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La verità sul caso Harry Quebert / Joël Dicker; trad. di Vincenzo Vega. Milano: Bompiani, 2013.
Ed eccolo qua, il perfetto libro da leggere durante la vacanza estiva. Di quelli che quando hai finito di leggerli, dopo poco ti accorgi che non sono poi questo gran capolavoro, ma mentre leggi ti tengono incollata alle pagine trascinandoti nel loro mondo e incuriosendoti con la loro capacità di creare aspettative e colpi di scena.
Innanzitutto colpisce che uno scrittore svizzero qual è Joël Dicker ci porti nella provincia americana dei giorni nostri e degli anni Settanta con tale maestria letteraria. Effettivamente le atmosfere potrebbero tranquillamente ricordare quelle di scrittori genuinamente americani. Potere della letteratura!
E del resto proprio con la letteratura il nostro scrittore gioca la partita principale di questo libro.
Prima di tutto perché protagonisti sono due scrittori, Marcus Goldman, che è alle prese con il blocco dello scrittore dopo aver scritto un primo libro di successo, e Harry Quebert, il suo maestro e mentore, nonché principale indiziato dell’omicidio di Nola Kellergan avvenuto nel 1975 ma il cui caso viene riaperto dopo che i resti del suo corpo sono rinvenuti nel giardino della casa di Quebert.
In secondo luogo perché molte parti del romanzo sono presentate come estratti del libro che Goldman sta scrivendo, nonché del romanzo che ha reso famoso Quebert, Le origini del male.
Infine, ciascun capitolo (per un totale di 31, numerati al contrario) è introdotto da un consiglio sulla scrittura dato da Quebert al giovane Marcus subito dopo l’università.
E così il lettore si trova imprigionato in questo gioco meta letterario durante il quale sa benissimo che lo scrittore gli sta costellando il percorso di indizi a vari livelli, ma sa anche di essere in una posizione di inferiorità, in questo condividendo la sorte di Marcus Goldman che a sua volta sta cercando di ricostruire il puzzle che spiegherà la vicenda di Nola Kellergan e forse dell’intera cittadina di Aurora dove si sono svolti gli avvenimenti.
Alla fine si ha l’impressione che l’autore si innamori troppo della sua storia e calchi un po’ troppo la mano con i colpi di scena e le ricostruzioni rivelatorie, ma la suspence regge fino in fondo.
Decisamente consigliato a chi vuole una lettura appassionante e avvincente come una serie tv all’ombra dell’ombrellone o sulla veranda di casa.
Voto: 3,5/5
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