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La vita è una ginnastica del desiderio

Creato il 12 settembre 2014 da Pinomario

Per indagare la natura del desiderio e la sua relazione con l ' esistenza umana, sarebbe pi ù utile, quindi, non pensare è proprio questa, la "lettura" che ci viene pi ù naturale, oggi, nell'era dello scambio, del , come di osservare e scrutare le stelle (come come essere umano il desiderio, prevalentemente, come un principio, o una energia, o un volere che spinge all'azione. Tuttavia, " de-siderare " ' primato del mercato, del possesso, del consumo. Occorrerebbe invece lasciarsi guidare da altre possibili immagini, emergenti dal seno del linguaggio stesso. Per esempio, da quella etimologia del termine " de-siderare", (lat.: "de" privativo, e "sideribus", da "sidera" =stelle), che non parla tanto di " smettere di guardare le stelle per agire", secondo la lettura di alcuni interpreti, ma piuttosto intende il è cos la condizione di chi si trova nell ì , si tratterebbe di vivere il nostro " con-siderare), scomparse in un cielo coperto o annebbiato. E allora il " desiderare" avrebbe il significato di accettare, nonostante tutto, di rimanere, intanto, mendicanti sotto quel cielo, nell' incertezza e nell' attesa che quel cielo notturno e quelle stelle, e questo tutto che ci circonda, si rivelino finalmente, a noi, come donatori di orientamento, di incontro, di sollievo e di senso. Se desiderare " Il desiderio " accettazione grata della nostra condizione di nostalgia, di attesa e di ricerca ininterrotta. ' esistenza umana. L ' individuo umano come " carattere essenziale dell " , proprio a partire dal suo " limite " fondamentale, dalla sua strutturale " mancanza " . Anche i singoli " desideri " emergono e acquistano significato nel contesto di questo " desiderio " di fondo, di questo " desiderare " che ci caratterizza e con il quale l ' assenza, il rischio dell abisso (la morte), il tenta di trasformare la mancanza, l

Forse il desiderare umano e la vita delll ' uomo non sono altro, in sostanza, che questo. Questo ò disporsi all'accoglienza di ci che, dall ' " " , dal cosmo, dai viventi e dagli altri umani, viene continuamente incontro alla nostra nostalgia, al nostro domandare spesso inespresso, e alla nostra attesa di essere, essere veramente.

E se " che ci " il desiderio", essenzialmente, non fosse altro che il godere della condizione desiderante? Il prendere coscienza e godere della condizione di " " costitutiva di ogni vivente, perch é essa è ci ò pro-ietta", ci " pro-getta", ci rende creativi e, per questo, " vivi"? Avete mai pensato a quale sarebbe la vita umana, senza questo stato di mancanza?

E vero che, oggi, nel nostro contesto culturale, nella societ à dello scambio generalizzato, dove ci siamo autoconvinti che È vero che ci siamo convinti di avere, sempre, tutto a disposizione. Ci siamo " ultima parola, tutto si possa avere o comprare, sembriamo aver perso l' originaria attitudine umana ad accettare la condizione di "mancanza".à programmati"a pensare il mondo, le persone, le cose, finanche Dio,sempre nella nostra disponibilit . Ma se, come ha scritto Luisa Muraro, fosse vero invece che, " il desiderio [i desideri quotidiani] ' l ha l ' ultima parola, perch é non dentro di s é " ? Se fosse vero che " la cosa importante non è il desiderio di qualcosa, ma il rapporto e la trasformazione di s é che si opera per via del desiderio " (Manuela Fraire) trasporta il suo oltre, come dice la sua stessa illimitatezza ?

Ebbene, se la vita non fosse altro che allenarsi a questo? A questa "apertura" illimitata e quasi assoluta? E se noi, umani - e i viventi tutti - non fossimo altro che questo?


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