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La Vita di Adele

Creato il 13 novembre 2013 da In Central Perk @InCentralPerk
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Alla sua apparizione a Cannes, un qualche critico di cui non ricordo il nome scrisse che anche se la durata totale del film rasentava le 3 ore, lui sarebbe andato avanti con la visione altre 7.
Lì per lì questa dichiarazione mi lasciò perplessa, immaginando già la fatica di resistere seduta in poltrona quel tempo, ma, quando le luci si sono accese e i titoli di coda sono partiti, ho capito cosa quel critico intendesse, e come lui mi sarei unita ad un'altra lunga maratona.
La Vita di Adele
Quello che il film di Abdellatif Kechiche fa, è infatti immergerti totalmente nella vita di Adele, partendo dai tumulti adolescenziali del liceo, con la scoperta dell'amore per le donne, approdando nel porto sicuro ma non troppo di Emma. Partono da qui le sperimentazioni, l'apertura in tutti i sensi di un corpo e di una mente ancora malleabili ma che già hanno individuato il loro percorso educativo, lontano da eccessi di artistoidi e acculturati, più semplice forse, ma non per questo meno importante. La vita di Adele non è nulla di eccezionale, di fuori dal normale, ed è proprio questo che affascina e prende al cuore.
Il suo amore passionale e sempre alla ricerca, anche se declinato al femminile, rappresenta tutti i primi amori, dove conoscere l'altro significava passare per quel corpo, dove i baci non bastavano mai e le ore passate assieme erano quelle che contavano. L'amore di Adele, dai capelli azzurrini, è tutto questo, è qualcosa di nuovo e spaventoso, distante dalla presunta normalità ma non per questo meno vero. E infatti, come tutti i veri amori, nella seconda parte del film deve fare i confronti con la realtà, con il rapportarsi che da due deve ora passare agli altri, con il lavoro e gli impegni e le gelosie.
La Vita di Adele
Nella sua vita, Adele, cerca di affrontare tutto di petto, finendo però per rimanere ferita dalla sua stessa spavalderia, timida e fragile, non più bambina ma non ancora adulta, che rifugia nel cibo la sua tristezza e la sua voracità, che trova una scuola che la alimenta -e con che professori!- e dei genitori che la amano.
In tutto questo non ci si può che immedesimare, facendo un plauso enorme all'attrice che gli presta anima e corpo e che si fa tutt'uno con lei: Adèle Exarchopoulos. Allo stesso modo, la sconvolgente Léa Seydoux, interpreta, o meglio si incarna, nell'Emma artista ribelle e dolce, creando un'alchimia unica con l'altra protagonista e portando a noi pubblico delle performance da brividi. Le due non si risparmiano, né nelle scene -lunghe e quanto mai esplicite- del sesso, né nel far riversare le loro emozioni, con la passione e il pianto che sgorgano incontrollabili e che noi affrontiamo con la camera a pochi centimetri, con quei primi piani che incorniciano capelli, cibo e amplessi in tutta la loro estatica bellezza.
Kechiche compie così un film che è un fiume in piena, che con la sua durata e con la sua realtà palpabile, avvolge e riempie, lasciandoci attoniti e travolti alla sua fine.
Un film che è fuori dal tempo, in cui a brani contemporanei fanno da contraltare l'assoluta assenza di mezzi tecnologici e di connessione, come di chiari riferimenti temporali, come a ribadire che questa storia è universale, può accadere, è accaduta e accadrà in continuazione.
Nulla è lasciato al caso, comunque, nemmeno la parte tecnica che si compone di una fotografia spettacolare (vedasi il nuovo header del blog), una colonna sonora altrettanto emozionale, e un'attenzione cromatica, con quel blu caldo che fa sempre capolino a sorprendere (Le bleu est une couleur chaude è il titolo della graphic novel da cui è tratto).
Ancora una volta, più che con Venezia e con l'Academy, il mio cuore è in simbiosi con Cannes, e dopo essermi ritrovata a piangere in macchina uscita dalla sala, posso dire senza troppi timori non solo di aver visto un gran film, ma con tutta probabilità il più bello dell'anno!
La Vita di Adele
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