Il libro…
Copertina dell'edizione
americana
Questo bestseller da 300.000 copie vendute in Italia per alcuni lettori èuna sorta di guida filosofica e metro di paragone per l’esistenza, per altri un compendio dissacratore all’insegna dell’umorismo yddish, in cui solo il padre Izzy Panofsky supera il figlio, pur restando anche un giallo esistenziale in cui il lettore è il primo ad amare, odiare e giudicare, come in un vero tribunale (voi da che parte state, colpevolisti o innocentisti?) un uomo complesso, pieno di vizi e difetti come Barney. Si è perennemente spinti a dubitare di Barney fino alla fine (non è da tutti scrivere libri che svelino il mistero letteralmente all’ultima riga e, anche qui, onore a M. Richler) , vuoi per le accuse mossegli, vuoi perché è cinico e fa cose deprecabili, vuoi per l’Alzheimer che lo rende inaffidabile, vuoi per il figlio Michael che riordinando la “Versione” prima che il lettore la legga, la riempie con puntigliose note a piè di pagina che fanno da contrappunto alla confusione di Barney e suscitano un ennesimo elemento di sospetto contro di lui, quello di un figlio proprio mentre sta redigendo le memorie difensive del padre.
…dal libro al film…
Stando così le cose, non era certo facile fare un film che si deve inevitabilmente confrontare con un colosso di successo narrativo contemporaneo, a differenza dei classici di tempi andati. Per questo viene affrontato con quel timore reverenziale che mantiene la storia pressoché inalterata prosciugandola dai troppi episodi indipendenti che costellano il libro .
Paul Giamatti e Dustin Hoffman in una scena del film
In sala, tra il pubblico, spesso le persone si domandano chi ha già letto il libro. Questione non retorica perché sottende una certa paura di aver buttato via i soldi del biglietto (a proposito, è capitato anche a voi?). Invece, proprio chi ha già letto la “Versione” si deve ricredere durante la visione del film.La pellicola è riuscita perché trova una sua dimensione autonoma non tanto quando il regista Richard J. Lewis sceglie di discostarsi dalla trama con il dubbio spostamento degli avvenimenti dalla Parigi postbellica e intellettuale alla Roma della dolce Vita che poco c’entra, ma quando punta ad elementi di forza emotiva che solo la recitazione può trasmettere.Allora, anche chi ha già letto e osannato il libro sta attaccato allo schermo grazie alla forza interpretativa dell’antidivo Paul Giamatti nei panni di Barney – e qui sfodera un’occasione forse da Oscar (…si accettano scommesse) e alla certezza di un Dustin Hoffman nelle vesti del padre ex poliziotto, Izzy Panofsky.Oltre a mantenere un umorismo yiddish, comunque molto più addolcito, nel film appaiono elementi come la debolezza di un uomo di fronte all’amore o alla malattia che rende dementi (Giamatti è bravissimo anche a fare il malato di Alzheimer) che nel libro non raggiungono questi livelli di profondità. Barney qui è un uomo che pur con tutto il suo cinismo ci fa commuovere (alcuni fino alle lacrime), lo sentiamo vicino ancora una volta ed in modo diverso dal libro proprio quando tradisce Miriam e capisce di aver tradito sé stesso, l’autenticità del suo amore.WAYNE
Dati film:Titolo: La versione di BarneyTitolo originale: Barney’s Version Regista: Richard J. LewisSceneggiatura: Michael Konyves (romanzo: Mordecai Richler) Interpreti: · Paul Giamatti (Barney Panofsky)· Dustin Hoffmann (Izzy Panofsky) · Scott Speedman (Boogie)· Rosamund Pike (Miriam) · Rachelle Lefevre (Clara)Anno: 2010Paese: Italia, CanadaColore: coloreDurata: 132 minuti Genere: drammaticoInternet Movie Data base