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La Villa Farnesina a Roma

Creato il 22 settembre 2011 da Witzbalinka

Lo scrittore di Samoa Albert Hanover nel suo libro Il giorno che mi manca racconta che da quando ha udito parlare per la prima volta della figura di Agostino Chigi lo ha sempre collegato mentalmente al grande Gatsby. Nonostante i quattrocento anni che separano i due personaggi, in maniera simile a quel che fece Jay Gatsby nello straordinario romanzo di Scott Fitzgerald, il ricco banchiere papale Agostino Chigi si fece costruire, tra il 1508 e il 1511 a Roma, una villa sontuosa, nello stesso luogo dove si narra che Cesare ospitò segretamente Cleopatra, ripiena delle più straordinarie opere d’arte, buona parte delle quali vennero vendute circa cinquant’anni più tardi, insieme alla stessa villa (comprata dai Farnesio nel 1577, da cui deriva appunto il nome di Villa Farnesina: http://www.lincei.it/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=27 quando i Chigi conobbero il sapore della rovina a causa dello stile di vita sfrenato di Agostino, che ricalcava in parte quello dell’imperatore Augusto.

villa farnesina

Ad Hanover piaceva pensare a Chigi come ad un precursore di Gatsby, sospirando in qualche angolo della sua favolosa casa per un amore incancellabile e ormai passato, dal quale lo separava un ostacolo gigantesco ma ancora aggirabile, inzuppato fino al midollo da una invincibile e debilitante malinconia. Lo immaginava così, senza sigaretta naturalmente (Gatsby lo immaginava spesso con una sigaretta accesa in mano), ma discosto dalle feste che egli stesso organizzava, e che divennero ben presto leggendarie, al punto che un romano che moriva senza essere stato invitato almeno una volta, o senza essere riuscito a parteciparvi in qualche maniera, non poteva dire di aver vissuto la vita pienamente.

Discosto e sospirante a causa di quell’amore spettrale di cui desiderava attirare l’attenzione, che provava inutilmente a combattere e dimenticare, e che probabilmente risiedeva sull’altra riva del Tevere. Altri due aspetti che univano entrambi i personaggi nella mente di Hanover erano il passato nascosto e la natura più che dubbiosa dei loro colossali affari. Ovviamente, essendo Roma il posto e il Rinascimento l’epoca storica, quelli dei Chigi furono espedienti di diversa natura. Al posto di artisti del cinema e di music-hall, di cantanti jazz e golfisti, di banchieri e scrittori, i saloni della villa si riempivano dei grandi artisti del momento, e non è difficile pensare a Chigi come ad un antico mecenate, essendo prediletto del papatoo, dei Borgia, dei Medici e dei Montefeltro.

Quel che è significativo per Hanover sono i temi di cui fanno sfoggio le decorazioni delle stanze della villa, delle quali vennero incaricati Raffaello e i suoi discepoli, tra cui troviamo Giulio Romano, e che vanno dalla Loggia dedicata alla splendida e impressionante storia di Eros e Psiche, raccontata nel II secolo dalla deliziosa narrazione di Apuleio nell’Asino d’oro (probabilmente Scott Fitzgerald aveva letto anche la stupenda versione di Walter Pater nel quinto capitolo de Mario l’epicureo), fino al dormitorio dove troviamo le Nozze di Alessandro e Rossana, passando per la splendida sala della Galatea.

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Ostaggio della sua propria fantasia, Hanover non sapeva molto della biografia di Chigi. Quando, per caso, conobbe alcuni dettagli della sua vita amorosa, fu soddisfatto nel constatare che la sua immagine corrispondeva in parte a quella negativa e spattacolare di Gatsby. Visitate Villa Farnesina quando affitterete appartamenti a Roma

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