Un editoriale al fulmicotone di Alessandro Sallusti, dettato dalla rabbia per la fine miserevole che sta per fare il suo editore e padrone, prossimo al bandimento dall’Assemblea legislativa ed inseguito dalle Procure di mezzo Stivale, squarcia il velo d’ipocrisia ricamato, dai servi di ogni partito e da tutta la stampa ufficiale, intorno alla figura di Giorgio Napolitano.
Il Presidente della Repubblica è il vero dominus di questa devastante fase storica. Nonostante siano ormai state certificate le gravi interferenze del Colle nelle questioni politiche decisive degli ultimi anni, ben oltre la normale moral suasion che la Carta riserva all’istituzione, persiste l’aura di intoccabilità del Capo dello Stato, alimentata da tutte le forze (o, meglio, debolezze) dell’arco costituzionale.
Dietro la guerra in Libia e la successiva caduta di B. via spread, dietro l’avvento del burocrate Monti e le sue dimissioni anticipate senza passare dall’Aula, dietro l’operazione larghe intese che ha portato Letta al governo in spregio alla volontà popolare, dietro tutto ciò ci sono gli “editti” indiscutibili ed infallibili di Re Giorgio.
Il tracollo del Sistema-Italia è opera sua e suo è il disegno suicida contemplante la svendita dei principali asset strategici pubblici, per riparare al debito e tenersi buone le cancellerie mondiali, già in coda per mangiarsi i nostri tesori industriali.
Prendendo in considerazione questi innumerevoli aspetti negativi è difficile non dare un giudizio consequenziale dell’operato di Napolitano: egli è stato, senz’altro, il peggior Presidente della storia della Repubblica.
Dice Sallusti a Napolitano: “…Lei è il capo di una cospirazione che sta cercando di sovvertire la volontà popolare. Lei è un vecchio inacidito e in malafede indegno di occupare la più alta carica dello Stato. Lei vuole zittire milioni di italiani come ha zittito la Procura di Palermo che aveva trovato le prove delle sue malefatte. Lei ha il pallino di zittire i cittadini che manifestano per la libertà… Lei per scalzare Berlusconi ha comperato prima Mario Monti con la carica di senatore a vita, facendolo pagare a noi fin che campa. Fallita la missione ci ha riprovato comperando un pezzo della dirigenza Pdl, quello più debole, compromesso e ricattabile. Ha taciuto sulle nefandezze della magistratura, ha venduto il Paese a Stati esteri, Germania in primis. Noi non ci faremo intimidire dalle sue minacce. Lei è un golpista…”.
Un po’ tardi per svegliarsi. Peraltro, questa invettiva posticipata, dettata dalle ragioni personali del capo – quelle di un certo Silvio Berlusconi che fino all’ultimo istante ha cercato una mediazione con i suoi presunti persecutori, anche predisponendosi a sacrificare l’Italia per preservare i suoi infimi interessi di bottega – è ulteriore indice di complicità di chi sapeva questo (ed altro), come Sallusti, ma ha taciuto nella speranza di un salvacondotto AD PERSONAM . Inoltre, la denuncia del direttore del Giornale viene depotenziata dal solito anticomunismo sciocco, in assenza di comunismo, che annebbia perennemente la vista dei sedicenti liberali, anche loro depositari di colpe immani in questa catastrofe totale. Affermare che Napolitano è un comunista è una forma di disprezzo per la verità e i fatti.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Questo verrebbe da dire, se non fosse che a rimetterci, proprio a cagione della proverbiale codardia dei berlusconiani, muti e immobili nelle ore fatali, e del tradimento di tutti gli altri, gli antiberlusconiani ed anti-italiani, siano stati i connazionali.
Martoriato su tutti i fronti, interni ed internazionali, da una classe dirigente incompetente, ignorante e venduta al peggior offerente, il Belpaese affonda. Naturalmente, i primi ad abbandonare la nave sono i topi. Vero Sallusti?