La vittima designata hriller italiano del primi anni '70 diretto dal Maurizio Lucidi, un bravo artigiano cinematografico dell'epoca forse più abile nel montaggio che nella regia. Quel che resta oggi è una pellicola interessante che, sebbene non proprio originale nella trama, se la cava abbastanza bene in suoi parecchi punti.
Ad elevare la pellicola, il cui ostacolo principale è un ritmo altalenante, allo status di interessante abbiamo: una bella location come Venezia; qualche riuscito movimento di macchina di Lucidi; una soundtrack firmata da Bacalov che definire ottima è riduttivo e infine le belle performance di Tomas Milian (in uno dei rari casi in cui usa la sua vera voce) e Pierre Clémenti. Con il primo preciso e misurato mentre il secondo, dall'aspetto molto ambiguo e decadente, eccessivo se non addirittura esagerato nella sua affettatezza.
La trama, seppur viene spacciata per originale, in realtà è molto simile (cioè è uguale) a quella de L'altro uomo di Hitchcock, il che rende la pellicola un remake apocrifo e io, non essendo titolari dei diritti, me ne frego altamente.
Una piccola rivalutazione se la merita, almeno per una questione filologica.
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