La letteratura inglese del '900 è fondata anche - o forse soprattutto - sulla detective story: c'è un crimine, di solito in un'ambientazione squisitamente inglese, i personaggi sono deliziosamente british (of course!), con manie e caratteristiche che li rendono inconfondibili e, per questo, adorabili. Penso a Padre Brown di G.K. Chesterton, a Hercule Poirot di Agatha Christie e, ovviamente, a Sherlock Holmes.
Mentre leggevo "La vita segreta e la strana morte della signorina Milne" di Andrew Nicoll (Sonzogno) mi sono ritrovata in quella stessa atmosfera di attesa, il cervello iperattivo, impegnato costantemente nel ragionamento, alla ricerca di una soluzione deduttiva al crimine, ovviamente prima che l'autore lo svelasse.
Andrew Nicoll ha condotto una meticolosa indagine negli archivi della polizia e dei giornali dell'epoca, per riportare alla luce questo fatto di cronaca realmente accaduto nel 1912. Nella cittadina scozzese di Broughty Ferry, Jean Milne viene ritrovata morta nella sua casa, uccisa brutalmente e in avanzato stato di decomposizione. Il delitto sconvolge tutta la comunità che, in un impeto di buone intenzioni, collabora alle indagini.La signorina Milne non si è mai sposata e, da quando è morto il padre, vive da sola nella sua grande casa con un giardino sempre più abbandonato a se stesso. Non anziana, ma non più una giovane donna, Jean Milne vive in quella zona franca della vita in cui si può fare qualsiasi cosa, anche abbandonarsi a qualsiasi capriccio, senza pensarci due volte. E alla signorina Milne, a quanto dicono, piacciono gli uomini.
Il sergente John Frazer della polizia locale è la voce narrante che ci accompagnerà per tutto il libro, presentandoci i luoghi, i protagonisti, i dettagli dell'indagine. È attraverso i suoi occhi che noi vediamo le strade di Broughty Ferry, che parliamo con i testimoni, che guardiamo la stazza dell'ispettore Trench e pensiamo che non potrebbe che essere lui il poliziotto inviato da Glasgow per risolvere il difficile caso.
Sarà per lo humour britannico, sarà perché lo stile di Nicoll è elegante e misurato, senza sbavature né eccessi, ma a me ha ricordato le storie che ho citato in apertura.
Il personaggio dell'ispettore Trench ha le caratteristiche che potrebbero piazzarlo di diritto nella galleria dei poliziotti letterari con un'anima, così come il commissario capo Sempill possiede la tranquilla ottusità che un titolo altisonante regala a un uomo senza alcun talento. Il sergente Frazer, dal canto suo, ci fornisce tutti gli elementi affinché anche noi entriamo nella casa di Jean Milne, camminiamo nell'alba nebbiosa e fredda con pochi lampioni accesi così come avrebbe potuto fare l'assassino della rispettabile signorina.
Il libro mi ha accompagnato un po' dappertutto [foto dal mio profilo Instagram].
Vi confesso che quando leggo un giallo sono sempre tentata di scoprire il colpevole prima che me lo dica l'inchiostro nero su bianco sulla pagina. Mi impegno seriamente a mettere insieme gli elementi, faccio deduzioni, valuto gli alibi e le testimonianze e incastro i pezzi, per formare un quadro che sia logico e coerente. A volte mi riesce perfettamente, altre volte salto qualche inaspettato passaggio che poi l'autore mi regala come una piacevole sorpresa alla fine.Questa volta non ci sono riuscita. E mio marito può testimoniare che mi sono impegnata, eccome! È con lui, in effetti, che ogni volta ricostruisco la storia, anche perché, se è coerente per lui che in quel momento non sta leggendo il libro, vuol dire che il ragionamento funziona.
Con "La vita segreta e la strana morte della signorina Milne" sono arrivata a meno di 50 pagine dalla fine e ancora non avevo alcuna idea di chi potesse essere il colpevole. Quando ho iniziato a capire, era ormai troppo tardi: Nicoll mi stava già portando per mano nell'inaspettato finale, rovinandomi il solito gioco.
Andrew Nicoll, nella nota finale, sottolinea la veridicità del caso e, per questo, la costruzione della storia risulta ancora più geniale.
Leggete "La vita segreta e la strana morte della signorina Milne" se avete voglia di essere sorpresi. Perché la lettura, come la vita, può riservare sempre delle sorprese che ci lasciano senza fiato.