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La vita facile

Creato il 27 giugno 2012 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia

L'ho visto e mi è piaciuto. L'ho rivisto e l'ho adorato. Sto parlando de “La vita facile”, un film con Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino e Vittoria Puccini: so che il cinema italiano negli ultimi anni ci ha proposto dei veri obrobri in pellicola, ma questo film, di italiano, ha solo gli attori. Perchè i dialoghi, il messaggio e il concetto che sta alla base di tutta la storia hanno una matrice internazionale, che accomuna tutte le popolazioni mondiali. Insomma, questo film mi ha davvero colpito perchè mi ha fatto riflettere su qualcosa che ultimamente ritrovo spesso nelle mie conversazioni, nei libri che leggo, nei sogni che faccio. “La vita facile” racconta, in poche parole, la storia di due amici, entrambi medici e entrambi innamorati della stessa donna (Puccini): uno (Favino) se l'è sposata e vive a Roma in un superattico, l'altro (Accorsi) si è trasferito in un piccolo villaggio dell'Africa centrale, operando come volontario per un'associazione umanitaria. Dopo alcuni anni i tre protagonisti si rincontrano e l'ambientazione esotica della Savana farà riaffiorare vecchie incomprensioni ma, soprattutto, farà emergere spontaneamente una domanda: chi è che ha scelto la via più semplice ed è felice? Favino che con i soldi si è comprato tutto, pure la reputazione? Accorsi, che è fuggito dai suoi problemi? O la Puccini, talmente debole di carattere che sceglie le proprie compagnie solo in base all'entità del portafoglio? Tutti credono che l'altro sia felice, nessuno lo è veramente. È da questo punto di partenza che , allora, si comincerà a riflettere su cos'è che determina la felicità di un uomo. Descritto così, magari, il film non vi dirà niente, ma ve lo consiglio vivamente. Perchè quando il film finisce lo spettatore non ha una reale risposta, bensì una domanda a cui deve rispondere personalmente. È proprio per questo che “La vita facile” mi è piaciuto moltissimo, perchè non ti offre un messaggio preconfezionato, ma ti da' la possibilità di riflettere, di interpretare e di risolvere con le proprie risorse un quesito così esistenziale: qual è la ricetta per essere felici? Esiste davvero una vita facile?
Sarà un caso, ma un paio di settimane fa ho finito di (ri)-leggereun libro che, alla fin fine, mi riportava a pensare al concetto di felicità. Non sono ancora certa del mio verdetto finale, ma credo che la felicità vera e assoluta, quella raccontata nei film, quella tanto ricercata dagli scrittori, non esista. Credo piuttosto nella serenità delle persone, quella sensazione di pace interiore che ti guida nelle tue giornate e ti fa sentire, nonostante tutti i problemi, a posto con te stesso.
Non mi reputo una cinica doc, ma penso che ognuno di noi tenderà sempre a desiderare qualcos altro, a non essere mai pienamente soddisfatto di ciò che ha. E tutto quello che si riesce a ottenere, quasi sempre, farà emergere come per magia un nuovo bisogno. Perchè a quanto pare c'è sempre qualcosa che non va e che non torna nel proprio bilancio esistenziale. Ecco quindi che ci si rende conto che forse abbiamo sempre avuto troppo, e non si riesce a gioire seriamente di ciò che si ha; perchè troppo spesso si danno per scontate molte cose, trascurando particolari non indifferenti. E non esiste nemmeno la Vita facile, c'è solo quella che si sceglie, con i suoi imprevisti, gli alti e i bassi.
Dunque, alla fine della fiera, non esiste la felicità assoluta e nemmeno una vita facile: c'è solo la vita fatta dalle proprie scelte; la cosa interessante è vedere se lo si fa serenamente, a prescindere dalle conseguenze.

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