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La virtualità tra realtà ed illusione

Creato il 23 settembre 2012 da Tabulerase

La virtualità tra realtà ed illusioneUn  vigile ad un bambino: -Non piangere, piccolino, troveremo i tuoi genitori. Qual è il tuo indirizzo?

E lui :-  [email protected]

Questa è  una delle tante vignette che circolano sul web e che sottolineano  la preoccupazione, soprattutto da parte del mondo adulto e dei meno avvezzi all’uso di internet e dei social network, riguardo la diffusione di una dimensione virtuale che  si  sta progressivamente sostituendo alla realtà esperita. Amicizie, incontri, giochi, sesso, affari, viaggi … tutto sembra possibile con un click, una vita parallela a portata di mano, sempre disponibile ed accessibile, economica, spesso più entusiasmante della vita reale fatta di responsabilità e quotidianità, un’opportunità di evadere  e di viaggiare nel cyberspazio con il proprio bagaglio di aspettative e curiosità.  Ma cos’è questo  Cerbero così capace di annientare quasi totalmente la dimensione spazio-temporale sostituendola con una costante immediatezza ed ubiquità? E perché quando si parla di virtualità nell’immaginario collettivo si fa immediatamente riferimento al falso, all’illusorio, all’ingannevole e lo si contrappone rigidamente ad una realtà vera, tangibile, sensibile? Forse è necessario  un chiarimento di termini e significati perché troppo spesso, ormai,  si confonde il mondo virtuale con quello digitale e troppo frequentemente  ci riferiamo alla realtà vissuta  come all’unica realtà possibile.

Basta analizzare l’etimologia del termine “virtuale” per comprendere come la demonizzazione della virtualità non abbia in effetti  molta ragione di esistere.  Esso deriva dal latino “virtus” con il significato di virtù, facoltà, potenza ed è strettamente legato ai termini “vir” (uomo) e “vis” (forza). Parlare di realtà virtuale,dunque, non significa riferirsi soltanto a qualcosa che non esiste e, come tale,  ingannevole e poco affidabile.  La virtualità diventa un vero e proprio embrione di realtà: si configura come tutto ciò che è in potenza ed ancora non si è espresso in atto, è progetto, desiderio, sogno, volontà. E così la virtualità finisce per abbracciare tutto ciò di cui la realtà non può  assolutamente fare a meno : il pensiero, la creatività, l’astrazione,l’immaginazione e, perché no, tutta la sfera affettiva ed intima. Si può forse pensare di amare rinunciando all’immaginazione o al sogno? Non è forse  l’amore uno dei più fecondi sogni e progetti  dell’essere umano che non aspetta altro di essere trasformato  in atto?

Risulta chiaro quanto sia limitativo considerare come realtà per eccellenza quella del mondo fisico, percepibile con i sensi, fatta di vita quotidiana, di relazioni sociali, di abitudini ed azioni. La realtà può essere ben diversa da come ci appare e la virtualità diventa uno dei molteplici ordini di realtà, un mondo nel quale ciascuno si muove e dà senso ai propri vissuti  emozionali.

In questa nuova ottica si comprende meglio perché giocare, lavorare, socializzare, amare nel  cyberspazio producano  effetti  spesso del tutto simili alle esperienze della vita reale al punto  che la linea di confine tra la first life e la second life diventa davvero labile, ma non potrebbe essere diversamente.  Serve a poco condannare e demonizzare la virtualità, probabilmente basterebbe solo cogliere e fare in modo  che essa non sia sostituzione della realtà ma integrazione, una dimensione che nutre, arricchisce e attribuisce nuovi significati e colori ad una realtà che troppo spesso assume tinte monocromatiche. E se bit ed atomi, linguaggio binario e linguaggio parlato non sono mutualmente escludentesi, se la virtualità può essere anche  bozza, progetto, embrione di realtà, possiamo ben sperare nel fatto che il vigile riuscirà ad accompagnare Luigino in Via Roma, 35.


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