Magazine Cinema
Durata: 179'
La trama (con parole mie): la giovane Adele, diciassettenne di Lille, è ancora al liceo quando scopre l'attrazione per le donne, nonostante le sue prime esperienze siano con ragazzi. Quando conosce Emma, studentessa dell'Accademia di belle arti più grande di lei di qualche anno, sboccia un amore travolgente e passionale destinato ad accompagnare la crescita delle due giovani fino a quando Adele coronerà il sogno di diventare insegnante dopo l'università ed Emma riuscirà ad intraprendere con successo la carriera di pittrice.Il tempo ed i diversi impegni, però, porteranno le due alla fine della storia, e mentre Emma riuscirà a costruirsi un nuovo inizio, per Adele continuerà ad incombere il vuoto sentimentale, sessuale ed affettivo lasciato dalla vecchia compagna.
Il blu, a quanto si legge in giro, è il colore dell'equilibrio e della tranquillità, delle passioni e dei sentimenti, così come della predisposizione ad aprirsi rispetto all'esterno accettandone i rischi.La vita di Adele, ultima fatica di quello che, a mio parere, resta uno dei più straordinari - se non il più straordinario - regista europeo attuale, Abdellatif Kechiche, è intinto in questo splendido colore dalle punte dei capelli di Emma al vestito che indossa Adele proprio in chiusura di pellicola, lungo una strada percorsa da sola, che sia per responsabilità, colpa, destino o un tempismo mai dei migliori.Dovendo togliermi un sassolino dalla scarpa, però, devo ammettere - ed è meglio che lo faccia subito, per evitare di ridimensionare troppo quello che è un film stupendo, giustamente premiato all'ultimo Festival di Cannes ed impreziosito da un'interpretazione doppia delle protagoniste da brividi - che in qualche modo finisce per essere un titolo parzialmente incompiuto: sarà che, nelle intenzioni del regista, il futuro dovrebbe riservare anche i capitoli tre e quattro della vita di Adele - un pò come fece Truffaut con il suo Doinel ai tempi della Nouvelle Vague -, ma ad una prima parte ai limiti dell'incredibile e del Capolavoro, perfetta nel raccontare i piaceri ed i dolori dell'adolescenza - e legata a sequenze splendide per passione, roba da lasciare con gli occhi sbarrati e l'acquolina in bocca - segue una seconda incapace di tenerne di fatto il passo, fatta eccezione per il faccia a faccia tra Adele ed Emma nel bar e la stupenda chiusura.Accordato questo calo di tensione, occorre ammettere che, una volta ancora, Kechiche centra il bersaglio grosso, confezionando una delle pellicole più intense, vere e sentite dello scorso anno, che se soltanto non fosse giunto al Saloon in colpevole - del sottoscritto - ritardo avrebbe raggiunto posizioni di rilievo tra i film migliori premiati negli ultimi Ford Awards: certo, non si raggiungono - almeno a caldo - le vette dello straordinario Cous cous, eppure il tocco del cineasta franco/tunisino si sente tutto, dalle inquadrature sul volto di Adele addormentata alle bollenti scene di sesso che vedono coinvolte le due giovani protagoniste - davvero magnifiche -.Per il resto, assistiamo ad una partecipe e travolgente cronaca di vita quotidiana, dalla sensazione di inadeguatezza alla solitudine, dalla felicità di una primavera sentimentale e sessuale ad una routine che schiaccia anche i sentimenti più forti: la regia di Kechiche, mai invasiva eppure incredibilmente partecipe, sceglie un approccio silenzioso ma efficace, in grado di trasformare il lavoro portato a termine in una sorta di romanzo di formazione di quelli che, visti in momenti particolari della nostra vita, diventano qualcosa di più di una semplice lettura, quanto vere e proprie pietre miliari in grado di formarci come individui.
Ed è quello che fa Adele, un passo dopo l'altro, dalla timidezza legata alla scoperta della propria identità sessuale - giunta anche grazie a delusioni date, come rispetto al primo fidanzato, o ricevute, si veda la compagna di scuola che non ha intenzione di andare oltre un bacio dato più per vezzo che per desiderio: in questo senso, splendida l'intuizione di mostrare Adele il giorno successivo, finalmente decisa ad esternare il desiderio di poter stare con una ragazza, per la prima volta più curata nel look - a quel gesto di ravvivarsi i capelli, così semplice eppure simbolo di una profondità decisamente più grande: un pò come questo film tinto di blu, aereo e fisico ad un tempo, semplice e complesso, estremamente adolescenziale e crudelmente adulto.
Letta da questo punto di vista, Adele diviene un'eroina splendida, assolutamente genuina nella sua normalità, nei sogni di aspirante insegnante che la tengono lontana da un'elite intellettuale radical ma non le impediscono di sperimentare sulla pelle il sapore riscoperto delle ostriche, o la pelle della sua Emma, dal primo ritratto nel parco ai quadri della maturità, all'interno dei quali "Adele c'è sempre".
Così va la vita, in fondo.
Siamo tutti eroi del quotidiano alla scoperta di noi stessi.
E a volte camminare soli lungo una strada che porta verso il futuro può far sentire leggeri e liberi, ed altre soli e disperati.
Personalmente, ho fiducia nel blu e nel futuro.
In Kechiche e soprattutto in Adele.
Perchè è di blu come quello, di bocche arricciate nel sonno e capelli sfiorati, o dita succhiate in preda alla passione, che ci si può innamorare.
MrFord
"Asleep in perfect blue buildings,
beside the green apple sea,
gonna get me a little oblivion, baby,
and try to keep myself away from me."
Counting crows - "Perfect blue buildings" -
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