C’è sempre un uomo che sa “cosa vogliono le donne”. E ci sarà sempre, ovvio. Così, su La Stampa del 29 giugno, Massimo Gramellini ha deciso di essere quell’uomo.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1207
Il giornalista ci propone una favola: non sua e neppure carina, visto che ripropone il solito stereotipo donna bella-donna brutta, con un diritto di “scelta” dell’uomo.
Ma l’aspetto inquietante dell’articolo non è la trama della storiella.
E neppure lo stereotipo proposto: tanto noi donne ormai sappiamo bene di essere misurabili-misurate con il metro della “fanciulla incantevole”.
L’aspetto inquietante dell’articolo è la conclusione-dedica, posta dall’autore tra parentesi: “(Dedicato ai maschi privi di educazione sentimentale e incapaci di evolvere, che perseguitano le donne che non li desiderano o non li desiderano più, arrivando a picchiarle e addirittura a ucciderle, come è accaduto ancora ieri a Legnano)”.
Ah, ecco. Quindi la favola serve come input educativo ai maschi che prendono a calci e pugni le donne. O addirittura le uccidono.
Sì, a Legnano è morta una donna e madre di 39 anni, colpita più volte con un mattarello dal marito.
E a leggere favole, a me viene la pelle d’oca.