Sabato mentre ero in gita e fingevo di essere la figlia acquisita di una siciliana e un lombardo (biondo naturale con entrambi i genitori terroni) iniziammo a parlare del più e del meno, di quello che ci piaceva e quello che non ci piaceva e del perché alle 18 non avessimo ancora iniziato a bere. Quando la domanda non trovò risposta ci recammo in un simpatico caffè in una zona molto fica di Lisbona, il bar in questione era arredato come la casa di Alice nel Paese delle meraviglie o come la casa della tizia di Ragazze Interrotte, quella in cui la tizia si impicca per capirci. Io ordino la mia sbobba gluten free, loro ordinano birre, il cameriere per due volte mi dice che le cose che ho ordinato non ci sono, quindi amareggiata mi prendo un insalatona che con i postumi da hangover mi fece venire ancora più voglia di vomitare. Prendemmo il nostro vassoio, ci girammo e ci accorgemmo che il simpatico café aveva quattro tavoli in croce tutti occupati. Guardiamo bene e ci accorgiamo che un tipo con mac e bottiglietta d’acqua occupava un tavolo da quattro persone. Il fidanzato della mia amica disse: “io odio i radical chic che occupano i posti al bar solo per fare i radical chic” io gli diedi ragione.
Oggi però è dicembre, e a dicembre tutti sono più buoni, persino io, quindi voglio spiegare a voi amici radical perché siete riusciti a rovinarmi la vita piano piano e lo farò con calma.
Prima di tutto vi sedete nei bar e vegetate per ore, solitamente questi bar sono biologici, carini e simpatici ma, cosa più importante, vendono cose gluten free. Vedervi che vegetate per ore in questi locali solitamente grandi tanto quanto lo sgabuzzino della bidella mi riempie il cuore di collera, anche perché io non ho tanta scelta o mangio roba gluten free o sto male per le ore successive, voi invece potete scegliere quindi RAUS.
Voi radical siete nati nella città, ne sono certa, vi siete insinuati nella vita delle povere persone e avete convinto anche gli abitanti della campagna ad essere come voi. Io vi vedo, vi studio, vi spio e vi dico che contagiare persone pure e caste non va bene. Quando studiavo al DAMS accettavo i pipponi di certi miei compagni di corso che non sapevano neanche chi fosse John Waters o la Sellerona ma parlavano per ore di registi uzbechi sconosciuti, e accettavo sta gente solo per il fatto che mi servivano i loro appunti. Quando uscivo con i miei amici li deridevo, tornavo a Fratte C. e con immensa gioia tornavamo a parlare dei bei tempi in cui il mio amico arrivava in classe alle medie raccontandoci la puntata di colpo grosso. Bene, adesso anche qui a Fratte C. tutti a parlare di registi uzbechi, aperitivi solo nei locali fichi, teatro impegnato e, udite udite, anche qua impazza il panico da bio. Allora, noi in campagna abbiamo una cosa buona, bene o male riusciamo a mangiare tantissime cose che arrivano dal nostro orto, dal contadino o dal vicino di casa. Se devo spendere mille milioni di euro per comprare una cosa che Pino il mio vicino mi da a pochissimo prezzo sarei un po’ cretina no? E invece no! Anche qua tutti co sto biologico e biologico e leggono le riviste da donna e vanno dall’erborista a chiedere robe che non si sono mai sentite, un giorno una ti dice che sta cosa ti farà ringiovanire e la volta dopo ti dice che è tossica… insomma non si capisce più nulla.
Ma quelli che di sicuro devono farsi un esame di coscienza, quelli che devono sfruttare questo periodo di ferie per fare retrofront e restituire pace alla mia vita sono i radical chic politico impegnati. Anche questa categoria a Bologna mi faceva abbastanza ridere ma qua a Fratte C. raggiunge i limiti dell’assurdo. Prima di tutto queste persone, esattamente come i leghisti, mi vedono come un’extracomunitaria, e io mi chiedo “ma mi avete sentito parlare?” Seconda cosa la smettete di mettere in giro la voce che noi neri siamo tutti buoni per forza e i veneti sono tutti stronzi per forza. Prima di tutto perché sei veneto anche tu e non deve essere salutare questa schizofrenia, poi io mi impegno per essere stronza e lo faccio con tenacia da anni, poi arrivi tu e cerchi di smontare tutto, non si fa non è gentile. Ma la cosa che più ci avete levato voi radical politici e impegnati è la gioia di andare in osteria. Da un po’ di tempo per colpa loro l’osteria è il nuovo club di tendenza e l’oste che non è di certo uno stupido (se lo fosse sarebbe un normale barista o barrista come dice la mia amica pugliese) non si è fatto sfuggire questa nuova tendenza alzando tutti i prezzi e nascondendo i bottiglioni di vino. Entri in osteria e durante il weekend non puoi neanche giocare a carte perché non è bello sentire bestemmiare durante le feste. MA SCHERZIAMO? In Veneto? Una regione in cui almeno uno in famiglia è devoto al san bestemmia. Ma allora levateci anche gli adesivi della padania indipendente e di roma ladrona. Continuate a toglierci certezze riducendoci a niente.
Beh insomma mi fermo qua e dico, cari radical, io vi ho spiegato le mie ragioni con calma, spero che voi riflettiate, spero che non roviniate il natale di noi poveri abitanti di campagna che vogliamo tornare a bere vino a 70 centesimi, giocando a carte, bestemmiandoci in faccia con le scritte di padania libera attaccate sui tavoli.
Con tanto amore
Michela.