Due viaggiatori, un uomo maturo e una giovane donna, si incontrano in un non-luogo: un piccolo aeroporto, dove restano bloccati per una notte, in seguito alla cancellazione di un volo. Non si conoscono. All'inizio si studiano, probabilmente con un po' di reciproca diffidenza. Lui teme di essere paternalista, lei ingenua. Lui spiega, lei ascolta. Lei chiede, lui risponde. Poi, l'intimità forzata cambia i rapporti: i due scoprono di aver molto viaggiato, discutono di arrivi, partenze e bagagli. Continuano a studiarsi, e ragionano di talento, tenacia, tolleranza e tempismo. Parlano di atteggiamenti, comportamenti, inside. Dissertano su cosa sia la paura nella vita, su brevità e precisione, doti importanti nella società odierna, su quanto sia fondamentale avere dei punti di riferimento e valorizzare le cose semplici che solitamente sono quelle che ci danno più gioia.
Questi, ma non solo, i contenuti de La vita è un viaggio, piacevolissima pièce che, qualche giorno fa, ci siamo gustati al Teatro Puccini di Firenze. Lui è Beppe Severgnini, professionista cinquantenne, lei è Marta Isabella Rizi, attrice ventottenne. Lui è sarcastico, paternalista, un po' grillo parlante. Lei è esasperata da una vita fatta di compromessi, sempre senza soldi perché, pur lavorando (e tanto), non viene pagata, stanca dell'Italia e di un'Europa che non pensa ai suoi giovani. Si alternano consigli, sbuffi e racconti. "Gli uomini, passati i cinquant'anni, fanno sempre qualcosa di strano", racconta Severgnini. Sarà perché "a quell'età, ci si accorge del rischio ripetizione: un peccato veniale in alcune professioni, ma mortale in quelle attinenti alla comunicazione. Se i miei lettori mi avessero visto a Ballando con le stelle impegnato in una macarena con Belén avrebbero dovuto preoccuparsi".
Due degli ultimi libri di Severgnini, Italiani di domani (Rizzoli, 2012) e La vita è un viaggio (Rizzoli, 2014), "hanno molto a che vedere con l'importanza di mescolare generazioni e talenti". Mancava un testo teatrale. "L'ho riscritto dieci volte, ho letto molto, ho chiesto consigli. È stata anche una lezione di umiltà". "Questa generazione è quella con cui l'Italia o la va o la spacca". Descrive così la storia il giornalista, il cui tifo per i giovani si configura come "egoismo lungimirante. Mescolare età e talenti funziona. Come in quell'aeroporto".
La critica ha accolto bene questa rappresentazione che lascia il pubblico esterrefatto. Semplicità della scena, costumi senza fronzoli proprio come l'immagine dello scrittore. Per essere al suo debutto assoluto in teatro, bisogna riconoscere a Severgnini una recitazione molto naturale, degna dei migliori attori professionisti. Sul palco anche una terza viaggiatrice che riempie gli intervalli tra un dialogo e l'altro con della musica scritta appositamente per lo spettacolo: Elisabetta Spada, cantautrice dalla voce delicata che porta l'ascoltatore a riflettere su quanto appena detto dai due protagonisti.
Un successo "oltre ogni aspettativa. È piaciuto molto alle figlie e ai papà". Non è mancata una critica arrivata da un amico di Severgnini: "Mi ha detto: bello spettacolo ma non realistico. Sei stato una notte con una bella ragazza e non ci hai provato". Non è un caso: "In scena le ripeto che è bella. E le dico: hai una possibilità in più e una responsabilità extra". Una convinzione del giornalista, come quella che si possa imparare dai giovani: "È il tema numero uno. Gli adulti dovrebbero capire quando chiudere il sipario". Un elogio al viaggio come opportunità di conoscenza e crescita personale, a patto di coinvolgere tutti i cinque sensi: dunque, non solo guardare e scoprire nuove realtà, ma anche ascoltare gli idiomi degli altri, annusare i profumi delle città, e ognuna ha il suo peculiare odore, toccare ciò che ci circonda e assaporare i cibi più diversi. Viaggiando per il mondo si impara a viaggiare e nel viaggio, inteso come metafora di vita, si impara a crescere e ad affrancarsi da paure e incertezze. E allora quale può essere l'insegnamento di questo La vita è un viaggio? Una notte cambia molte cose, a tutte le età.
In conclusione, ci perdonerà Severgnini, del resto abbiamo letto e apprezzato diversi suoi libri e lo consideriamo una delle penne più argute e preparate del Corriere della Sera, ma il personaggio del suo spettacolo, che attendevamo con elevate aspettative, in realtà non ci ha del tutto convinto... Concordiamo, anche per conoscenza diretta e personale, sul fatto che i capelli metallizzati siano sinonimo di esperienza e saggezza, ma troviamo piuttosto irreale l'esistenza di qualcuno che abbia sempre fatto le scelte giuste, senza mai sbagliare un colpo; dubitiamo, inoltre, che la maturità non sia più foriera di dubbi e domande e, in caso lo fosse, che siano pronte in un cassetto le risposte precostituite. Piccole perplessità che, in ogni caso, non modificano il nostro giudizio positivo su pièce e performance degli interpreti.