La via breve

La via breve

30 luglio 2015

Per nove anni ho fatto la strada lunga. Dieci chilometri in più di quanti avrei potuto farne se avessi scelto la strada che invece percorro da due giorni. Se per nove anni mi sono inutilmente complicato la vita, un motivo c'è: la via breve mi mette malinconia. È una questione di decenza. Sulla via breve per esempio incontro le pizzerie tavola calda, i centro cucine, i cornetti night, cose così. In più ieri, alle sette del mattino, m'ha attraversato la strada un vecchietto in canottiera con un marsupio della Roma e un paio di pantaloncini della Lazio che gli cadevano enormi sopra le gambe storte, flosce e rinsecchite. Ma da due giorni ho deciso che posso sopportare la malinconia. Il fatto è che vado a lavoro dal lunedì al venerdì, e tra andata e ritorno, per nove anni, ho percorso ogni settimana cento chilometri di troppo. Quattrocento al mese. Quattromilaottocento all'anno. Quarantatremiladuecento in nove anni. Ho speso un totale di settemilacinquecentosessanta euro di benzina, soldi che avrei potuto risparmiare se avessi percorso ogni giorno la via breve. Ora dovrei dire che improvvisamente sono di buon umore. Non ce n'è ragione. O forse sì. In nove anni ho pagato settemilacinquecentosessanta euro per un'impresa che s'è rivelata fallimentare: scampare alla malinconia.

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