L’apprestarsi alla risoluzione di un problema che ci affligge è una questione della coscienza. Il nostro mondo interiore che si scontra e s’incontra con quello all’esterno è fatto da molte vibrazioni di luce ed ombra. E’ uno stupendo chiaroscuro. Se l’ombra è un pò più vasta, avremo una visione della vita basata sul dramma, anche sul melodramma, sui contrasti, sulle tinte forti, sui dinamismi, terremo a freno con più difficoltà le pulsioni ma saremo sanguigni, vivi. Il nostro quadro somiglierà ad un Merisi. Se invece amiamo la luce, i contorni saranno più dorati, i contrasti meno forti, la vita sarà più regolare e apprezzeremo la finezza dei panneggi. Creeremo benessere dalla tranquillità, dalla contemplazione, dal meditare le questioni del mondo e dell’invisibile. Potremo somigliare ad un Veermer.
Potremo anche avere una visione più emotiva, dove i contorni saranno più sfocati, coglieremo l’insieme come vibrante, tralasciando i dettagli oppure avremo una vista più analitica dove sarà più facile cogliere il dettaglio che la prospettiva d’insieme.
Indipendentemente da chi siamo quindi, ci sarà in noi un chiaroscuro ed è quest’ultimo che ci da la capacità di percepire il mondo tridimensionale così come lo vediamo.
Per questo in ognuno di noi ci sarà il brusio della mente e la quiete serafica del silenzio introspettivo.
Ci saranno gli opposti. Comunque.
Integrare gli opposti è una questione di coscienza. E’ un lavoro che ognuno, consapevole o meno, sta svolgendo. Il passaggio dall’ombra alla Luce è un viaggio verso la realizzazione del sè supremo dentro un contesto corporeo che tutti, volenti o nolenti, stiamo sopportando.
Quando l’alba schiarirà il confine e vedremo finalmente il cadere del velo, sapremo che il viaggio è appena cominciato.
Nell’affrontare le nostre paure, i nostri limiti e confini personali, possiamo sempre scegliere due atteggiamenti diversi. L’integrazione ed il rifiuto. Uno conduce verso la coscienza, l’altro verso il buio. Possiamo certo fare in modo che il passato resti ad invadere il nostro presente decidendo per noi chi saremo, cosa faremo, dettandoci regole per come intessere la realtà futura.
Se ci fermiamo a pensare a cosa sia il grande dono fatto dall’Alto all’Uomo, il libero arbitrio, capiamo, e chiunque può farlo, che si tratta della possibilità di scegliere. Certo le persone normalmente subiscono traumi, perdite, affanni ed attribuiscono proprio a questi la causa dei loro dolori.
“Mi è capitato questo”, sentiamo dire, “come dovrei fare ora!”, e molte altre speculazioni della mente che arrivano a cavallo per volerci indirizzare su strade, su linee, dove sappiamo già cosa potrà succedere. Lamentarsi del risultato di una vita di errori, non serve a cambiarne il contenuto.
Il libero arbitrio è la possibilità di scegliere. Scegliere se faremo in modo che ciò che è accaduto in passato influenzi l’oggi, oppure scegliere di non sapere cosa accadrà ma di vivere il momento presente, liberandoci dal confine instaurato dal risultato di ciò che è successo in passato.
A noi la scelta. Liberarsi dalla falsa credenza che io sia oggi il risultato di ciò che è accaduto ieri è nel libero arbitrio dell’Uomo. Credere nel “karma” significa altro che pensare al nostro destino come influenzato unicamente dalle azioni del passato. Credere nel “karma” significa credere nell’azione di causa-effetto del nostro operato. E se il mio operato inizia oggi a portarmi verso la Luce, io ho “realmente” la possibilità di annichilire il passato e dedicarmi all’oggi. Ma è una mia scelta.
Per cui posso scegliere di compiangermi, di tormentarmi, di lasciare insinuare dentro me tutti i dubbi possibili ed immaginabili oppure, volendo fare passi da gigante verso la coscienza, posso dedicarmi finalmente a ciò che io sono ora. Questa azione inazione mi libera dal condizionamento di ciò che accadde e mi apre alla possibilità di essere me.
La “respons - abilità” è niente più che l’abilità di rispondere alle situazioni.
Come voglio, da oggi, rispondere alle situazioni sapendo ciò che so?
Posso certo mantenere gli schemi di sempre ma allora devo chiedermi come mai penso di conoscere già la risposta a ciò che avverrà.
La mente è uno strumento sofisticato il cui compito è generare risposte all’ambiente circostante.
Se ho troppo calore la mente suggerisce al corpo di creare i brividi per stimolare il riequilibrio.
Se sono in situazioni di disagio la mente innesca paure per spingermi ad evitare questo disagio.
Se una situazione mi ha creato dolore, la mente mi suggerirà di evitare questa situazione e così via.
Queste risposte vengono costruite nell’arco di una vita e sono niente più che sollecitazioni causate da uno stimolo. La paura di toccare un oggetto bollente deriva dal fatto che, nell’infanzia, ci siamo scottati.
Questo traguardo ci vieta di subire il dolore della scottatura e se ogni volta dovessimo scottarci per capire di non toccare il fuoco, staremmo imparando poco.
Che sia chiaro da ora per tutti che la mente ha questo meccanismo d’azione.
Sia nell’apprendimento che nel dolore.
Cosa avviene infatti quando, a causa di un trauma, una funzione, una capacità, un piacere, vengono inibiti?
Sto di fatto, limitando la mia responsabilità.
L’accrescere delle possibilità, dice quindi l’assioma, accresce la responsabilità.
E la bellezza della vita, aumentandone le possibilità e la capacità di risposta, cresce esponenzialmente.
Affrontando ora il problema della mente, ci rendiamo conto ormai, poichè è sotto agli occhi di tutti, che i nostri atteggiamenti altro non sono che risposte a stimoli.
Usare il libero arbitrio significa avere l’abilità di rispondere consapevolmente a questi stimoli evitando che risposte date in passato influenzino il nostro comportamento davanti ad uno stimolo che semplicemente somiglia nella forma ad uno avuto in passato. Da ora, nel momento in cui mi trovo davanti una situazione che già conosco, la quale genera una risposta che limita la mia responsabilità, io so che posso scegliere se mantenere l’atteggiamento di sempre sapendo che allora la mia risposta sarà quella di sempre, oppure se realmente stare “nella vita” e creare una risposta veramente libera dai condizionamenti del passato, da come ho risposto fino ad ora.
Assumo da ora in me l’abilità di rispondere.
La responsabilità è una scelta personale.
Avere libero arbitrio è una scelta personale.
Avere libero arbitrio è libero arbitrio.
Sapendo questo potrò, da ora in poi, credendo nella concatenazione di causa-effetto, rispondere responsabilmente alla vita, libero ormai dalle catene del pensiero, poichè ora so che posso scegliere cosa farne delle risposte che già conosco.