LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazionidella pia ...

Da Eleonoraely

LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazionidella pia Suora STIGMATIZZATAAnna Caterina Emmerick 

73 – Altre visioni sui tre Magi – Il viaggio prosegue
Nella notte tra il 27 e il 28 novembre, mentre spuntava l’auro­ra, Theodeko ed il suo seguito raggiunsero Mensor e Sair in una città antica in rovina. Vidi numerose alte colonne disposte in fila. Le porte sotto le torri quadrangolari erano per metà diroccate e dappertutto erano disseminate delle belle statue che non mostra­vano le posizioni goffe dello stile egiziano, bensì erano fatte bene con un certo atteggiamento molto espressivo. il terreno era sabbioso e ricoperto da mucchi di sassi. 

In mezzo alle rovine vidi in ag­guato, accovacciate, certe persone che mi parvero ladri ben adde­strati alla rapina. Indossavano solo una pelle di animale intorno al corpo ed avevano in mano degli stocchi. Erano di color bruno, di bassa statura, muscolosi e assai agili. Vidi le tre carovane dei Magi congiungersi al centro della cit­tà. Allo spuntar del giorno abbandonarono questo luogo e prose­guirono frettolosi il viaggio. Molti poveri di questa zona, che era­no stati allietati dalla generosità dei tre sovrani, si aggregarono alle carovane. Dopo una mezza giornata di viaggio, i Magi pensarono di riposare per un giorno intero. In questa città piena di rovine, poco dopo la morte di Cristo, l’apostolo Giovanni mandò Saturnino e Jonadab (il fratellastro di Pietro) a predicarvi il Vangelo. Theodeko aveva una carnagione di un bel color giallo; lo ri­cordo ammalato nella sua tenda quando, trentadue anni dopo, Gesù andò a visitare i tre Magi. Ogni Re era seguito da quattro parenti. Vidi anche persone d’alto rango accompagnate a loro volta da servi e cammelli. Fra i numerosi giovani del seguito, ricoperti solo da una fascia ai fian­chi, vedo Eleazaro del quale posseggo una reliquia. Egli subirà il martirio.

Quando Anna Caterina fu interrogata dal suo confessore sui nomi dei Santi Re così rispose:
“Mensor, quello dai colore bruno, dopo la morte di Cristo, fu battezzato da San Tommaso con il nome di Leandro; Theodeko, dal colore giallo e di età avanzata, accolse dallo stesso San Tommaso il nome di Leone. il moro, che quando giunse Gesù, era già mor­to, si chiamava Seir, ovvero Sair”.
Il confessore allora le domandò: – E quest’ultimo come fu chiamato all’atto del battesimo? –
Egli era già morto e non ebbe altro battesimo che quello dell’intenzione”.
Allora il confessore soggiunse: – Questi nomi non li ho mai sen­titi da quando sono al mondo, ho sempre saputo che si chiamavano “Gaspare, Melchiorre e Baldassare”.- Suor Emmerick così gli rispose:
“Si sono chiamati così, perché questi sono nomi simbolici che corrispondono ed esprimono precisamente il loro carattere: il pri­mo è “amorevole”; il secondo: “si aggira dolcemente intorno”; il terzo significa: “pronto con la volontà ad aderire a quella di Dio”.
La Veggente pronunciò queste parole con grande allegria, accom­pagnando l’espressione di ciascun nome col gesto e stendendo la mano fuori dal letto.
Visioni del 28 novembre


Dopo una mezza giornata di cammino dalla città delle statue, i tre Magi e le loro carovane entrarono in un paese molto più fer­tile. Io mi sentii unita alle loro carovane. Vidi che in questo pae­se le abitazioni dei pastori erano numerose e disseminate, fatte di pietre bianche e nere. La carovana andava accostandosi ad un poz­zo della pianura, vicino al quale si trovavano numerose capanne assai vaste e aperte da un lato. Tre di queste erano disposte al cen­tro di tutte le altre; mi parve che fosse un luogo destinato alla sosta delle carovane. Ognuna delle tre carovane dei Magi era presieduta da cinque persone, compreso il sovrano, il quale aveva cura di ogni cosa, pre­siedeva alle riunioni ed impartiva gli ordini. 
I componenti di ogni tribù al seguito dei Magi, avevano un colore di carnagione diver­so dalle altre, come erano diversi pure nel vestito. Tutti portavano sandali molto aperti, i piedi nudi erano sormontati da cordicelle sottilissime che li mantenevano legati alle suole. Persone di alto rango sedevano comode sul carico degli animali e impugnavano un bastone per distinguersi. Portavano alla cintola sciabole, coltelli e borse. Costoro erano seguiti da bestie grandi quasi come cavalli, ca­valcate da servi e schiavi che stavano seduti sul carico degli ani­mali stessi. Le carovane si fermarono intorno ad una vasca chiusa da un coperchio, che fu aperta da un uomo che aveva accompagnato la carovana fin dalla città diroccata; così dietro il pagamento di un’imposta le bestie poterono abbeverarsi. Poi tolsero dai somari delle ceste contenenti le provviste e da quelle mangiarono, men­tre dei vasi di pietra furono riempiti di foraggio e posti davanti agli animali. Quella gente aveva trasportato molte provviste anche per le proprie cavalcature. Vidi moltissimi pani ben conservati in scatole di cuoio, vasellami preziosissimi di un metallo giallognolo e tempestati di gemme, calici preziosi di cui si servivano per bere. Gli orli dei vasi erano muniti di pietre preziose di color ros­so. Dopo che le bestie furono sazie e dissetate si accesero i fuo­chi. Vidi formare al centro del campo una grande pira di legna­me dove furono arrostiti numerosi uccelli. I tre sovrani e gli an­ziani distribuivano il cibo perfino ai loro servi e agli schiavi seduti un po’ in disparte. Mi sento commossa nel vedere l’amabile e infinita generosità dei Santi Re! Li vedo dividere i pasti con i poveri accorsi da ogni parte. E, come si fa con i fanciulli, porgono perfino alle loro lab­bra i vasi aurei per dissetarli.



74 – La lunghezza del viaggio


Ho saputo molte cose intorno ai Magi: Mensor era Caldeo, la capitale era Acaiaia, che giaceva su un’isola in mezzo ad un fiu­me. Nel suo castello Mensor abitava raramente perché preferiva vivere con i suoi pastori in mezzo alle greggi. Il moro Sair abita­va credo a Partherme (forse la pronuncia giusta era Parthiene o Part­homaspe), che era il suo paese natio. Un po’fuori di questa città si trovava un lago. Sair era di carnagione nera e aveva labbra grandi e molto rosse, come i componenti di tutta la sua tribù; le popolazioni dei dintorni del paese di questo sovrano invece erano bianche. 

La capitale del regno non era molto grande. Theodeko, che invece era bianco, abitava nel paese posto as­sai più lontano, cioè nella Media, la quale se non erro mi sembra che si stendesse su due mari. Theodeko era il più ricco degli altri Re; dovette fare il mag­gior sacrificio per compiere il viaggio. Infatti egli avrebbe potuto recarsi a Betlemme seguendo la via diretta, ma preferì unirsi agli altri compiendo un giro vizioso per Babilonia. La posizione topo­grafica dei tre regni formava una specie di triangolo. Il viaggio dei Magi durò complessivamente circa settecento ore, vidi anche il numero sei, forse settecentosei, sedici o sessanta. Sic­come viaggiarono spesso giorno e notte e avevano ottime cavalcature, percorsero questa distanza in soli trentatre giorni. La stella che li guidò, era come un globo luminoso, il quale sembrava so­speso ad un raggio radioso proveniente da un torrente di luce e guidato da una mano invisibile. Durante il giorno il globo luminoso superava la luce del sole. Considerando la lunghezza del viaggio mi parve quasi impossibile che potesse essere compiuto in così breve tempo, vi­ste anche le difficoltà del terreno sul quale si muoveva la carova­na. La stella si distingueva assai bene di notte, era di un colore rossiccio simile a quello della luna quando spira il vento forte; la sua coda era pallida e prolungata. Vidi i Magi ed il loro seguito percorrere spesso tratti di stra­da a piedi, muovendosi a capo scoperto e assorti in preghiera. Quando il terreno però ritornava ad essere buono, essi montava­no di nuovo le loro cavalcature e proseguivano il cammino in modo molto più spedito. Altre volte li vedevo avanzare lentamente nella notte mentre intonavano inni di lode che, risuonando nell’aria notturna, producevano una dolce emozione nello spirito.


75 – La carovana dei Magi – Il re di Causur



Visioni dal 29 novembre al 2 dicembre
Nella notte dal 29 al 30 novembre, cioè dal giovedì al vener­dì, mi vidi con la carovana dei Santi Re, non saprei descrivere mai abbastanza bene con quanta gioia, ordine e obbedienza essi com­pivano ogni minima azione. Durante la notte li guida sempre la stella con la lunga coda che tocca quasi la superficie terrestre. Quegli uomini eccellenti, ora la guardano silenziosi, altre vol­te ne parlano rispettosi dalle loro cavalcature, e talvolta le eleva­no inni di ringraziamento. 
Il tono del canto è lento e commoven­te, consta di note basse e altissime. Quel canto squarcia il silenzio delle notti stellate del deserto e lascia una profonda impressione nel cuore. Percepisco nel mio spirito il sottile e delicato simbolismo di quelle dolci note. Straordinariamente preciso e ordinato è il muoversi di quella carovana divisa in più gruppi. Ciascuno di questi è preceduto da un cammello molto alto e caricato di gravi pesi da ambo i lati della gobba, sulla quale siede uno dei capi della carovana impu­gnando uno stocco. A questo cammello seguono i cavalli e gli asini, tutti carichi, montati da persone dipendenti dal capo che siede sul cammello. Segue poi un altro gruppo e così via. I cammelli hanno un passo leggerissimo ma assai lungo, po­sano lo zoccolo duro sul suolo come se avessero cura di non rom­pere qualche cosa. Il corpo non si muove per niente e pare che le sole gambe abbiano movimento. La testa, sorretta dal lungo collo, accenna appena ad aver vita. Pure gli uomini della carovana agi­scono in modo tranquillo, attenti a quello che fanno e senza oc­cuparsi del futuro. Questo popolo in movimento, che segue i Magi e non conosce ancora il Signore, si muove pacifico e contemplante per essere da Lui redento e colmato di grazia. Noi invece, nelle nostre processioni, siamo disordinati, indif­ferenti e senza devozione alcuna. Vedo la carovana attraversare il paese di Atom, dove abitò Azaria, il sacerdote idolatra.
Venerdì 30 novembre
La carovana si è fermata in un campo vicino ad un pozzo. Nelle vicinanze vi sono molte capanne, da una delle quali viene un uomo che apre il pozzo. Qui hanno fatto una breve pausa, si dissetano loro e gli animali, ma non scaricano nulla.
Sabato 1 dicembre
La carovana prosegue il viaggio attraverso le pianure, mentre ieri l’avevo vista salire per irti pendii. Alla loro destra vedo dei monti e mi pare che scendendo si avvicinino ad una regione dove sono frequenti le abitazioni. Piante e pozzi fiancheggiano la via. Gli abitanti del luogo hanno steso dei fili fra un albero e l’altro, e con i medesimi intrecciano larghi tappeti. Questo popolo è adoratore degli idoli dalla testa di bue, e dona generosamente cibo a tutti i poveri che seguono la carovana dei Re. Mi meraviglio quando vedo che gettano i piatti tondi sui quali hanno mangiato.
Domenica 2 dicembre
I Re giunsero presso una città, il cui nome risuonò al mio orecchio come “Causur”; essa consisteva in tende erette sopra un terreno pietroso. In questa città appunto si fermarono a visitare il sovrano. Dal momento che erano partiti dalla città antica in rovine fino a questo luogo, avevano percorso molte miglia in sole sessanta ore di marcia. Quando i Magi narrarono cosa avevano veduto, il re di Causur si meravigliò assai, e preso un cannocchiale vide egli stes­so la stella ed in essa l’immagine di un Fanciullo con una croce. Allora costui li pregò che passassero di nuovo da lui al ritor­no per riferirgli ciò che avevano veduto, poiché egli desiderava offrire a questo Santo Bambino altari e sacrifici. Sono curiosa di vedere se questo re manterrà la sua promes­sa! Sentii i Magi narrargli come avessero incominciato ad osser­vare il corso delle stelle.
(continua)

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