La vita è improvvisazione.

Creato il 08 agosto 2012 da Gianlucaweast @gianlucaweast

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La vita è improvvisazione. E se qualcuno ti dice che no, che le cose le prepari, le progetti, le prevedi, le pianifichi: ciao, grazie, ci vediamo. Non vale la pena di cominciare una discussione. Tempo perso. La vita è improvvisazione. Ai corsi di sopravvivenza in ambienti ostili - che strapaghi, fra l'altro - ti spiegano che prima di spostarti in una zona non sicura devi assolutamente controllare di avere una macchina affidabile: olio, acqua, freni, ecc. Okay. Cosa fai, pero', se la scelta non ce l'hai? Se ti arriva un pick up con un motore che non fa rumore, no, ti parla, ti implora di lasciarlo spento questa mattina? Cosa fai, lo lasci spento? Resti dove sei, rinunci al tuo viaggio? Nein. E cosi' siamo partiti, il mio autista, la mia guida e io. Andata: tutto a posto. Ritorno: appena acceso, il motore non implora piu', non ne ha la forza: si congeda dalla sua luuuunga vita trascorsa a bruciare nafta e a muovere pistoni sulle strade della Siria. Addiiiiio mondo crudele. Non qui, ti prego, non qui, quando non siamo ancora usciti dalla cittadina che le truppe di Assad sadicamente si divertono a bombardare ogni giorno, nonostante siano rimaste poche centinaia di persone dentro le case, o forse proprio per questo. Fai l'uomo, motore, fammi vedere che hai le palle. Solitamente, anche il piu' sgangherato degli engines a questa sfida reagisce e per qualche chilometro tiene, questione di orgoglio, cose fra maschi. Questo, niente. L'autista scarica il barile sul fratello: quell'imbecille si è dimenticato di mettere l'acqua nel sistema di raffreddamento. Impossibile: senza acqua un motore fa al massimo un chilometro e brucia. Vuoi recriminare, a due passi dalla città bersaglio? Noooooo. Allora provi a gettare la stessa sfida all'autista: fai l'uomo e fai vedere che hai le palle. Ci prova, ma un pick up da solo non lo puo' spingere. Okay, lo abbiamo spinto insieme, anche con l'aiuto di alcuni ribelli. Quante volte? Direi una buona decina. Su e giu' per un tratto di strada deserto. Poi qualcuno è arrivato. Ci hanno trainati, miseramente. Trascinati. Nemmeno il cavo di rimorchio ha retto alla vergogna e si è spezzato tre volte. Fermi. Di nuovo. Tre ore e mezza. Poi trainati  di nuovo, da un camioncino. Oddio, un camioncino! Ma non ce l'avete un carro armato, voi dell'Esercito di liberazione? O un jippone, un 4 X 4 generosamente offerto dagli Stati Uniti o dal Qatar? Insomma, una di quelle cose che circolano nelle zone dove si fa la guerra? Al mio minuscolo quartier generale, ospitato in una casetta di contadini, sono tornato, infine, a bordo di un furgoncino Toyota, che in tempi di pace (che pero' erano anche tempi di dittatura) trasportava i lavoratori da e per Aleppo. Niente panzer, niente jippone. Ho imparato qualcosa: come  stanno facendo questa rivoluzione, questa guerra, questa follia, questa avventura urlata contro il sistema: con l'improvvisazione. A mani non dico nude, ma quasi. Questa mattina si è presentato un altro autista. Per strada ho rivisto quello di ieri. Ancora li', davanti al suo pick up abbandonato come un figlio ribelle sul ciglio della strada, il giorno prima. L'autista aveva l'aria di uno che glielo stesse dicendo davvero, al motore: alzati e cammina. Niente. In serata ho saputo che l'intervento di un meccanico - merce rara di questi tempi in questa zona della Siria - ha compiuto il miracolo. Il motore funziona, di nuovo. Pare che giri che è una meraviglia, ora. Garantito che domani mattina mi trovo l'autista davanti a casa. E garantito che sul suo pick up ci saliro' di nuovo. La vita è improvvisazione. Altrimenti che gusto c'è? 

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