Ognuno ha i propri scheletri nell’armadio: c’è chi fa la dieta di giorno e di notte mangia sotto al letto, c’è chi dice che ha diciannove anni e in realtà ne ha settantaquattro, e c’è chi crede di leggere molto ma ad esempio non ha mai letto una graphic novel in vita sua.
Ho sempre guardato con diffidenza le graphic novel. Faccio fatica anche solo a pronunciare bene la parola in inglese: graphic novel. In passato mi era capitato di leggere fumetti, oppure libri tratti da fumetti, ma mai un fumetto con dentro un libro con dentro un romanzo che è anche un bellissimo romanzo.
Gipi che guarda sorpreso il lettore
In più, fatto da non sottovalutare di questi tempi americani, svedesi, spagnoli e mondiali, qui si parla di un romanzo italiano.
L’italiano è Gian Alfonso Pacinotti, per tutti Gipi, e nella sua vita ha scritto e poi disegnato numerosi libri fino ad arrivare ai 45 anni, quando ha deciso di tirare fuori i suoi scheletri dall’armadio e realizzarci un romanzo con illustrazioni talmente belle che si possono anche appendere sui muri con la colla.
La bellezza di “LMVDM – La mia vita disegnata male“, Coconino Press edizioni, sta in un meccanismo ad incastro di ricordi autobiografici che vanno avanti in bianco e tornano indietro in nero, si mettono il vestito a colori e sognano ad acquerello, vanno incontro a treni, medicinali, pirati, carceri, analisti, piscine, droghe e occhiali nuovi che si indossano con le dita e poi ridono, piangono, inventano e riflettono, e mentre riflettono loro inizi a riflettere anche tu che leggi: davvero si può creare letteratura con una graphic novel? La risposta in questo caso è Sfrush.
Sfrush perché le tavole disegnate male da Gipi, per chi non è abituato come me a leggere delle tavole disegnate in generale, ti fanno scorrere velocemente la storia senza badare alle immagini ma poi a un certo punto capita che le vedi, inizi a fare caso ai dettagli che sembrano sgraziati e invece scintillano, al contrario delle sfumature dei colori che quando ci sono ti prendono per mano e ti riportano indietro, indietro a guardare anche tutte le altre sfumature a cui prima non avevi dato importanza perché eri preso dalla storia, e insomma alla fine succede che ti viene voglia di rileggere subito il libro anche se lo stai ancora leggendo.
Gipi perplesso per quel fatto lì del pistolino
Gipi come tutti quelli che vivono fuori e dentro la carta ha degli amici e dei nemici. Gli amici sono quelli di sempre che hanno i soliti nomi da amici – Schizzo, Dorelli, Il nasuto, Metadonius, Alberto – che poi si perderanno per strada perché ogni tanto quando si cammina se non ci si da la mano ci si può perdere, e alla fine si resta coi nemici – il dottor Controluce, l’orso, l’uomo nel buio – quei Mostri che invece non ti abbandonano mai neanche quando stai male, perché è forse proprio quando stai male che hai più bisogno di loro, o perlomeno questo ci racconta Gipi: lui ci dice che in mezzo ai Mostri si trova bene, e secondo me se solo potesse con questo caldo ci andrebbe anche al mare.
E allora auguro davvero al buon Gipi di andare al mare in compagnia dei suoi Mostri, portandosi dietro però anche tutto l’amore che ci ha mostrato, insieme a matita e secchiello per disegnarsi almeno un costume con la sabbia, perché in questo libro si è denudato talmente tanto che ora gli si vede tutto il pistolino.
Una tavola disegnata male e finita peggio