- 127 Ore – 2010 - ♥♥♥♥ -
di
Danny Boyle
Il Cinema di Danny Boyle è stato fin dai suoi inizi caratterizzato dalla capacità di riuscire a esprimere visivamente una storia come se fosse una frenetica e adrenalinica situazione. Il montaggio serrato, le accelerazioni hanno contraddistinto ormai il suo stile di far cinema e anche questa volta riesce a darcene un ottimo esempio dando vita ad un film che molto ricorda sia il suo primo Trainspotting, che The Beach. La storia è tratta dalle vicende reali accadute al giovane Aaron Ralston nel 2003. Aaron è un giovane un pò egoista che non si cura molto del lato affettivo della vita ed è interamente dedicato a spingersi oltre i limiti con un vero atteggiamento di sfida sia verso se stesso che verso la natura. Ma sarà proprio quella stessa Natura a presentargli il conto inchiodandolo per 127 infinite ore ad una roccia millenaria che lui stesso accidentalmente sposterà. Il film inizia in maniera adrenalinica, delineando così i tratti del suo protagonista che con la musica a tutto volume e pochi viveri impavido si dirige verso un’ avventura tra i canyon dello Utah. Poi improvvisamente il film cambierà registro e il protagonista James Franco resterà, insieme alla natura che lo circonda, l’ unico protagonista. Lui, le sue allucinazioni e le sue visioni oniriche che gli faranno ripercorrere i suoi affetti. Frequente è quindi l’ utilizzo dei flashback come anche dei flashforward\premonizioni come a rappresentare la forza della nostra mente che in certe situazioni emotive non può fare a meno di creare tali immagini. 127 Ore è un film che nel suo montaggio frenetico racchiude al suo interno profondi significati che vanno dalla critica alle leggi americane sulla denuncia per scomparsa (sembrerebbero troppe le 48 ore necessarie prima di avviare le procedure di ricerca), al valore dei ricordi come vera linfa vitale del tessuto vitale ed emozionale umano. Aaron è un essere umano come tanti, inserito in un contesto societario sovraffollato (Boyle infatti non smette di ricordare allo spettatore questo contesto con alcune sequenze di folle di persone in movimento) nel quale però inevitabilmente si termina per essere terribilmente soli con noi stessi. Ed è questo stare con sè stessi che è argomento primario di gran parte del film di Boyle, concetto però che viene trattato con ironia e senza mai scadere in eccessivi sentimentalismi che avrebbero apportato in maniera del tutto errata toni eccessivamente drammatici a questa sua creazione cinematografica. Nonostante questo il regista britannico riesce a prender per mano il suo spettatore e condurlo nell’ interiorità del suo protagonista, nelle sue memorie, nelle sue speranze future e nella sua voglia di vivere che in fin dei conti resta la forza più potente che l’ uomo possiede. James Franco sa destreggiarsi ottimamente all’ interno di un personaggio costretto ad un cambio di registro recitativo che passa dal surreale al superficiale, dal drammatico all’ ironico. Da solo riesce a caratterizzare il suo personaggio, poichè anche per esigenze di script forse, il suo regista non approfondisce fino in fondo il tessuto familiare del suo protagonista, lasciando così al suo attore la libertà e la capacità di comunicare con le sue parole, a volte folli e a volte ironiche, quello che è il suo vissuto psicologico e caratteriale. 127 Ore è decisamente un film che finisce per possedere e intrappolare lo spettatore fino al tanto atteso finale che è accecante come il sole della vita, quando si esprime al suo massimo potenziale dentro di noi.
( Inchiodato a una roccia)
(Videocamere a confronto)