E, insomma, ancora una volta in tre anni, arriviamo con il fiatone ed il respiro corto a due date fatidiche - 17 dicembre e 29 dicembre (per via della #Grecia) - che potrebbero rimettere l'Eurozona in crisi. Se ci fossimo arrivati con una vera Spending Review, con i tagli alle municipalizzate, e una conseguente riduzione dell'Irpef - almeno per le fasce medie -, saremmo stati tutti più tranquilli. Si sarebbero almeno poste le basi per una ripresa dei consumi interni (il Mercato Interno in caduta libera da trimestri ha ipotecato la recessione e generato i rischi di deflazione). Certo, se dovesse volgere al peggio, si potrebbe sempre fare una patrimoniale sulle banche (cancellando il 10-15% di titoli in loro possesso, dopo che hanno investito i soldi a costo quasi zero della Bce, in titoli di Stato - per avere una rendita sicura! - invece che prestarli a famiglie e imprese: anche a questo si deve il circolo vizioso). Ma, se la situazione - già compromessa - dovesse precipitare, avremmo preferito arrivarci, con le "spalle più coperte", invece che coi soliti baldanzosi proclami (cui nessuno più crede, come dimostrano l'astensionismo e la scarsissima propensione allo shopping). Riflessioni sotto l'albero, eh. 1. Le dimissioni forzate di Cottarelli, rispedito a Washington, sono state follia pura. 2. Il tergiversare sul ministro Poletti, non dà affatto un'immagine rasserenante. Solo per questioni di opportunità "politica", dovrebbe aprirsi una riflessione molto seria. Anche senza conseguenze penali, la questione è squisitamente politica. Nicola Rossi ha ragione. Sostituire Poletti con Tito Boeri sarebbe la soluzione migliore.
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