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La Visita della Vecchia Signora tra Sete di Vendetta e Senso di Giustizia

Creato il 18 aprile 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il aprile 18, 2012 | TEATRO | Autore: Michela Tetto

La Visita della Vecchia Signora tra Sete di Vendetta e Senso di GiustiziaTornata nuovamente sulla scena, la compagnia teatrale “Teatroimpulso” è riuscita a stupirmi con qualcosa di nuovo rispetto agli spettacoli a cui ho assistito sinora. Si tratta de “La visita della vecchia signora”, una fra le opere più conosciute del drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt. Sin dall’inizio del dramma si viene catapultati in una cittadina non ben identificata dell’Europa centrale, Güllen, inventata dallo stesso autore; è forse per tal ragione che il regista, Mario Guarneri, ha lasciato che fosse il suo pubblico ad immaginarla, con una scenografia quasi assente – o comunque ridotta al minimo indispensabile – costituita da semplici teloni bianchi che grazie ad un gioco d’ombre, permettevano di vedere cosa stesse accadendo dietro le quinte contemporaneamente a quanto messo in scena in primo piano. Tutta la città è in subbuglio per l’arrivo di una compaesana, Claire Zachanassian (Nunzia Pruiti), divenuta ricchissima grazie a numerosi matrimoni “fortunati”. I cittadini di Güllen, tutti grottescamente caratterizzati da nasi particolarmente lunghi e buffi, cercano di ottenere la sua benevolenza, dal momento che la “vecchia signora”, in quanto ultramiliardaria, potrà aiutare il paese a risollevarsi dallo stato di miseria in cui è caduto. Quest’ultima si rivelerà alquanto bizzarra e, ben presto, si scoprirà il vero motivo per il quale ha deciso di tornare nel suo paese natale: uccidere il suo primo amore, Alfredo III, ora onesto e innocuo bottegaio, che l’aveva messa incinta e poi abbandonata all’età di diciassette anni, così da essere costretta ad allontanarsi dal paese e prostituirsi. Per raggiungere il suo scopo, la signora, promettendo una lauta ricompensa, si avvarrà quindi della complicità degli abitanti del paese. Il regista Guarneri ha saputo costruire gradualmente la trasformazione dei vari personaggi, specie di Alfredo III, magistralmente interpretato da Gianluca Peluso, che si trasforma da ingenuo bottegaio a carnefice di una povera adolescente, per poi vestire, alla fine del dramma, i panni di un uomo rassegnato al suo destino. Nunzia Pruiti ha invece reso con successo il conflitto che si consuma nell’animo della vecchia signora: se, infatti, da un lato, sembra desiderare fortemente la vendetta contro quest’uomo che ha rovinato la sua reputazione ferendola nel profondo del suo animo, dall’altro, invece, continua a sentirsi legata a lui da un nostalgico sentimento di affetto.

La Visita della Vecchia Signora tra Sete di Vendetta e Senso di Giustizia

Sin dalla prima comparsa in scena, nella sua voce si avverte una sorta di rancore, dapprima celato sotto le vesti del rimprovero, e poi esploso nel desiderio di una “giusta” vendetta, già in un certo senso da lei attuata: è suo ormai l’intero paese, sue le fabbriche che lei stessa ha fatto chiudere per gettare i suoi compaesani nella miseria. Ogni sua battuta viene scandita molto lentamente, in maniera un po’ troppo flemmatica, forse per sottolineare il peso degli anni che si porta dietro. Tutta la scena sembra così rallentarsi, rimanere “indietro” rispetto allo scorrere del tempo, come indietro è il tempo in cui è rimasta la città di Dürrenmatt, mentre lì fuori il treno passa veloce e col suo rumore – quello della modernità – copre le voci di un popolo che rimane legato ai suoi buoni valori. Dürrenmatt, ritenuto il miglior commediografo svizzero del Novecento, ha costruito un testo noir sui meccanismi psicologici che scaturiscono nei tranquilli abitanti della cittadina che, improvvisamente, si interrogano su temi fondamentali quali la giustizia e la maniera di sostenerla. Infatti, prima scandalizzati dalla proposta della signora che trovano illegale e spietata, si lasceranno poi coinvolgere un po’ alla volta dal sentimento di vendetta e dalla ricompensa promessa, sperperando gli ultimi risparmi rimasti con l’acquisto di un paio di scarpe nuove. I sani principi a cui si sono affidati sino a quel momento sono da considerarsi ancora tali dopo quanto successo alla Zachanassian? E come si può sopperire ad un’ingiustizia fatta decenni prima? La metamorfosi degli abitanti è preannunciata dal lungo discorso tenuto dalla maestra, che Gabriella Trovato ha saputo portare in scena tenendo viva l’attenzione del pubblico. «Sento di diventare lentamente un’assassina e la mia sete di umanesimo è impotente», ammette tristemente l’insegnante. Ci viene così predetto cosa accadrà alla fine del dramma, ovvero il prevalere del volere della signora, anche se – ci tengono a precisare i cittadini di Güllen – «non per amore di denaro, ma per giustizia». Tra la miriade di attori che si sono susseguiti nel corso dello spettacolo, credo sia degno di essere menzionato il cieco del corteo della signora, abilmente interpretato da Nicoletta Seminara che, come già in altri spettacoli precedenti, è riuscita a calarsi perfettamente nel personaggio, dando alla scena un non so che di inquietante, in netto contrasto con quel velo di ironia conferito all’opera, attraverso, ad esempio, la scelta di far cantare al coro del paese “Ciuri ciuri” e “Vitti na crozza”, canti sì popolari, ma non di certo di una cittadina dell’Europa centrale. Mi hanno inoltre particolarmente divertito alcuni attori secondari che, con poche e semplici battute ed “interpretando” la scenografia in qualità di alberi, cespugli e caprioli, hanno saputo strappare al pubblico qualche risata, smorzando la drammaticità della vicenda. Tuttavia in alcune scene, si avverte ancora una volta un che di poco credibile nel modo di recitare di alcuni membri della compagnia, forse per l’assenza di quel pizzico di verità che tanto piace al pubblico quando va a teatro ed è desideroso di straziarsi ed essere straziato da ciò che vede messo in scena.



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