Alla fine degli anni '90 si comincia a parlare di new economy, la new age spopola e un nuovo secolo si avvicina con angosciante ottimismo. Un aspirante scrittore disoccupato si mette in cerca di uno stile che possa dire suo. A una festa notturna conosce un'appassionata di letteratura che lo introduce ai piaceri della carne e in seguito alla via dello spirito. E' convinto che la grande città sia il posto più adatto ad alimentare una vena creativa, ma finirà in un minuscolo paese tra le montagne più alte d'Europa, a badare a un gruppo di anziani apparentemente inermi. Nel momento preciso in cui l'Italia cerca di riscrivere il passato per guardare al futuro, lo scrittore incontrerà una donna che non doveva essere sua, troverà la propria voce in quella di un vecchio e una storia nella frattura che ha cambiato la vita di un villaggio di montagna e il corso dell'intero Novecento.
La Recensione
La voce del muto, romanzo autoprodotto, è la prova che sapere scrivere abbastanza bene e avere qualcosa da dire non bastano, ancora, a dare vita a un romanzo accattivante, di qualità.
La trama, che pure potrebbe apparire convincente nel suo intreccio di crescita personale, provincia italiana, critica sociale e racconto storico, viene penalizzata da una scrittura in fondo fiacca, anonima, sufficiente, da uno stile da affinare e una certa debolezza strutturale. Ma veniamo innanzitutto alla storia. Sul finire degli anni Novanta, tra new economy, new age e fin de siècle, l'anonimo protagonista, aspirante scrittore, si ritrova a vivere una transizione a più tappe: conosce l'amore, folgorante, abbandona tutte le sue convinzioni, si arma di uno zaino e si rifugia in uno sperduto paesino della più profonda e lontana provincia italiana, svolgendo l'obiezione di coscienza in un centro per anziani. Santopinoz, il paesino pittoresco i cui abitanti guardano con diffidenza qualunque novità e biascicano un dialetto incomprensibile, poco a poco rivela i suoi segreti, a partire dal racconto del Muto, un ex partigiano della seconda guerra mondiale, un sopravvissuto che si oppone con il suo feroce silenzio al racconto revisionista al quale il paesino ha scelto di credere. Quello del Muto è sicuramente il personaggio più riuscito, cardine indiscutibile di tutto il romanzo, contemporaneamente fulcro del conflitto interiore del protagonista - che nella scelta di dare voce al Muto, scrivendo quella verità negata e sopita finisce con lo smarrire e poi ritrovare se stesso - e della storia del paese, che si fa emblema della critica al revisionismo storico. Ma più ci si allontana da questo punto nodale, più inconsistente si fa la storia, i personaggi, il romanzo intero. Debolezza strutturale, si è detto: la prima parte, più "urbana", relativa al colpo di fulmine verso una donna che appare e poi scompare per molto, mal si accorda alla seconda parte, in una frattura spaziale (e temporale?) insanabile. I movimenti interiori del protagonista si fanno sempre più confusi, spingendosi in direzioni che tengono sempre più distante il lettore; impalpabile appare lo sfondo del romanzo, fatta eccezione per il racconto storico, più vividamente tratteggiato. E quando, nella parte finale, il romanzo si fa romanzo di se stesso, con il protagonista che scrive e pubblica il libro dallo stesso titolo, l'autoreferenzialità travolge ogni cosa, mentre la polemica contro certi vizi dell'editoria nostrana lascia il tempo che trova. Su tutto questo irrompe un finale scontato, eccessivamente idilliaco.
Non si possono tacere nemmeno le debolezze stilistiche: la scrittura è discreta, ma piatta, dalla punteggiatura minimale (non si deve essere necessariamente puntigliosi per avvertire come emblematica la totale assenza di un punto e virgola, ad esempio); la narrazione riposa su una costruzione del periodo essenzialmente paratattica, ma senza che questa emerga come una consapevole scelta personale. Manca infatti una cifra caratteristica dello stile, che va affinato soprattutto in cerca di una dimensione personale, manca un qualcosa che dia corpo e carattere al testo, che faccia emergere il romanzo dalla sensazione di un grigio anonimato - qualcosa, insomma, che in mancanza di una scrittura matura, con alle spalle una buona esperienza, non può che derivare da una buona opera di editing.
Giudizio:+3stelle+
Articolo di Tancredi
Dettagli del libro
- Titolo: La voce del muto
- Autore: Fabio Mazzoni
- Editore: Narcissus Self Publishing
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana:
- ISBN-13: 9788863699524
- Pagine: 234
- Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro