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“La Vita Segreta delle Parole” di Pedro Almodovar: un film sull’incomunicabilità e sul dolore

Creato il 19 novembre 2015 da Alessiamocci

“perché quando ti hanno tradito le persone in cui più credi, non vuoi condannare; vuoi solo andartene, stare da sola, e non importa che cosa tu faccia, che cosa tu sia, tra la gente, nel lavoro… qualcosa dentro si è rotto, e scoprire che sotto ora c’è un mondo nuovo è l’impegno più grande, perché… perché vorresti abbandonare tutto e tutti, vuoi solo stare sola, e sai che lasciarsi amare ti fa sentire qualcosa che non potevi permetterti di essere, e poi ti scopri ad amare e percepisci che questa cosa strana ora esiste ed è libera.
Lasciarsi amare, questo è ciò che prego, la sera, il giorno, avere ancora la forza di crederci. Incontrare qualcuno che sappia sentire l’infinita delicatezza e forza che c’è in tutto ciò”.

“La vita segreta delle parole” è un film spagnolo del 2005 prodotto da Pedro Almodovar. La sceneggiatura e la regia sono di Isabel Coixet.

Hanna l’attrice Sarah Polley è una ragazza solitaria, sorda che passa la maggior parte del tempo con l’apparecchio acustico spento per isolarsi dal mondo. Non si capisce molto di lei, solo che porta un estremo dolore dentro, una sofferenza inconfessabile.

Con un’anima stagnata conduce da anni una vita monotona fra la propria casa e un lavoro in fabbrica, senza parlare con nessuno, senza prendersi un giorno di ferie. Dopo anni e anni di lavoro ininterrotto si vede costretta a rompere quella routine che si era cautamente costruita. Il datore di lavoro per non aizzare i sindacati e preoccupato da questa sua disturbante regolarità, le dà un mese di ferie obbligate. Così Hanna fa le valigie e con un pullman va in città.

Per caso in un bar ascolta una conversazione telefonica nella quale un uomo cerca disperatamente un’infermiera che resti e si prenda cura di un uomo, gravemente ustionato su tutto il corpo e temporaneamente cieco per via di un incidente avvenuto su una piattaforma petrolifera in via di smantellamento.

Hanna, che era stata un tempo infermiera, incapace di reggere tutto quel tempo libero, si propone per fare da infermiera al uomo ferito. Durante questo soggiorno ha l’occasione di incontrare e conoscere un campionario di persone strane e interessanti fra le quali proprio Josef, l’attore Tim Robbins, l’uomo che deve assistere e che vede problematica la sua degenza con Hanna, troppo introversa per il suo carattere esuberante.

Nonostante il loro modo differente di vivere il loro rapporto evolve piano piano e raggiunge l’apice dell’intimità nel momento della confessione notturna, un intenso e lungo resoconto crudele dove Hanna racconta a Josef i momenti più atroci di una giovinezza violata e logorata da un passato doloroso che si porta dolorosamente dietro. Hanna è originaria della Croazia e, durante la guerra della Jugoslavia è stata rapita, segregata e ripetutamente violentata. I segni indelebili delle torture sono ancora visibili sul corpo di questa donna autenticamente disperata, cullata da una voce off indefinibile, forse una gravidanza interrotta.  “È tutto qui? Ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi te? È tutto qui?!”

Un film sensibile e poetico, con contenuti molto forti e una stupenda interpretazione di Sarah Polley, Hanna. Il finale credo sia ovvio ma lecito, sicuramente un film da vedere con una buona metabolizzazione vista la storia molto forte e straziante.  Isabel Coixet si è rivelata oltre che una regista molto interessante anche una scrittrice molto reale e brava.

L’incomunicabilità e il dolore si trasformano. Riuscire a parlare con il cuore ed esser compresi, fidarsi del prossimo liberandosi dalla “paura” fin da prima unica amica indivisibile e carceriera, permette ad Hanna di rinascere perché rinascere si può, importante è non rimanere soli, mai.

Written by Amani Salama


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