Il leader del partito Diritto e giustizia (Pis) Jarosław Kaczyński, al centro, e la candidata premier Beata Szydło (terza, a partire da destra) festeggiano i risultati delle elezioni legislative a Varsavia, in Polonia, il 25 ottobre 2015. (Bartek Sadowski, Bloomberg/Getty Images)
Secondo le ultime proiezioni, i conservatori nazionalisti ed euroscettici del partito Diritto e giustizia (Pis) di Jarosław Kaczyński hanno ottenuto poco meno del 38 per cento alle legislative polacche. Per il sistema elettorale con premio di maggioranza, questa percentuale dovrebbe tradursi in 232 seggi sul totale dei 460 del Sejm, la camera bassa: appena sufficiente perché la candidata premier del Pis, l’etnologa Beata Szydło, riesca a governare senza bisogno di alleanze.
Le ultime proiezioni degli istituti di statistica locali (basate sul 90 per cento dei seggi), attribuiscono alla formazione liberale della premier uscente Ewa Kopacz e dell’attuale presidente del Consiglio europeo Donald Tusk il 23,6 per cento dei voti e 137 seggi. Si tratta di una pesantissima sconfitta per chi ha guidato, in questi anni di crisi, l’unica economia dell’Unione europea che non è mai andata in recessione: la Polonia per quest’anno e il prossimo ha un tasso di crescita previsto del 3,5 per cento, e una disoccupazione sotto il 10 per cento.
Al terzo posto si è classificato a sorpresa il movimento del rocker Paweł Kukiz, anche lui di posizioni nazionaliste e populiste (42 seggi), seguito dal Nowoczesna (i moderni) dell’economista liberale Ryszard Petru (30 seggi) e infine dal partito dei contadini Psl, alleato con i liberali della premier Kopacz.
Sinistra esclusa. Se i dati venissero confermati, la sinistra polacca resterebbe fuori dal parlamento per la prima volta dal dopoguerra. Il partito socialdemocratico Partia Razem (Insieme) fondato quest’anno da Adrian Zandberg, si è infatti fermato al 3,9 per cento, ben al di sotto della soglia dell’8 per cento necessaria per entrare in parlamento. Anche l’alleanza Sinistra unita – che ha raccolto i membri dell’Alleanza dei democratici di sinistra (Sld) e alcuni gruppi più piccoli tra cui socialisti e verdi – non dovrebbe farcela ad entrare al Sejm, fermandosi al 6,6 per cento dei consensi.
L’affluenza alle urne è stata del 51,6 per cento degli aventi diritto. I risultati ufficiali saranno pubblicati domani. Nelle elezioni precedenti spesso exit poll e proiezioni si sono rivelati poco accurati, ma se la maggioranza assoluta in parlamento del Pis fosse confermata, comunque, gli equilibri regionali cambieranno con conseguenze inevitabili anche per l’Unione europea.
Lo spettro dei Kaczyński. La candidata premier Szydło ha usato toni moderati per tutta la campagna elettorale, come lo sono quelli del nuovo capo dello stato Andrzej Duda (che aveva vinto le presidenziali a maggio). Il vero leader del partito resta però Jarosław Kaczyński, gemello del defunto presidente Lech che morì in un incidente aereo a Smolensk, in Russia, nel 2010. Jarosław Kaczyński è stato primo ministro tra il 2006 e il 2007, e ha guidato l’opposizione durante gli otto anni del governo di Piattaforma civica. Dopo la pubblicazione dei primi exit poll, è stato Kaczyński a presentarsi ai microfoni per festeggiare, prima della stessa Szydło. “Signor presidente, missione compiuta”, ha dichiarato l’ex premier in ricordo del gemello scomparso.
Il modello Orbán. Dal punto di vista dell’Unione europea e dei futuri equilibri con la regione, preoccupa la prospettiva di un asse di Kaczyński con l’Ungheria di Viktor Orbán: uno degli slogan elettorali della destra di Diritto e giustizia è stato, infatti, “Portiamo Budapest a Varsavia”, con un esplicito riferimento alla crociata di Orbán contro le banche, visto che il Pis promette di introdurre nuovi sussidi per le famiglie con più figli e abbassare l’età pensionabile portata dai liberali a 67 anni.
Secondo gli analisti, gli elettori polacchi il 25 ottobre sono andati alle urne per bocciare un governo accusato di garantire il benessere a pochi e di dimenticare la maggior parte del paese, costringendo i giovani ad andare all’estero per trovare lavoro e le famiglie a fare bene i conti prima di pensare a un nuovo figlio.
Nuovi equilibri con la Russia e l’Ue. Sul fronte della politica estera, la vittoria della destra rischia di compromettere l’asse con la Germania sui grandi temi europei. La politica di accoglienza della cancelliera Angela Merkel è stata ampiamente criticata in campagna elettorale dal partito conservatore, che si oppone all’accoglienza di rifugiati nel paese ed è disposto a offrire aiuti finanziari ai paesi in cui si trovano i migranti. Il Pis punta anche a rafforzare la cooperazione regionale in seno al gruppo di Visegrad che riunisce Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia per opporsi alla linea dei grandi paesi dell’Unione europea.
Si annunciano anche tensioni con la Russia, accusata tra l’altro da Kaczyński di essere dietro il disastro aereo dell’aprile del 2010: nello schianto del Tupolev vicino a Smolensk morirono 96 persone, tra cui l’allora presidente Lech Kaczyński e politici e funzionari polacchi. I conservatori hanno sostenuto, tra l’altro, la necessità di aumentare la presenza militare statunitense sul territorio polacco e hanno annunciato di voler incrementare la spesa militare almeno fino al 2,5 per cento del pil.
Sui temi etici, Diritto e giustizia ha posizioni molto vicine alla chiesa cattolica polacca e punta a rendere quasi impossibile l’aborto e più difficile l’accesso alla fecondazione assistita, oltre a rafforzare il ruolo della catechesi nell’ambito del sistema scolastico.
Fonte: Internazionale