagorno-Karabakh. Fu anche presente in Abkhazia, la regione separatista in gran parte musulmana, della Georgia.
La prima guerra cecena (1994-1996) esplose immediatamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Faceva parte di una operazione segreta degli Stati Uniti per destabilizzare la Federazione Russa. La seconda guerra cecena venne combattuta nel 1999-2000. In linea di massima, le stesse tattiche terroristiche applicate dai guerriglieri in Afghanistan vennero attuate anche in Cecenia. Secondo Yossef Bodansky, direttore della Task Force sul terrorismo e la guerra non convenzionale del Congresso degli Stati Uniti, l’insurrezione in Cecenia era stata pianificata durante un summit segreto di Hizb Allah Internazionale tenutosi nel 1996 a Mogadiscio, in Somalia. (Levon Sevunts, “Who’s Calling The Shots? Chechen conflict finds Islamic roots in Afghanistan and Pakistan“, The Gazzette, Montreal, 26 ottobre 1999.) E’ ovvio che il coinvolgimento dell’ISI pakistana in Cecenia “va ben oltre la fornitura ai ceceni di armi e capacità: L’ISI e i suoi rappresentanti fondamentalisti islamici in effetti guidano questa guerra.” (Ibid.) L’ISI è permanentemente collegata alla CIA. Ciò significa che l’intelligence degli Stati Uniti, usando l’Inter Services Intelligence (ISI) del Pakistan come tramite, dirigeva il tiro nella guerra in Cecenia. Il principale oleodotto della Russia transita attraverso la Cecenia e il Daghestan. Nonostante la condanna di Washington del “terrorismo islamico”, i beneficiari delle guerre in Cecenia furono i conglomerati petroliferi anglo-statunitensi che si contendevano il controllo completo sulle risorse petrolifere e gli oleodotti provenienti dal bacino del Mar Caspio.
I due principali eserciti ribelli ceceni (che all’epoca erano guidati dai comandanti Shamil Basaev e emiro al-Qattab), stimati in 35.000 uomini, furono sostenuti dalla CIA e dal suo omologo pakistano, l’ISI, svolgendo un ruolo chiave nell’organizzare e addestrare l’esercito ribelle ceceno: “[Nel 1994] l’ISI pakistana [in collegamento con la CIA] organizzò Basaev e i suoi fidati luogotenenti, sottoponendoli ad un intensivo indottrinamento islamico e all’addestramento alla guerriglia nella provincia di Khost, nell’Afghanistan, presso il campo Amir Muawia, istituito nei primi anni ’80 dalla CIA e dall’ISI e gestito dal famoso signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Nel luglio 1994, dopo la promozione ad Amir Muawia, Basaev venne trasferito nella base di Markaz-i-Dawar in Pakistan per essere addestrato in tecniche avanzate di guerriglia. In Pakistan, Basaev incontrò i vertici militari e dei servizi segreti pakistani: il ministro della Difesa generale Aftab Shahban Mirani, il ministro degli Interni generale Naserullah Babar e il capo del settore dell’ISI incaricato di sostenere le cause islamiche, generale Javed Ashraf (ora tutti in pensione). Tali legami ad alto livello si dimostrarono molto utili per Basaev.” (Ibid.) Dopo il suo addestramento e indottrinamento, Basaev venne assegnato alla guida dell’assalto contro le truppe federali russe nella prima guerra cecena, nel 1995. La sua organizzazione aveva anche sviluppato forti legami con gruppi criminali a Mosca, nonché con il crimine organizzato albanese e l’UCK. (Vitalij Romanov e Viktor Jadukha, “Chechen Front Moves To Kosovo“, Segodnia, Mosca, 23 febbraio 2000) L’insurrezione cecena sul modello della jihad in Afghanistan sponsorizzata dalla CIA, servì anche come modello per diversi interventi militari sponsorizzati da USA-NATO, tra cui Bosnia (1992-1995), Kosovo (1999), Libia (2011) Siria (2011).

I ribelli ceceni: un’operazione segreta degli Stati Uniti per destabilizzare la Federazione Russa
Nel 1994-1996 la guerra cecena, istigata dai principali movimenti ribelli contro Mosca, servì a minare le istituzioni statali laiche. L’adozione della legge islamica nelle società musulmane, in gran parte secolarizzate, dell’ex Unione Sovietica, favoriva gli interessi strategici degli Stati Uniti nella regione. Un sistema parallelo di governi locali, controllati dalla milizia islamica, era stato impiantato in molte località in Cecenia. In alcune piccole città e villaggi, dei campi per la Sharia islamica furono istituiti nell’ambito di un regime di terrorismo politico. Gli aiuti finanziari dall’Arabia Saudita e dagli Stati del Golfo agli eserciti ribelli erano subordinati all’installazione dei tribunali della sharia, nonostante la forte opposizione della popolazione. Il Giudice Principale ed emiro dei tribunali della sharia in Cecenia era lo sceicco Abu Omar, che “giunse in Cecenia nel 1995 e si unì ai ranghi dei mujahidin guidati da Ibn-al-Qattab… Si mise a insegnare l’Islam con l’Aqidah corretta ai mujahidin ceceni, molti dei quali avevano credenze errate e distorte sull’Islam.” (Global Muslim News, dicembre 1997).
Il movimento wahabita dell’Arabia Saudita non solo tentava di abbattere le istituzioni statali civili in Daghestan e in Cecenia, ma anche cercava di eliminare i tradizionali leader musulmani sufi. Infatti, la resistenza ai ribelli islamici e ai combattenti stranieri in Daghestan si basava sull’alleanza dei governi locali (laici) con gli sceicchi sufi: “Questi gruppi [wahabiti] costituivano una piccolissima ma ben finanziata e ben armata minoranza. Proponevano questi attentai per terrorizzare il cuore delle masse… Creando anarchia ed illegalità, questi gruppi possono far valere la proprio dura ed intollerante versione dell’Islam… Questi gruppi non rappresentano il punto di vista comune dell’Islam, adottato dalla stragrande maggioranza dei musulmani e degli studiosi islamici, per i quali l’Islam esemplifica l’esempio perfezionato di civiltà e moralità. Rappresentano ciò che non è altro che un movimento anarchico con un’etichetta islamica… Il loro intento non è tanto creare uno Stato islamico, ma creare uno stato di confusione in cui possano prosperare.” (Mateen Siddiqui, “Differentiating Islam from Militant ‘Islamists’”, San Francisco Chronicle, 21 settembre 1999)
La seconda guerra cecena venne avviata da Vladimir Putin nel 1999, con l’obiettivo di consolidare il ruolo del governo centrale e di sconfiggere i terroristi ceceni sponsorizzati dagli USA contro la Russia.

False Flags
Il 19enne sospettato viene utilizzato come capro espiatorio. Non è neanche nato in Cecenia. Mentre lui e suo fratello non avevano alcun collegamento con il movimento jihadista, i media statunitensi creano attentamente una “connection cecena”, puntando a un modello di comportamento intrinseco associato ai musulmani: “I fratelli hanno vissuto per 10 anni negli Stati Uniti, nel periodo formativo della loro vita, presentando un comportamento normale per degli immigrati di prima generazione, ha detto Mitchell Silber, un ex agente del dipartimento di Polizia di New York. “La domanda è, che cosa ha catalizzato il cambiamento? Il nazionalismo ceceno? Hanno iniziato con il nazionalismo ceceno e in qualche modo sono passati alla causa della Jihad panislamista” (“Renewed Fears About Homegrown Terror Threat”, WSJ, 20 aprile 2013)
Ci sono prove, tuttavia, dalle testimonianze dei familiari che i fratelli Tsarnaev erano seguiti dall’FBI da diversi anni, prima degli attentati di Boston, e sono stati oggetto di ricorrenti minacce e molestie. Confermato dal Wall Street Journal, l’FBI avrebbe “intervistato” Tamerlan Tsarnaev nel 2011. (Ibid.) Ciò che è evidente è che il governo degli Stati Uniti non sia impegnato a combattere i terroristi. Tutto il contrario. L’intelligence statunitense ha reclutato e guidato i terroristi per più di 30 anni, mentre allo stesso tempo sosteneva l’idea assurda che questi terroristi, che sono in buona fede una “risorsa dell’intelligence” della CIA, costituiscono una minaccia al territorio statunitense. Queste presunte minacce da parte di “un nemico esterno”, fanno parte di una manovra propagandistica dietro la “guerra globale al terrorismo” (GWOT).

Qual è la verità?
Lo sviluppo di una milizia terrorista islamista in diversi Paesi del mondo, è parte di un complesso piano dell’intelligence degli Stati Uniti. Mentre i fratelli Tsarnaev vengono casualmente accusati, senza prove, di avere legami con i terroristi ceceni, la domanda importante è chi c’è dietro i terroristi ceceni? Con una logica completamente contorta, i protagonisti della ‘guerra globale al terrorismo’ contro i musulmani sono gli architetti de facto del “terrorismo islamico”.

La mentalità da “guerra globale al terrorismo”
La mentalità da “guerra al terrorismo” costruisce il consenso: milioni di statunitensi vengono portati a credere che un apparato di polizia militarizzata sia necessario per proteggere la democrazia. Non si rendono conto che il governo degli Stati Uniti è la principale fonte del terrorismo sia nazionale che internazionale. I media aziendali sono il braccio propagandistico di Washington, che ritraggono i musulmani come una minaccia alla sicurezza nazionale. A questo punto della nostra storia, al crocevia della crisi economica e sociale mondiale, gli attentati di Boston hanno un ruolo centrale. Giustificano lo Stato di Sicurezza Nazionale. L’evoluzione degli Stati Uniti a Stato di Polizia viene quindi accolta come mezzo per proteggere le libertà civili. Con la scusa della lotta al terrorismo, le uccisioni extragiudiziali, la sospensione dell’habeas corpus e la tortura vengono giustamente considerati come mezzi per difendere la Costituzione degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, i terroristi, creati e supportati dalla CIA, vengono utilizzati per partecipare ad azioni  terroristiche “false flag” al fine di giustificare l’avvio di una crociata militare globale contro i Paesi musulmani, a cui capita di essere delle economie petrolifere.

“La produzione di stragi”
L’ex comandante del CENTCOM, il generale Tommy Franks che guidò l’invasione dell’Iraq nel 2003, aveva delineato uno scenario di ciò che descrisse come “un grave evento che causa vittime” sul suolo statunitense, (un secondo 11 settembre). Implicita nella dichiarazione del generale Franks era l’idea e la convinzione che la morte di civili sia necessaria per sensibilizzare e avere il sostegno dell’opinione pubblica alla “guerra globale al terrorismo”. “[Un] grave evento terroristico che causi numerose vittime [avverrà] in qualche parte del mondo occidentale; potrebbe accadere negli Stati Uniti d’America, spingendo la nostra popolazione a mettere in discussione la nostra Costituzione e a iniziare a militarizzare il nostro Paese al fine di evitare il ripetersi di un altro grande evento che causi numerose vittime”. (Intervista al generale Tommy Franks, Cigar Aficionado, dicembre 2003)
Mentre l’attentato di Boston è di natura completamente diversa dall’”evento catastrofico” alluso dal generale Tommy Franks, l’amministrazione, comunque, appare impregnata dalla logica della “militarizzare del nostro Paese”, come mezzo per “proteggere la democrazia.” Gli eventi di Boston vengono già utilizzati per galvanizzare il sostegno pubblico a un ampio apparato dell’antiterrorismo interno. Quest’ultimo verrebbe usato assieme agli omicidi extragiudiziali contro i cosiddetti “terroristi radicalizzati interni”: “Dal 2001 la politica dell’antiterrorismo degli Stati Uniti si è concentrata in gran parte nell’uccidere i terroristi all’estero o impedendogli di entrare negli Stati Uniti, ma gli attentati di Boston dimostrano come la diffusione delle tattiche terroristiche trascenda facilmente le frontiere. Contrastare piccoli gruppi di individui negli Stati Uniti può essere un compito tormentato”.
Bruce Riedel, direttore del Progetto Intelligence presso la Brookings Institution, un think tank apartitico di Washington, ha detto che l’attentato di Boston è probabilmente un presagio. “Siamo propensi a vederlo come il futuro fronte delle minacce terroristiche negli Stati Uniti“, ha detto, aggiungendo che il caso di un piccolo numero di radicali che vivono e complottano negli Stati Uniti, è “il peggiore incubo della comunità dell’antiterrorismo: il terrorismo interno di estremisti che acquisiscono le proprie capacità tramite Internet.” (WSJ, 20 aprile, op. cit.)
Il “grave evento terroristico che causa numerose vittime” è stato confermato dal generale Franks quale cruciale punto di svolta politico. Gli attentati di Boston costituiscono un punto di transizione, uno spartiacque che contribuisce in definitiva alla graduale sospensione del governo costituzionale?

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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