Edi Rama e Aleksandar Vucic
Di Marina SzikoraLe parole del premier albanese Edi Rama a Belgrado appena pronunciate hanno suscitato la smorfia del premier serbo Aleksandar Vucic e la sua durissima replica. “L'indipendenza del Kosovo e' una realta' e prima la Serbia lo accettera', piu' velocemente la regione andra' avanti”, cosi' il premier albanese, forse in modo inaspettato, ma dall'altra parte, come ha osservato il corrispondente croato da Belgrado, nessuno poteva essere cosi' ingenuo di non immaginare che Edi Rama avrebbe utilizzato proprio questa occasione per ribadire la sua posizione e per non far dimenticare a nessuno la solidarieta' degli albanesi, quale che sia il paese al quale appartengono. Per Vucic, almeno di come potevano registrarlo le telecamere, e' stata una brutta sorpresa e qualcosa che, come aveva detto, non e' stato annunciato in nessuno degli talking point di questa visita che si annunciava storica. E sull'inevitabile tema della recente partita che si e' conclusa con il ben noto incidente con la bandiera e le violenze sullo stadio di Belgrado, Rama ha detto: “Non siamo nemici, i nostri nemici comuni sono la poverta', mancanza di prospettiva per i giovani e un grande debito pubblico”. L'invito al suo omologo serbo, di visitare l'anno prossimo l'Albania non e' mancato e per gli albanesi della valle di Presevo, Rama ha detto che possono essere il ponte di collaborazione tra la Serbia e l'Albania.
Rama si e' presentato come un avvocato dell'indipendenza kosovara e Vucic lo ha qualificato come una provocazione. I due premier non dovrebbero discutere “del” Kosovo, bensi' “con” il Kosovo, e' dell'opinione Dragoslav Dedovic, corrispondente della Deutsche Welle sezione serba. Nel suo commento il giornalista si chiede che cosa c'e' di storico nell'incontro Vucic-Rama? E risponde che una dimensione storica vi e' soltanto nel ritardo di quasi un intero secolo. Loro due sono i primi rappresentanti democraticamente eletti di due popoli che si sono decisi ad un incontro bilaterale, Belgrado e Tirana si trovano a due ore di volo da Bruxelles o da Berlino, ma le lontananze politiche ed emotive di queste destinazioni si misurano con anni di luce. Una stretta di mano cordiale con qualcuno che vedi come un nemico solido e un po' di presunzione balcanica e' meglio che nulla, afferma il giornalista della DW e aggiunge che meglio prima che mai. Questo incontro non risolevera' pero' i problemi accumulati, afferma. Pristina sembra essere piena di sex appeal anche se si tratta del piu' povero paese in Europa. Sia Belgrado che Tirana ripetono la stessa formula che Bruxelles ascolta volentieri: rispettiamo i confini immutabili! Con il fatto che la Serbia ritiene di confinare con l'Albania mentre l'Albania ritiene di confinare con il Kosovo, scrive la Deutsche Welle.
Lo stesso media tedesco rileva che per quanto riguarda i sogni sul 'Grande stato', quando si tratta di questi due paesi, ci sono delle differenze. L'unificazione alla grande Serbia si e' storicamente consumata e da questa idea la classe politica di Belgrado ha rinunciato ancora alla fine dello scorso secolo grazie alla pressione militare e politica dell'Occidente. L'unico stato in cui quasi tutti i serbi erano riuniti si chiamava Jugoslavia, ricorda la Deutsche Welle. Se vi e' persino qualcuno che tenta di riabilitare l'agenda della grande Serbia, questo sembra un sogno ad occhi aperti oppure un ticchio post traumatico ma non una politica seria. La Serbia non ha piu' lo spazio economico e politico per dei sogni costosi. L'Albania e' in una situazione un po' piu' delicata. Anche se sono rari i partiti albanesi che si impegnano per l'idea della grande Albania, la nostalgia per una specie di unita' statale nazionale e' presente nelle menti e nei cuori di molti albanesi anche fuori dall'Albania – in Kosovo, Macedonia, Montenegro e Grecia. Tuttavia, per adesso si tratta di una base per degli slogan populistici di alcuni politici ma non per una politica solida. Sarebbe sbagliato dal riconoscimento dell'indipendenza kosovara da parte delle capitali occidentali, basato sullo status politico e mediatico delle vittime degli albanesi kosovari, trarre la conclusione che ne seguiranno degli appoggi a qualche tipo di avventura grande albanese. Tuttavia, afferma sempre la Deutsche Welle, se l'Unione Europea perdera' la sua attrazione, si sveglieranno anche i sogni di 'Grandi stati' dei piccoli popoli. Il nazionalismo etnico e' come l'estremismo religioso: quando si scontrano due richieste di valori assolutistici, i quali ritengono di avere assolutamente ragione, non vi e' dialogo. Proprio per questo, conclude il media tedesco, i due premier, gia' al loro prossimo “incontro storico” potrebbero diminuire almeno un po' il ritardo storico, firmando un contratto strategico consistente sull'amicizia e non dovrebbero parlare del Kosovo ma con il Kosovo.
Il premier albanese Edi Rama, informa la radio e televisione statale croata HRT, ha dichiarato alla conferenza stampa congiunta con Vucic che il Kosovo e' uno stato indipendente ed e' una realta' che bisogna accettare.”Possiamo parlare di approcci diversi, ma non penso che ci sia qualcosa che ci possa ostacolare di dire la verita'” cosi' la HRT croata riporta le parole del premier albanese e aggiunge che la conferenza stampa e' stata trasmessa in diretta dalla RTV serba ma nella trasmissione non era garantita la traduzione dalla lingua albanese. “Mi dispiace che Rama ha utilizzato questa occasione per parlare del tema che non abbiamo concordato, ma e' mio obbligo quello di non permettere a nessuno di umiliare la Serbia” ha detto Vucic reagendo alle dichiarazioni, si dice inaspettate, del premier albanese. Vucic ha detto di non sapere quali connessioni il premier albanese ha con il Kosovo rilevando che voleva parlare del futuro e non del passato. La televisione croata aveva inoltre informato che le dichiarazioni di Edi Rama hanno suscitato manifestazioni di protesta al nord di Kosovska Mitrovica, la parte con la maggioranza serba, riportando quanto trasmesso dalla Radio-televisone della Serbia. I serbi al nord della citta' si sono riuniti per dare appoggio al governo serbo relativo alla posizione che il Kosovo e' parte della Serbia.
Secondo il quotidiano croato 'Jutarnji list' il premier Vucic gia' con l'arrivo di Rama a Terazije (zona centrale di Belgrado) si e' trovato nella posizione perdente. “Nemmeno gli incontri, almeno quando si tratta di apparizioni in pubblico, di Vladimir Putin e del presidente ucraino, Petar Poroshenko, non erano cosi' letali come la partita nel palazzo Serbia tra Vucic e Rama” scrive Jutarnji list e prosegue che Vucic ha reagito in modo non diplomatico al fine di piacere ai suoi, mentre Edi Rama ha parlato del Kosovo per piacere ai suoi. Mentre Vucic si arrabbiava spontaneamente (o forse no), Rama, il quale stava li come se non gli toccasse nulla, in quel momento diventava il leader di tutti gli albanesi, scrive il giornale croato affermando che da tempo in Europa non vi e' stato un incontro cosi' spiacevole dei dignitari dello stato. Il giornale ha osservato anche che mentre Vucic e tutta la leadership serba si mostravano furiosi e offesi, la reazione del premier serbo e' mancata ad esempio durante il suo incontro con Angela Merkel quando la cancelliera ha ricordato che la Germania ha riconosciuto il Kosovo, e si “e' detta convinta che anche la Serbia seguira' la via pratica del miglioramento delle relazioni con il Kosovo”, e non ha battuto ciglio nemmeno quando ha ascoltato a Berlino che “la Germania aiutera' la Serbia e il Kosovo sul loro cammino verso l'Unione Europea”. Vucic, continua 'Jutarnji', ostaggio di una atmosfera evidentemente antialbanese, non avrebbe potuto restare in silenzio alle parole di Rama anche se esse sono politicamente incontestabili.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 16 novembre a Radio Radicale