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La vita difficile della mamma ragazzina di Loris

Creato il 10 dicembre 2014 da Tafanus

Confesso che "col senno di prima" ho avuto pochi dubbi sul coinvolgimento della madre nell'orrendo infanticidio di Loris. A parere di tutti - e anche mio - forse è il pià atroce fra gli innumerevoli episodi crudeli che hanno costellato la nostra vita. Fatta salva la dovuta presunzione d'innocenza, dovuta a chiunque per legge, e pur non avendo personalmente il minimo dubbio sul coinvolgimento della madre, devo confessare che questa donna, di cui ho letto ieri la storia di una adolescenza disgraziata, e di una gioventù mai goduta, sul ben informato quotidiano "La Sicilia", mi costringe mio malgrado a sentire un imbarazzante senso di umana pietas per questa giovane donna passata di colpo dalla fanciullezza alla vecchiaia.

Non vorrei essere frainteso. Le violenze subite da questa donna sono infinitamente più lievi della violenza definitiva subita da questo bambino. Cosa avrà pensato, quando è stato legato, e si è accorto di un laccio che si stringeva attorno al suo esile collo? E quando ha visto che era SUA madre a fare questo? Spero che abbia pensato che si trattasse di uno scherzo, o di una minaccia eccessiva. Ma ad un certo punto avrà capito? E tuttavia avverto un senso di pietas anche per questa donna, la cui vita è durata fino a 15 anni, quando tutte le tragedie del mondo le si sono riversate addosso, fino ad indurla in giovanissima età a due tentativi di suicidio.

Infine, questa allucinante freddezza nella pianificazione dell'uccisione di questo bambino. Se è stata lei, non ci sono scusanti. Se è stata lei, è stato l'ultimo passo, terrificante, verso la distruzione di tutto ciò che rappresentava quella parvenza di vita che ha vissuto. Tafanus

La vita difficile della mamma ragazzina di Loris (di Matteo Guidelli - La Sicilia) 

Veronica-panarello
SANTA CROCE CAMERINA - Il vero padre scoperto a 14 anni, un rapporto burrascoso con una madre che mette al mondo cinque figli con tre uomini diversi, la voglia di morire che spunta prepotente per ben due volte nella mente ancora adolescente, un figlio arrivato forse troppo presto, quando le ragazze della sua età vanno ancora a scuola e pensano solo a come divertirsi il giorno dopo: c’è stato molto dolore nella vita di Veronica Panarello. E se questa madre ragazzina, che 26 anni l’ha compiuti solo un mese fa, c’entra davvero qualcosa con la morte del piccolo Loris, forse qualche risposta bisognerà andarla a cercare nel suo passato.

 
Ma chi è davvero Veronica? La “mamma speciale” di cui parla il marito Davide, un papà con lo sguardo perso, schiacciato da un peso e da una storia più grandi lui. Oppure la “forestiera”, come con cattiveria tutta femminile alcune donne del paese la bollano prima ancora di sapere come andrà a finire. Una donna distrutta dal dolore, con quel volto da Madonna senza più speranza che tutta Italia ha visto quando l’hanno portata a vedere il luogo dove hanno trovato il suo bambino. O una persona “dissociata e labile” come la definisce uno di quelli che in questi giorni d’indagine si è spaccato la testa per cercare di capire che ruolo abbia avuto questa madre.
 
«Io non ho fatto niente di male, non ho nulla da nascondere. Sono innocente. Là fuori c’è chi ha ucciso mio figlio. Lo cercassero»” ha urlato Veronica come un disco rotto a chi questi giorni le è stato vicino. Eppure il grande fratello di Santa Caterina dice che il suo racconto fa acqua da tutte le parti. «È instabile» dicono, ha «problemi psicologici seri».
 
L’ipotesi di chi indaga è che abbia rimosso tutto. Succede, spiegano gli esperti; è già successo. Lei finora non è crollata, non ha ceduto di un millimetro. Piuttosto «rivoglio il mio bambino - è stata la sua richiesta pressante di questi giorni - voglio solo abbracciare il mio bambino, perché non me lo vogliono dare». Perché non è ancora finita. Perché mancano troppe risposte.
 
Veronica l’ha capito ancora adolescente, quante sorprese amare può riservarti la vita. Quanto diverse da quel che appaiono possono esser le persone, anche quelle che credi più vicine. Ed è forse per questo che, non ancora 14enne, tentò di togliersi la vita bevendo della candeggina. A Grammichele, dove era tornata dopo aver passato l’infanzia in Liguria per via del lavoro del padre, frequentava l’istituto artistico Albertini. «Era solare e bella» ricordava nei giorni scorsi una sua ex compagna di classe. «Ma questo non vuol dire niente - aggiungeva - poi le persone cambiano».
 
Già, si cambia. Ma non sempre sei tu a scegliere come e quando. A Veronica il cambiamento arriva in faccia come una raffica di vento gelata: l’uomo che per 14 anni ha considerato suo padre, in realtà non è il padre naturale. Che è invece un uomo con cui la madre ha avuto una relazione occasionale. È quest’ultima a rivelarglielo, durante una lite. Veronica cerca il padre naturale: ma quando lo trova lui non si rivela esattamente quel nido d’affetto che forse la ragazza sperava di trovare.
 
La famiglia però non si divide e arriva a Santa Croce Camerina. Vanno a vivere in campagna, in una casa che non è lontana dalla zona del Mulino Vecchio e a guardarlo oggi questo dettaglio sembra solo un macabro segno del destino. Ed è qui che a 15 anni, Veronica tenta nuovamente il suicidio. Dicono per una discussione avuta con quello che ha scoperto non essere il suo vero padre. Se ne va nella serra, sale su un secchio e con un filo di plastica tenta di impiccarsi. Ma il filo si rompe e lei si salva.
 
È in questo momento che nella sua vita appare Davide, quel ragazzino con le spalle un po’ curve e le orecchie grandi che oggi è il suo compagno e che fino a ieri l’ha difesa: «Non voglio che si infanghi il suo nome». Davide e Veronica, che nel frattempo si è trasferita con la famiglia a Modica, iniziano una storia come sono tutte quelle tra ragazzini, fatte di alti e bassi, grandi amori e furiose litigate. Le malelingue di paese dicono che è sempre lei, a perdersi, e lui che ogni volta se la va a riprendere. Il dato inoppugnabile è che a 17 anni Veronica rimane incinta. Loris nasce nel 2006, l’anno dei mondiali e del cielo azzurro sopra Berlino. Veronica e Davide smettono di essere ragazzini e diventano grandi, loro malgrado. I rapporti tra le due famiglie non sono semplicissimi. “Questa non è la famiglia del Mulino Bianco” ha detto giorni fa una zia, dando ai cronisti il titolo perfetto.
 
La ragazza è spesso sola: il suo compagno guida il camion e il camionista è un mestiere come quello del marinaio. Si sa quando si parte ma non quando si torna. E dopo Loris è arrivato anche il più piccolino che ora ha 3 anni e l’unica speranza è che non ricordi tutto questo. Sola era anche sabato scorso, quando è rimasta in casa con Loris per 36 minuti. «Non è vero, io a scuola ci sono andata». Le telecamere dicono che non è così. Se avesse ragione lei, Veronica avrà superato un’altra prova difficile. Ma se fosse il contrario, questa madre ragazzina ha la vita segnata in modo irreparabile.

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