Magazine Pari Opportunità

La violenza non ha né razza né sesso ha un genere!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Da una settimana piovono critiche sul post che ho scritto per parlare del fenomeno di stupro nel nostro Paese. Ho scelto volutamente un titolo provocatorio e ho pubblicato i dati del Viminale che evidenziano come gli italiani siano autori del 60% degli stupri rispetto ad un 40% degli immigrati. Molti blog se la sono presa contro la mia presunta scarsa conoscenza matematica, senza tenere conto al mio intento provocatorio che a quanto pare ha funzionato, dato che le critiche hanno sbarcato perfino i confini nazionali, arrivando fino ad un blog contro l’immigrazione islamica.

Se io non conosco la matematica bisognerebbe veramente chiedersi come mai un blog appartenente ad un altro stato ha la presunzione di giudicare la realtà di un paese senza averci vissuto, misteri della vita!

Ma passiamo ai fatti: se gli stranieri compiono il 40% degli stupri e sono solo il 7% della popolazione, vi è chiaro certamente che stuprino di più, ma a nessun razzista è venuto in mente che qui si tiene conto degli stupri denunciati?

In tutto il mondo lo stupro risulta essere il fenomeno più sommerso, perché poche vittime hanno coraggio di denunciarlo. Il perchè? sentimenti di vergogna, paura, mancanza di giustizia, paura di non essere credute, dover fare i conti con un processo in cui la vittima dovrà rivivere lo stupro, pregiudizi, violenza psicologica…inducono le vittime a preferire il silenzio.

La statistica è parziale perché non tiene conto del sommerso e del contesto in cui avvengono gli stupri. Per questo mi sono procurata un’altra ricerca che rivela come la maggior parte degli stupri  italici avvenga proprio in quei contesti dove è più difficile denunciare, la famiglia, fenomeno meglio incorporato nella cosiddetta violenza domestica.

[...] solo il 6% degli stupri in Italia è commesso da persone estranee alla vittima: “Se anche considerassimo che di questi autori estranei la metà sono immigrati – ha spiegato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell’istituto di statistica – si arriverebbe al 3% degli stupri; se ci aggiungessimo il 50% dei conoscenti, al massimo si arriverebbe al 10% del totale degli stupri a opera di stranieri”.

Denunciare il proprio partner è difficile, non solo per paura ma sopratutto perché come abbiamo visto in tanti casi, difficilmente si ottiene giustizia. Consideriamo anche che non è solo il partner a compiere violenza ma anche persone molto vicine alla vittima, come amici e conoscenti. E’ ovvio che non si tiene conto che gli italiani stuprano in contesti in cui la vittima difficilmente denuncia. La maggioranza degli stranieri, invece, stupra all’esterno delle mura domestiche, aggredendo spesso sconosciute anche se pure in questo caso non è da escludere il sommerso, ossia straniere stuprate in famiglia.

Il mio post non è a difesa degli immigrati, ci mancherebbe, ma è contro la strumentalizzazione dello stupro da parte di chi vuole fare una crociata contro l’immigrazione. Abbiamo visto che tutte le culture stuprano, perfino la nostra che è anche talmente sessista che arriva a giustificarlo lo stupro.

Giustificare uno stupratore e’ classico di un paese la cui sessualità è ancora costruita in termini androcentrici. Nell’opinione comune, ancora oggi, l’uomo che va con tante donne è considerato un cacciatore ed è per questo motivo di vanto, se lo fa la donna è motivo di riprovazione sociale. Se lo stupratore viene giustificato è perché, appunto, si pensa che l’uomo è cacciatore. La donna, invece, oltre ad essere considerata un oggetto, quindi per questo motivo stuprabile, viene pensata da una parte come ad una vittima che deve proteggersi in quanto sesso debole e dall’altra come il diavolo tentatore che provoca l’uomo con la sua sensualità.

Lo stupro è una costruzione sociale che ha origine dalle società patriarcali e nasce dalla cultura dello stupro che separa le donne (identificate come potenziali vittime) dagli uomini (identificati come i predatori). Ci sono però società matriarcali dove sono le donne a stuprare e uccidere gli uomini, perché appunto la violenza è un gioco di potere. Se il potere ce lo hanno gli uomini è ovvio che sono loro per la maggior parte dei casi ad usare violenza, non ci vuole molto a capirlo. Infatti il grado di parità di genere si misura dal numero di violenze e discriminazioni che si consumano su un determinato genere.  Se una società fosse completamente paritaria non ci sarebbero né stupri, né femminicidi, né ruoli imposti, né discriminazioni. Nessuno nasce stupratore né violento. Chi continua a pensare che tutti gli uomini sono potenziali stupratori o assassini per ragioni biologiche, per cui le donne dovrebbero evitare “di provocare” non è nient’altro che un sessista.

Perché le donne sono per lo più vittime di violenza? Perché nella maggior parte dei casi la violenza è maschile?

Una questione culturale. Sin da bambini uomini e donne sono stati socializzati in maniera differente. Alla bambina viene insegnato che la violenza è prerogativa maschile e non sta bene che una signorina sia violenta quantomeno sessualmente aggressiva. Alle fanciulle viene insegnato che la sessualità deve correre nello stesso binario del romanticismo in stile vittoriano. E’ vietato avere istinti sessuali forti, attivi e quanto meno violenti, considerati prerogativa maschile, quindi motivo di riprovazione sociale.

Per lo stesso motivo lo stupratore viene giustificato. La riprovazione sociale colpisce la donna prima di mettere in atto l’istinto violento tipico di tutti gli esseri umani. Se pensiamo che una donna che compie atti sessuali con il consenso del maschio subisce lo stigma della prostituta, possiamo benissimo immaginare se essa accompagnasse il sesso alla violenza. La violenza appartiene a tutti gli animali, ma è la cultura a stabilire da chi dev’essere coltivata o enfatizzata o come dev’essere utilizzata, se a proposito o sproposito.

La violenza di solito è positiva.  Gli animali la usano per difendersi o per nutrirsi, mai per sopraffare qualcuno. Pensiamo agli umani e  quando una persona la usa per difendersi da un aggressione. Se una persona non è socializzata ad essere “violenta”, diventerà potenzialmente vittima e sarà impossibile che essa si difenderà quando è in pericolo. Le donne sono state per secoli vittimizzate in modo che gli uomini le sottomettessero meglio, da una parte con la violenza negativa, dall’altra con la protezione paternalistica.

Non abbiamo scelto né deciso noi di essere il sesso debole come non abbiamo scelto noi di essere per forza sessualmente seducenti. Spiego meglio. E’ facile raccomandare alle donne di stare attente, a non uscire di notte, a non vestirsi così eccetera, rimproverando quindi una debolezza fisica che non è stata scelta dalle donne ma da una parte è naturale (a causa della conformazione fisica) e dall’altra è culturalmente appresa (con la violenza repressa)  o meglio imposta dal patriarcato, comportandosi da paternalisti ed etichettando le donne come potenziali vittime per cui dovrebbero chiudersi in casa ed essere protette, ma poi quando chiediamo le quote rosa e lottiamo contro la violenza ci accusano di non comportarci come dei panda e di non fare le vittime.

E’ facile anche dare della puttana a tutte e accusare alle donne di vestire da zoccole, come dicono i gonnellati che poi se ne lavano le mani chiedendo scusa alle donne e ritirando le loro tonache. Nemmeno la nostra conformazione fisica femminile, la forma del nostro sedere, la taglia provocante del nostro seno li abbiamo scelti noi. Non si può dare la colpa ad una donna di essere nata femmina o di essere troppo bella o seducente. E’ un fattore naturale.

Nemmeno  il mestiere di “puttana” e i “vestiti da zoccola” ce li siamo inventati noi. La prostituzione è il mestiere più antico del mondo e vende benissimo, in Italia e nel mondo occidentale ad esempio sono tantissimi gli uomini che comprano sesso, per non parlare di chi sta a capo, i magnaccia. Però la parola prostituta viene usata per offendere le donne e molti uomini disprezzano le prostitute, perché come al solito la responsabilità è delle donne.

E che dire degli stilisti? la maggior parte sono uomini e sono loro a disegnare i vestiti che molti definiscono da “puttana” e provocanti. Nemmeno la chirurgia estetica o i canoni estetici che ci vogliono tutte tettone, l’abbiamo inventati noi. E’ sempre la cultura patriarcale ad aver educato le donne a mettere in mostra la sensualità, a dare più importanza all’aspetto estetico, ad inventare la figura della donna-oggetto. E’ la cultura berlusconiana ad aver inventato le veline con buona pace di chi scarica le responsabilità alle donne, dando della puttana alle donne e da all’altra parte scagliandosi contro quelle come noi che siamo contro le immagini che screditano le donne.

Perché noi femministe veniamo accusate di essere puttane quando sdoganiamo la libertà di vestirci come ci pare e moraliste quando vogliamo che il corpo femminile non venisse più rappresentato come oggetto nei mass-media. Ho visto, infatti, pochi uomini prendersela contro il modo in cui le donne vengono rappresentate nei media, dove devono usare il corpo per fare ascolti e per eccitarli ma troppi che accusano le donne di vestire come zoccole il sabato sera e provocare gli stupri e chissà perché.

Perché il vero problema sono proprio le contraddizioni che emergono sul rapporto tra i generi. Perché una donna non può rapportarsi con un uomo o viceversa? Perché per secoli è stato costruito un muro così alto che separa maschilità con femminilità? Forse è questo che è causa dei conflitti di genere tra uomo e donna?

La sessualità è una delle forme di comunicazione che avvengono tra uomo e donna. Una delle cose che dovrebbe dare vita ad un lungo studio sociologico, è il problema per cui una donna dovrebbe mostrarsi disinteressata al sesso a tal punto che deve schifarsi. Il problema è proprio il fatto che questo retaggio è un prodotto della cultura patriarcale come prova della virtuosità della donna. Quello che mi sono sempre chiesta è se questo fatto non rischia di provocare una certa frustrazione maschile, dovuta dal fatto di non essere desiderato da una donna?

Eppure mi sono sempre chiesta se lo stupro derivi proprio da questo. L’uomo che impone il rapporto sessuale con la forza perché vuole inculcare alle donne che non sono loro a dover desiderare il sesso, che non dovrebbero amare il sesso ma subirlo come un dovere. Oppure che lo stupro nasca dalla frustrazione sessuale di non essere desiderati (infatti scatta dopo il rifiuto di una donna o quando sono certi che lei rifiuta, come è logico se no si tratterebbe di rapporto consensuale), danno tra l’altro prodotto dall’educazione patriarcale. O che, altra ipotesi, nasca dal fatto che si vuole imporre alla donna una gravidanza, come prova del fatto che è diventata proprietà di quell’uomo. Come dicevo appunto in un altro post, ancora oggi, un uomo che riesce a spargere il proprio seme (e quindi ad ingravidare) viene visto come un vanto. Infatti, non a caso, l’aborto è considerato un sacrilegio.

Se queste ipotesi sono tutte vere allora lo stupro è figlio della cultura dello stupro che non ha nazione, non ha sesso, ma solo un genere.



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