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La via sacra a Palazzo Strozzi

Creato il 08 gennaio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Rush finale per “Bellezza divina tra Van Gogh, Chagal e Fontana”, una delle mostre più ambiziose e preziose del 2015, meritatamente programmata fino a Gennaio 2016 nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze. Esposizione lussuosa e sapiente, curata da Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi, Carlo Sisi, “Bellezza divina” rappresenta un invito progressivo, persuasivo, potente, a un’arte da meditazione, sbaragliando occhi e testa, proponendo domande, suggerendo possibili risposte, offrendosi, consapevolmente, come un origami visivo flessuoso dal baricentro d’acciaio.

Dal presepe fittile di Arturo Martini all’epifania del britannico Stanley Spencer, l’esposizione seleziona un secolo prossimo di opere d’arte di grande respiro all’insegna di fede e spiritualità, valicando, di gran lunga, la frontiera della rappresentazione dell’esercizio liturgico di ordinaria cronaca e affacciandosi, con rigore di decifrazione, alla storia intima del noumeno e del sentimento del sacro.

Dal Cristo bianco di Chagall, apoteosi emblematica della fraternità violata, che accomuna, ai piedi della croce del martirio, l’umanità spogliata violentemente della sua identità e della sua anima, a Otto Dix, che veicola nella passione del Signore e nel suo impeto liberatorio, incandescente, un singulto vigoroso del dissenso all’aggressione nazista, nel nome di un Dio che sostiene i deboli e aliena l’arroganza, la mostra concede ampi spazi di raccoglimento alternati a grandi illuminazioni.

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Non manca la devozione, come il rito dei contadini manzoniani dell’Angelus di Millet dove è sintetizzato un saluto crepuscolare al sole fra nembi turneriani, il rosa di Chardin e un anticipo del giovane Monet. E prima di questi, con prodigalità, vedrete altri capolavori frutto di una cernita accurata e di prestiti autorevoli e lusinghieri: Moreau, Morelli, Bouguerau, Segantini, Capogrossi, Previati, Guttuso, Picasso, per citarne solo alcuni e con il timore in queste poche righe di tralasciarne troppi. Non poteva mancare la Madonna di Munch, circondata da spermatozoi inerti, affiancata da un feto privo delle consuete pieghe morbide dell’infanzia accondiscesa. Lungi dall’essere blasfemo, Munch ci parla di un’umanità abortita, esangue: quel Cristo appena nato che dovrebbe garantirne la salvezza, perisce egli stesso, svuotato di linfa.

Scriveva al tempo Nietzsche nella Gaia Scienza: “Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione?”.

Fino al 24 Gennaio a Palazzo Strozzi, non mancate di procedere anche voi la vostra via dell’arte sacra, questa saprà darvi delle risposte.

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