Una delle statue ritrovate nella piscina
della villa di Messalla Corvino
La villa era citata da diverse fonti antiche. Dagli ambienti termali, ornati di mosaici, sono emerse tubature con la dicitura Valerii Messallae ed a confermare l'appartenenza al famoso Messalla è stato il ritrovamento di un altro ambiente poco lontano: la natatio, piscina all'aperto di oltre 20 metri di lunghezza, con le pareti dipinte di azzurro. Dall'interno della vasca sono riaffiorate una serie di sculture straordinarie: sette statue integre, con mutilazioni ricostruibili, di oltre due metri di altezza. In antico rappresentavano il mito di Niobe e dei Niobidi.
"Una di quelle scoperte che capita una sola volta nella vita di un archeologo", ha detto Aurelia Lupi, a capo degli studiosi della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio che, tra giugno e luglio 2012, hanno aperto una campagna di sondaggi preventivi nella zona dove doveva sorgere un edificio abitativo lungo la via dei Laghi.
Le statue ritrovate dovevano ornare i lati della piscina ed un basamento in peperino posto al centro della vasca. Per secoli sono rimaste nascoste dalla terra che le ha custodite gelosamente, dopo che un terremoto del II secolo d.C. le ha fatte crollare all'interno della vasca.
"Le sculture ci offrono nuove testimonianze sull'iconografia di Niobe" è la dichiarazione di Alessandro Betori, direttore scientifico degli scavi. "Nel gruppo spiccano due figure maschili di giovani colti nell'atto di osservare l'eccidio dei fratelli, che appaiono a tutt'oggi inediti. E soprattutto la villa da cui provengono appartiene a Messalla, protettore di Ovidio. Non è un caso che la descrizione più vivida del mito di Niobe si trovi proprio nel suo capolavoro, le Metamorfosi. Da assiduo frequentatore del circolo, il poeta avrà forse avuto modo di vedere il gruppo dei Niobidi in tutto il suo splendore e di rimanere ispirato".